Il progetto «Translagorai» «è un attacco alla montagna»
Il progetto Translagorai «è incomprensibile», a meno che non sottenda un ultimo attacco all'unico angolo intatto delle montagne trentine non ancora in mano agli impiantisti e all' «industria del turismo di massa». Lo pensano almeno 3.700 persone che hanno letto il documento di protesta (per ora su internet) e che si stanno organizzando per chiedere un referendum contro i lavori (c'è già anche il simbolo, tanti campanili della val di Fiemme uniti per salvare malga Lagorai). E lo afferma «Mountain Wilderness Italia» in un duro comunicato dell'ex presidente, Luigi Casanova.
«Mountain Wilderness» ricorda che già negli anni '80 il Wwf proponeva alla Provincia di istituire un parco provinciale nella catena del Lagorai, unica area ancora libera da un eccesso di antropizzazione e da infrastrutture invasive. «Le oltre 10.000 firme raccolte finirono in un cassetto. L'opposizione della Magnifica Comunità di Fiemme era risultata determinante».
Ora, si chiede Casanova, «cosa ha portato la Provincia a promuovere il lancio della Translagorai? Sembra che in Provincia una tale situazione libera da eccessi di antropizzazione sia stata vissuta per lungo tempo con sofferenza: prima dell'uscita di scena del potente assessore di Fiemme Mauro Gilmozzi anche il Lagorai andava omologato alla caotica offerta turistica del resto del Trentino».
Casanova ricorda il «no» al progetto «La Sportiva» per il Rolle, e ora il nuovo progetto: «L'attuale sentiero in quota della Translagorai fino a oggi vive una sua logica: da un passaggio all'altro poche volte si perde quota, i punti di appoggio sono ben distribuiti e ancora sobri. Non si sentiva alcun bisogno di lanciare un progetto costosissimo, 3 milioni e 600 mila euro, dei quali oltre 3 milioni destinati a ristrutturazioni (cemento), ben 400.000 a indefinite telecomunicazioni, 162.000 per il sentiero vero e proprio e 89.000 al progetto di marketing. Tutto risulta incomprensibile. Si interviene su un rifugio, in 6 malghe delle quali due verrebbero servite da ristorante. Nei casi più discutibili, invece di servirsi di bivacchi in alta quota, si impone all'escursionista perdite di dislivello di 400 ? 600 metri per poi recuperare quota il giorno dopo».
Il caso che più ha creato sconcerto riguarda malga Lagorai (quota 1870), nei pressi dell'omonimo lago. «Risulta incomprensibile ai frequentatori della montagna - dice Mountain Wilderness - perché si debba recuperare una malga abbandonata e trasformarla in ristorante con 40 posti a sedere e 20 posti letto. Nel progetto in questo caso, come nel caso di Malga Valsolero vicino al Manghen, situazione già congestionata da rumori e eccesso di antropizzazione, non si fa alcun riferimento alla gestione dei rifiuti, degli scarichi fognari, degli accessi. Con buona probabilità appena dopo la ristrutturazione, preso atto dell'insostenibilità dell'operazione, si apriranno nuove strade in quota per permettere accessi anche notturni motorizzati per cene, apericene e festini. Perfino la segnaletica dei sentieri Sat del Cermis risulta già sponsorizzata. Si indovini da chi? Ovviamente dalla società Cermis».
Per Casanova «Sulla Translagorai qualche intervento era necessario: in ogni caso senza far perdere quote agli escursionisti, senza riportarli in prossimità di aree antropizzate. Piccoli interventi sulla sentieristica, rifacimento di un solo bivacco, quello di Forcella Valsorda, forse 200.000 auro di spesa totale. Con un simile intervento si sarebbe rispettato l'ultimo santuario naturale del Trentino, una zona ZPS estesa che comprende ben 35 habitat tutelati da direttive europee».
Ma - dice il comunicato - basta guardare chi sono i sostenitori del progetto: dal Servizio aree protette della Provincia e quindi si comprende perché il tema sia stato evitato in Cabina di regia delle aree protette. Poi i comuni di Fiemme e in particolare la Magnifica Comunità. Senza dimenticare gli interventi in corso al Cermis: ampliamento delle piste da sci, la ferrata imposta al Castello di Bombasel, la discussione aperta sulla possibilità di un ponte tibetano sul lago Lagorai, le Cermis skyline. «Il quadro risulta completo, anche la catena del Lagorai si appresta ad entrare nel circo del turismo di massa del Trentino».