«Marmolada, nuova funivia inutile e insostenibile»
Su una sola cosa sono d’accordo, il portavoce di Mountain Wilderness Luigi Casanova e il gestore del rifugio Castiglioni Aurelio Soraruf: la funivia tra Pian dei Fiacchi e Sass Bianchet non ha senso. Su tutto il resto, le posizioni sono all’opposto.
Casanova condivide «all’80%» il Piano di interventi approvato in via preliminare dalla giunta provinciale per il rilancio della Marmolada; Soraruf non salva nulla e parla di «presa in giro».
Partiamo da Mountain Wilderness, che ha fatto parte del Comitato di coordinamento scaturito dall’Accordo di programma del 2002 e che quattro anni fa ha firmato con lo storico nemico, l’impiantista Mario Vascellari delle Funivie Marmolada srl, un accordo ancora oggi indigesto ai fassani sul futuro della montagna e del suo ghiacciaio.
Per Casanova è criticabile la previsione di un nuovo impianto tra Pian dei Fiacchi e Sass Bianchet che ha suscitato le critiche aspre di Beppe Detomas della Ual, non rientrate neppure dopo la difesa d’ufficio opposta da Ugo Rossi (l’Adige di mercoledì e giovedì): «A cosa serve andare a incidere su un territorio ambito dallo sci alpinismo? Lasciamolo in sospeso, quel secondo tronco ipotizzato dalla Provincia. Anche perché per fare tutto il resto, ossia per gettare le fondamenta del rilancio della Marmolada, serviranno dieci anni».
E le «fondamenta», per Casanova, sono tutte le altre azioni previste dal Piano preliminare approvato lunedì: la messa in sicurezza della strada che arriva a Passo Fedaia, la riqualificazione dell’area del passo con la messa in sicurezza della pista ciclabile, la costruzione di parcheggi meno invasivi, la riqualificazione dei rifugi e alberghi che finora sono rimasti fermi e la sostituzione della bidonvia tra Passo Fedaia e Pian dei Fiacchi con una seggiovia quadriposto, la sentieristica e i centri informativi. «Per fare tutto questo ci vorranno almeno dieci anni - considera l’esponente di MW -: solo alla fine, si potrà ragionare di ciò che eventualmente manca. Ma comunque non si potrà arrivare a Punta Rocca, perché nella sella dove arriva oggi la funivia di Vascellari non c’è posto, bisognerebbe sbancare, ossia smontare l’arrivo di importanti vie alpinistiche che hanno fatto la gloria della Regina delle Dolomiti, andando con le ruspe a 3.250 metri.E a quel punto Dolomiti Unesco non avrebbe più senso, avrebbe fallito la sua mission in tutti i sensi».
Totalmente differente il parere di Aurelio Soraruf, gestore del rifugio Castiglioni al Passo Fedaia. Per Soraruf il programma di interventi approvato in via preliminare rappresenta innanzi tutto uno schiaffo alla comunità fassana e al Comune di Canazei: «Dal 2006 il Comune ha elaborato un proprio piano, approvato sotto il sindaco Riz, poi confermato nella legislatura guidata da Mariano Cloch e ora anche dalla nuova amministrazione Parmesani. Un piano che tra l’altro tiene in seria considerazione i singoli rifugi (non come questo, che passa sopra al rifugio Pian dei Fiacconi, tagliandolo completamente fuori dal circuito) e che però non è stato neppure preso in considerazione tra le tante alternative valutate dalla Provincia».
Per Soraruf, a essere invece tenuti in considerazione, anche troppo, sono gli interessi veneti: «Anche l’altro ieri Ugo Rossi ha ripetuto che dobbiamo avere buoni rapporti di vicinato col Veneto. Ma possibile che questi buoni rapporti dobbiamo pagarli solo noi fassani? Il fatto è che Mario Vascellari ha urgenza che Trento gli dia il via libera per fare il nuovo impianto in territorio trentino, se no ci rimette: e i suoi interessi contano molto più dei nostri».
Ma perché non va bene arrivare fino a Sass Bianchet, d dove gli sciatori possono poi collegarsi coi due skiweg previsti alla punta e alle piste? «Quella funivia è costosa, troppo corta e non serve al turismo estivo. Insomma, non sta in piedi economicamente e nessuno investirà un euro per realizzarla. Invece gli investitori privati ci sono, ma per arrivare fino in cima,a 700-800 metri dalla Punta, dove la stazione di arrivo si potrebbe fare senza problemi».
E le esigenze di tutela del ghiacciaio? Soraruf ride amaramente: «Ma ci si rende conto che di questo passo, tra 20 anni, il ghiacciaio non esisterà più? E allora, cosa faremo?».
Per il rifugista, «la Provincia deve capire che quella di arrivare a Punta Rocca non è la richiesta di una parte politica, ma dell’intera rappresentanza valligiana. Ual e Associazione Fassa sono sulla stessa linea e bene ha fatto Detomas ha prendere una posizione così netta».