Predazzo, soldi spariti Contabile nei guai
Aveva in custodia i soldi del Comune. Anche quelli raccolti da una impiegata per i corsi di lingue organizzati dalla Biblioteca Comunale, che li aveva lasciati nel cassetto dell’ufficio. Ma il mattino dopo, i soldi erano spariti. Così la Corte dei conti ha condannato «l’agente contabile della riscossione del Comune di Predazzo» a risarcire il danno di tasca sua. Dovrà rifondere 700 euro.
Lo afferma il pronunciamento numero 4032 relativo all’esercizio 2012. Il contabile «era stato autorizzato al maneggio di denaro in relazione ai “corrispettivi corsi di lingue/incassi spettacoli/fotocopie”, e al conto n. 24949 reso per l’esercizio in questione era stato allegato un verbale di ricezione di denuncia di furto dell’importo di euro 700, relativo agli incassi di dieci quote di iscrizione al corso di informatica, sporto in data 29 marzo 2012 presso la Stazione dei Carabinieri di Predazzo».
Per il giudice, «rilevato non risultava allegata la documentazione pertinente agli incassi, e che non erano state rese, né erano rilevabili dal citato verbale di denuncia, le giustificazioni comprovanti l’adozione dei provvedimenti necessari per la conservazione del danaro o delle cose avute in consegna».
Quindi il relatore aveva richiesto al Comune, rispettivamente, la documentazione riguardante la riscossione delle quote di iscrizione ed adeguate giustificazioni sulla relativa sottrazione». Cosa che il Comune ha fatto.
Si evince che una impiegata «a conclusione della raccolta delle quote di iscrizione del corso di informatica del marzo 2012, aveva depositato l’incasso di 700 euro in una busta nel cassetto del bancone della biblioteca, dove si trovava anche l’incasso delle fotocopie, in attesa di versarne il contenuto in banca».
Per il contabile «Una prassi consolidata e nota. I cassetti tuttavia sono privi di serratura cosa che è stata sempre fatta notare seppur verbalmente all’amministrazione e nei consigli di biblioteca, fra le numerose altre carenze della stessa struttura che peraltro non dispone né di allarmi né di videosorveglianza».
Per la Corte dei Conti, però, si riteneva che l’agente contabile «non avesse adottato tutte le diligenze per la corretta custodia delle somme riscosse, conservate in un cassetto privo di serratura» e per questo ha deciso di condannarlo al pagamento della somma di euro 700.