Ospedale di Cavalese, la proposta di Friol: «C’è il progetto Keller, con l’ampliamento dell’attuale. Perché non viene valutato?»
L’ex dirigente della Federazione Sport Ghiaccio, e della Funivia della Paganella: «Del nuovo ospedale nessuno sa niente, costerebbe moltissimo e non sarà pronto per le Olimpiadi. Allora io sono d’accordo con il sindaco Finato»
VALLE DI FIEMME. Era stato invitato a Cembra, come ex presidente provinciale ed ex consigliere nazionale della Federazione Italiana Sport Ghiaccio, per seguire l'impresa olimpica di Amos Mosaner e Stefania Constantini, straordinari vincitori martedì scorso della medaglia d'oro nel doppio misto di curling, ma poi ha preferito rimanere a Tesero, dove vive, e seguire la finale in televisione.
Comprensibile alla fine la sua soddisfazione per la vittoria dei due azzurri «che - dice - hanno regalato anche a me una gioia incredibile».
Lui è Paolo Friol, originario di Zambana, uno dei personaggi che si sono maggiormente distinti negli ultimi 50 anni nella storia amministrata e sportiva di Cavalese e della valle di Fiemme, dove è arrivato esattamente il 23 febbraio 1972, come delegato dalla Provincia di Trento presso l'Ufficio Comprensoriale per la tutela del paesaggio.
«Sono un cittadino immigrato di Fiemme» afferma sorridendo, ricordando anche il suo incarico di assessore comunale di Cavalese per sette anni, dal 1984 al 1991, con l'allora sindaco Giorgio Fontana, oltre che di dirigente dell'H.C. Fiemme, mentre in precedenza era stato assessore presso il Comprensorio di Trento, consigliere comunale a Zambana e presidente della indimenticata Funivia Direttissima Paganella. Ma in questo momento, la sua attenzione è rivolta al problema che ormai da tempo interessa e coinvolge l'intera popolazione valligiana e che riguarda il futuro dell'ospedale di Cavalese, costruito nel 1954 per iniziativa della Magnifica Comunità di Fiemme.
Un tema, questo, che lo ha visto in primo piano fin da quando, negli anni Ottanta del secolo scorso, l'ospedale rischiava la chiusura in seguito ad un provvedimento del Ministero che imponeva la chiusura dei nosocomi con meno di 120 posti letto. «Per fortuna - sottolinea - non è andata così, dopo la sollevazione popolare e le manifestazioni di protesta programmate a Trento».
Ma il tema è balzato in primo piano oggi, in seguito all'ampio dibattito, e alle polemiche che hanno accompagnato le future prospettive di rilancio della struttura sanitaria. L'interrogativo riguarda le due attuali opzioni: la ristrutturazione - ampliamento dell'edificio esistente oppure la realizzazione di un nuovo ospedale lungo la fondovalle, nella piana di Masi.
«Vorrei comunque ricordare - sottolinea - il progetto predisposto a suo tempo dallo studio dell'architetto Carlo Keller di Trento: prevedeva tre lotti, il secondo dei quali riguardante l'ampliamento dell'ospedale sull'area occupata attualmente dal parcheggio verso valle, con una serie di attrezzature e di servizi di fondamentale importanza. Poi il progetto è stato bloccato da chi, anche in Fiemme, optava per una nuova struttura, con l'abbattimento a stralci ed il rifacimento di quella esistente. Una scelta che a suo tempo io avevo definito, anche in una lettera pubblicata da l'Adige, con la ben nota frase di Fantozzi, riferita alla corazzata Potëmkin.
In questo senso è stato fatto un concorso, ma il risultato è stato al centro di un contenzioso che ha nuovamente bloccato ogni prospettiva. Poi, come sappiamo, la giunta provinciale ha approvato un nuovo progetto per una spesa di 36 milioni di euro, dimenticando peraltro 12 milioni di somme a disposizione e di conseguenza determinando nuovamente il blocco della procedura.
E siamo arrivati al dibattito degli ultimi tempi, riacceso in seguito al preliminare di compravendita proposto dalla Mak Costruzioni di Lavis sul terreno di Masi ed alla ben nota vicenda che ha interessato anche la Magnifica Comunità».
Ma qual è oggi il suo pensiero di fronte alla decisione da prendere? «Recentemente l'assessora provinciale Stefania Segnana, riferendosi al progetto nel fondovalle, ha parlato di una futura "Cittadella della salute". Potrei anche essere d'accordo, ma questo, se mai, è un progetto del futuro. Per esempio, perché non pensare ad un ospedale con annessa una facoltà universitaria di medicina ed una foresteria aperta a medici e studenti, in grado di garantire il personale di domani? Qualcuno probabilmente può pensare ad una pazzia, ma l'importante è volerlo e in ogni caso deve intervenire la Provincia e si deve optare per un servizio pubblico non per una struttura in mano ai privati.
Intanto comunque bisogna pensare all'oggi e io sarei propenso a riprendere il progetto Keller, pur adattandolo alle esigenze attuali. Il costo sarebbe molto inferiore ai 160 milioni di cui si parla e di questa possibilità avevo già parlato personalmente a suo tempo con Bordon (Paolo Bordon, direttore generale dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari prima di Antonio Ferro, ndr), Maurizio Fugatti ed altri assessori provinciali. Ma la proposta non è stata accolta, anche se sarebbe a mio avviso una terza soluzione da non sottovalutare».
E intanto, le Olimpiadi del 2026 sono alle porte. «Sono convinto che un nuovo ospedale per allora purtroppo non ci sarà. Anche il Navip (Nucleo analisi e valutazione degli interventi pubblici), dopo aver esaminato il caso, sembra aver chiesto tempo, ma il tempo passa e la decisione spetta alla giunta provinciale, che peraltro non si è ancora espressa e che pare orientata alla soluzione proposta dalla Mak. Oltre tutto, la popolazione non è stata ancora interpellata, mentre si continua a dire che l'ultima parola spetta ai cittadini. Intanto le proposte della Mak sono state viste solamente da Fugatti, Giovanni Zanon, commissario della Comunità di Valle, qualche sindaco (stando alle notizie ufficiali solo l'ex sindaco Silvano Welponer, peraltro in una versione solamente abbozzata, ndr) e qualche consigliere provinciale. Per il resto nessuno sa niente. E non sarebbe onesto né corretto interpellare la gente a cose fatte. Personalmente sono d'accordo con il sindaco di Cavalese Sergio Finato, per la coerenza della posizione che ha subito sposato e che riguarda la ristrutturazione dell'esistente. Ma intanto si perde tempo, mentre il progetto Keller, a mio avviso, si potrebbe realizzare in tre anni».
Diretto e determinato come è nel suo carattere. Ma rimarrà una voce nel deserto?