Ospedale di Cavalese, la complessa partita finanziaria di Mak e i dubbi del Nucleo di Valutazione
Se il progetto fosse della Provincia, tasso allo 0,70 tramite la Banca europea Bei. Ma se lo fa la ditta privata gli interessi vanno intorno al 4%: difficile sostenere il «leasing in costruendo»
CAVALESE. Un "gioco" di tassi e di rischi. Un "gioco" in cui al momento a perdere sarebbe la Provincia, ossia chi gestisce i soldi dei cittadini, e a vincere sarebbe solo il privato.Così, in extremis, si può riassumere uno dei principali motivi che hanno spinto il Nucleo di analisi e valutazione degli investimenti pubblici (Navip) ad esprimere un giudizio critico sulla proposta di progetto del nuovo ospedale presentata il 17 marzo scorso alla Provincia da Mak Costruzioni di Lavis in cordata con Siram e Dolomiti Energia, e con Banca Intesa come soggetto finanziatore.
Un ospedale da 110.000 metri cubi, di cui 30.000 interrati, eretto su una superficie di 30.000 metri quadrati individuata a Masi di Cavalese, in parte proprietà di privati e in parte della Magnifica Comunità di Fiemme: 94 i posti letto previsti, distribuiti su tre piani fuori terra, con parcheggi, area di atterraggio dell'elicottero e strade di accesso.
Come scritto dall'Adige, il Navip ha terminato a metà agosto (dopo un paio di rinvii rispetto alla prima scadenza fissata a metà giugno) l'istruttoria aperta sul progetto, dando un mese di tempo ai proponenti per "correggere" la proposta.
Che è parsa particolarmente complessa già in partenza, perché a differenza del progetto di project finance del "Not", dove c'era un unico soggetto referente per l'ente pubblico, qui ci sarebbero una pluralità di soggetti e di contratti: di finanziamento e leasing, di costruzione, di gestione.
Tanti operatori economici, a ognuno dei quali dovrebbe essere attribuita la corretta parte di responsabilità. Un puzzle complicato.
Oltre a ciò, se la Provincia realizzasse da sé il nuovo ospedale o la ristrutturazione di quello esistente, potrebbe ottenere dalla Banca europea degli investimenti (la Bei) il denaro necessario a un tasso fisso che in giugno era intorno allo 0,70%. L'operazione proposta dalla cordata si basa invece su un finanziamento a un tasso di molto superiore (si parla del 4%), rendendo quindi non conveniente la formula del "leasing in costruendo".
A meno che la cordata non si assuma molti più rischi di quelli che si è accollata presentando il progetto. Anzi, stando alle conclusioni del Navip trapelate nei giorni scorsi, "tutti" i rischi: solo questo potrebbe giustificare il via libera a Mak e soci, che quindi sono chiamati ora a diverse correzioni di rotta.
Impresa ritenuta difficile ma non del tutto impossibile, se il Navip ha concesso un mese di tempo ai proponenti, durante il quale potrebbero fare varie cose: rivedere il progetto, i tassi, i rischi da assumersi, la struttura dell'operazione.
Fin qui, il lato finanziario. Ma l'altro aspetto critico importante, rilevato durante la valutazione, è quello del consumo del suolo, che la Provincia di Trento - con la Legge sul territorio del 2015 - ha invece deciso di preservare il più possibile. Va ricordato infatti che, esistendo già un ospedale che può essere ristrutturato e mandando avanti il progetto preliminare che era già stato approvato, di "suolo" non se ne consumerebbe. Ma anche ammettendo che ragioni di "pubblica utilità" possano superare le riserve e i vincoli posti dal Pup sui terreni di Masi, considerati per lo più come "aree agricole di pregio", c'è da tenere presente che gli stessi non sono nella disponibilità della Mak. E che proprio questa disponibilità costituisce uno dei presupposti per dare il placet al progetto.
E il motivo è ovvio: ci si può vincolare a un privato, nella realizzazione di un'opera pubblica, se i terreni non sono disponibili? Quanto tempo ci vorrebbe, per acquistarli o espropriarli e quindi veder realizzato l'ospedale?Infine, i fondi sono posti nelle vicinanze dell'Avisio e di alcuni suoi affluenti, contraddistinti nella Carta di sintesi della pericolosità approvata nel 2020 come aree "a penalità elevata" (di colore rosa), mentre i terreni del Vivaio forestale - di proprietà della Magnifica Comunità - ricadono in aree a "penalità media" (di colore azzurro). Ma su questo aspetto specifico, per quanto è dato sapere, il Navip non avrebbe espresso rilievi.