Salute / Affari

Nuovo ospedale di Cavalese, la vicenda dalla A alla Z (e le domande a Fugatti che da due settimane non risponde)

Una storia opaca e piena di interrogativi, a cominciare dalle «misteriose» dimissioni dello scario Boninsegna, fino ai progetti «segreti» della Mak che giravano già sedici mesi prima della proposta

SILENZIO Le nostre otto domande a Fugatti (che non risponde)

di Andrea Tomasi

CAVALESE. Portiamo a nuova vita l’ospedale di Cavalese, anzi no. Era l’agosto 2017 quando lo studio di architetti guidato da Roberto Ravegnani Morosini vinse il concorso di progettazione bandito a dicembre 2015 dalla Provincia di Trento. Obiettivo: il rilancio dell’ospedale esistente. In pochi anni lo scenario è cambiato. La scorsa primavera è spuntato il progetto di «Città della Salute» da realizzare a Masi, proposta dalla cordata di imprese guidata dalla Mak Costruzioni: operazione più che legittima sul piano del mercato ma che, se guardiamo alla controparte pubblica, fa sorgere interrogativi su alcune mosse degli enti (Provincia, Comunità di Valle e Comune). È una storia di dimissioni (alcune date, alcune annunciate), di progetti, di email inviate, di dati di interesse pubblico tenuti nascosti. Martedì prossimo, su richiesta delle forze di minoranza, il consiglio provinciale affronterà il nodo ospedale e trasparenza. I cittadini attendono le risposte a tante domande sul futuro della sanità pubblica che tutti paghiamo. Qui sotto raccontiamo la storia..

A metà ottobre del 2020 la Magnifica Comunità di Fiemme si trova senza scario. Giacomo Boninsegna presenta le dimissioni dall'incarico, dopo sei anni ai vertici dell'ente storico della valle. Si tratta di un lungo percorso, iniziato quando eravamo nel pieno della pandemia. Finito il lockdown, lo scario era stato contattato dallo Studio Tecnico Mak Costruzioni Srl, per verificare, a titolo personale, la disponibilità dei proprietari a cedere i terreni limitrofi al vivaio della Magnifica.

«Ho esitato a lungo - dice Boninsegna - poi ho dichiarato la mia disponibilità con il solo obiettivo di trovare una soluzione per l'ospedale, tenuto conto dell'aggravarsi della situazione sanitaria nelle valli dell'Avisio, a seguito del Covid». Viene travolto dalle polemiche e se ne va. Si sta muovendo qualcosa in Val di Fiemme. Si parla del nuovo ospedale, di un possibile progetto alternativo a quello di ristrutturazione, con imprenditori che, legittimamente, si interessano alla fattibilità. Poi, piano piano, cala il silenzio.

Il progetto per Masi.

CInque mesi dopo, mercoledì 17 marzo, la nebbia si dirada: in Provincia viene depositato un plico contenente una proposta di costruzione e gestione in “project financing” del presidio sanitario per le valli di Fiemme, Fassa e Cembra. Si tratta di una proposta di partenariato pubblico privato. In pratica una o più imprese possono presentare una proposta che l’ente pubblico può considerare come possibile soluzione.

L’Associazione temporanea di imprese (Ati) è composta da Mak Costruzioni, Siram spa (servizi tecnologici) e Dolomiti Energia Solutions srl, a cui si deve sommare il colosso finanziatore (Banca Intesa). Si parla di un disegno da 120 milioni di euro: 60 per la fase di costruzione e altri 60 per quella di gestione.

Le dimensioni e il rincaro.

Parliamo di un ospedale da 110.000 metri cubi, di cui 30.000 interrati, su una superficie di 30.000 metri quadrati nell'area di Masi di Cavalese. È questo, in numeri, il progetto alternativo di polo sanitario proposto alla Provincia. È "l'altra via", che si contrappone a quella della ristrutturazione dell'attuale nosocomio (nella foto la simulazione al computer del progetto di recupero, da 47 milioni). I numeri però sono destinati a variare perché, dopo qualche mese, il Nucleo di analisi chiamato a stabilire se c’è interesse pubblico (Navip), dà una serie di prescrizioni e, in pratica, all’Ati chiede, fra le altre cose (500 le prescrizioni), di ampliare la cosiddetta «Città della Salute». Insomma il Noc (Nuovo ospedale Cavalese), se sarà, sarà più grande.

I metri quadri di superficie aggiuntivi sono circa 2000, mentre il volume extra si traduce in 6000 metri cubi. Ora si parla quindi di 116.000 metri cubi, su una superficie complessiva di 32.000 metri quadrati (comprensiva dell’area di atterraggio dell’elicottero). Realisticamente aumenterà anche il numero dei letti (nel disegno originario si parlava di 94 letti). L’Ati si adegua e l’8 ottobre deposita la controproposta al Navip, rispondendo a tutte le prescrizioni. Stando alle proiezioni un nuovo polo della sanità (considerato l’aumento dei volumi e anche il pacchetto arredo a carico Ati) costerebbe da 132 a 138 milioni di euro.

La composizione del Navip.

Il Nucleo di analisi e valutazione degli investimenti pubblici (in breve Navip) svolge funzioni di supporto istruttorio alla giunta provinciale in materia di realizzazione di opere e servizi pubblici attraverso gli strumenti di partenariato pubblico – privato. Il Navip è composto da Paolo Nicoletti (direttore generale della Provincia), Roberto Andreatta (dirigente generale del Dipartimento territorio e trasporti, ambiente), Sergio Bettotti (dirigente generale del Dipartimento Artigianato, Commercio e Turismo), Raffaele De Col (dirigente generale del Dipartimento protezione civile), Stefano De Vigili (dirigente generale dell’Unità di missione strategica gestioni patrimoniali e motorizzazione); Luciano Martorano (dirigente generale del Dipartimento infrastrutture), Laura Pedron (dirigente generale del Dipartimento sviluppo economico, ricerca e lavoro), l’avvocato Antonio Tita (dirigente generale dell’Agenzia Provinciale per gli Appalti e i Contratti - Apac), Luisa Tretter (dirigente generale del Dipartimento Affari finanziari), Leonardo Caronna (dirigente del Servizio Regolazione e Innovazione in materia di contratti pubblici), Lorenzo Bertoli (direttore generale di Cassa del Trentino Spa) e Alberto Brandolini (dirigente Area progetti e partecipate di Cassa del Trentino Spa quale esperto in materia di partenariato pubblico-privato).

La lettera dell’Azienda sanitaria.

In una lettera datata luglio 2021 l’Azienda provinciale per i servizi sanitari scrive al Navip dicendo, in sostanza, che a livello tecnico l’operazione di recupero dell’ospedale esistente non sarebbe l’ideale per logistica e tempi di attesa (almeno 5 anni). «L’ipotesi della costruzione di un nuovo ospedale - scrive - (...) risulta certamente meno impattante sulla continuità della funzione nosocomiale; infine, si ritiene utile e necessario segnalare che - qualora venga realizzata una nuova struttura - l’immobile attuale non sarebbe più di interesse per finalità sanitarie e pertanto andrebbe collocato nel patrimonio disponibile della Provincia autonoma di Trento». Il messaggio, sul piano tecnico, ha un peso non indifferente e viene letto come un segno del nuovo orientamento edilizio-sanitario.

Lo scenario e gli equilibri.

Se la Provincia realizzasse da sé il nuovo ospedale o la ristrutturazione di quello esistente, potrebbe ottenere dalla Banca europea degli investimenti (la Bei) il denaro necessario ad un tasso fisso che in giugno era intorno allo 0,70%. L’operazione proposta dalla cordata si basa invece su un finanziamento a un tasso di molto superiore (si parla del 4%), rendendo quindi non conveniente la formula del “leasing in costruendo”. A meno che la cordata non si assuma molti più rischi di quelli che si è accollata presentando il progetto. A volere la ristrutturazione è il sindaco di Cavalese Sergio Finato e la sua giunta. Gli altri sindaci sono tiepidi o freddi perché a tanti piacerebbe l’ipotesi del mega ospedale a Masi o, in alternativa, a Predazzo.

L’email e le planimetrie.

In settembre il sindaco di Cavalese Finato trova nella posta ricevuta nell’account email ereditato dal suo predecessore Silvano Welponer un messaggio con allegate planimetrie di un progetto per uno nuovo ospedale da realizzare nella piana di Masi.

A inviare a Welponer tutto il materiale, il 15 maggio 2020, è stato il commissario della Comunità di Valle Giovanni Zanon, che all’epoca dell’ente era presidente.

In pratica, considerando la data di deposito della proposta Mak, per circa un anno quelle informazioni sono state tenute nascosti all’opinione pubblica. Mentre per mesi sulla stampa si parlava di ospedale un giorno sì e uno no, di quel possibile piano alternativo, con numeri e disegni, si parlava solo privatamente. Non se ne è discusso pubblicamente né in Comunità di Valle né in consiglio comunale né in consiglio provinciale. Tutto chiuso nei cassetti. Quali cassetti non si sa: di sicuro quelli di Zanon e Welponer, anche se Zanon tira in ballo anche il presidente della Provincia Maurizio Fugatti.

Finato dà comunicazione del cartegggio al Navip e il consigliere provinciale di Onda Civica Filippo Degasperi, che da sempre parla di politica sanitaria opaca, presenta una nuova interrogazione. Interpellato sull’argomento, Zanon - che prima annuncia dimissioni, salvo poi non presentarle - dichiara: «A inizio 2020 il presidente Fugatti ci aveva parlato di una ipotesi alternativa alla ristrutturazione. Erano cose che tutti sapevano». In un messaggio inviato ai sindaci di Fiemme spiega che il materiale gli era stato inviato dall’ingegner Franco Detassis, che operava quale consulente «per un gruppo finanziario del quale non conoscevo il nome (appreso successivamente)». Giovanni Zanon aggiunge che il governatore gli aveva espressamente chiesto di tenere la cosa riservata: «So bene di essere una persona onesta, ma “rimasta sotto” un metodo di operare profondamente sbagliato. Ribadisco di non aver agito scorrettamente ma solo perché su questa iniziativa era stata chiesta riservatezza, perché espressamente richiesto dal Presidente della Provincia. Davvero penso come sia opportuno da parte mia tirarmi da parte».

Sull’argomento, nei giorni scorsi, è stato impossibile avere un commento, da parte del governatore del Trentino Fugatti e da parte dell’ex sindaco di Cavalese Welponer. Fugatti non risponde da una settimana alle nostre otto domande sulla vicenda.

Le nostre otto domande a Fugatti (che non risponde)

Cavalese Maurizio Fugatti Giovanni Zanon e Segnana Nuovo ospedale di Cavalese, le nostre otto domande a Fugatti (che non ci risponde)

Dimissioni di Zanon, progetti già noti da sedici mesi ma «silenziati», l’affare Mak e anche le «misteriose» dimissioni dello scario Boninsegna di un anno fa: tutto quello che ci piacerebbe sapere

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