Medici dalla Calabria pagati 850 euro al giorno, pur di tenere aperto il punto nascite di Cavalese? "E' giusto"
All’ospedale di Fiemme un parto ogni 4 giorni e mezzo, ma da Lamezia Terme volano qui i ginecologi «gettonisti». La Provincia difende la scelta: «Necessario». E per l’assessore Segnana «non è una cifra esagerata»
TRENTO. Sì, è tutto vero: pur di tenere aperti i punti nascita nei piccoli ospedali di valle (dove i bandi di concorso vanno deserti e nessun medico vuole trasferirsi), la Provincia tramite l’Azienda Sanitaria pagano «gettonisti» (cioé professionisti pagati a prestazione), anche dalla Calabria. Un conto fino a 850 euro a turno, come sollevato dall’interrogazione di Filippo Degasperi di Onda Civica in Provincia. In totale, quasi mezzo milione di euro.
Il fatto è che giunta provinciale ed Azienda sanitaria non intendono mollare sui punti nascita periferici, in particolare quello di Cavalese, e li difendono a spada tratta.
«Confermiamo la nostra attenzione agli ospedali di valle e sosteniamo la necessità di garantire servizi efficienti nei territori più lontani dai grandi centri, come la val di Fiemme dove nella scorsa legislatura era stato chiuso il punto nascita», viene scritto in una nota a commento dell'articolo (l'Adige di ieri) nel quale si spiegava come fossero stati assunti a gettone alcuni medici, in parte provenienti dal sud Italia, per coprire i turni nell'ospedale di Cavalese nel reparto di ostetricia e ginecologia, con una spesa di 440 mila euro.
La Provincia, confermando quindi l'arrivo di medici dalla Calabria a Cavalese per coprire le carenze, risponde anche all'interrogazione del consigliere Filippo Degasperi, che aveva chiesto conto delle spese di viaggio di un ginecologo proveniente da Lamezia Terme e dell'ammontare del compenso per questi professionisti, denunciando una spesa di 1.500 euro per una giornata di lavoro.
«La carenza cronica di medici specializzati richiede necessariamente l'intervento dei gettonisti, al fine di garantire una copertura completa dei turni. I compensi massimi sono di 855 euro lordi per un turno di 12 ore: si tratta di un importo onnicomprensivo e l'Apss non sostiene ulteriori spese di trasferta come viaggio, vitto o alloggio».
Insomma, un libero professionista che per una settimana si reca in val di Fiemme per lavorare coprendo i turni scoperti porta a casa circa 6.000 euro.
L'assessora alla salute Stefania Segnana precisa che la cifra non è esagerata: «L'elemento economico è un fattore significativo, ma non l'unico capace di attrarre verso il nostro sistema. Sostenere che paghiamo troppo garantendo in più altri benefit è davvero fuori luogo per non dire pretestuoso».
tema economico anche il consigliere della Lega Gianluca Cavada è voluto intervenire: «Tutto ciò ha un costo, ma è essenziale per il benessere del territorio e come valligiano non capisco la polemica del Consigliere Degasperi».
Il gioco continua a valere la candela, quindi: la Provincia nel proprio comunicato stampa svela ufficialmente il numero di nati nel corso del mese di marzo, dopo le tante richieste rimaste senza risposta. Dall'1 al 31 marzo «si sono registrati 7 parti. E nel mese di aprile è previsto un aumento, visto che nella prima metà del mese sono venuti alla luce già 6 bambini».
Quindi non un parto ogni sette giorni, ma un parto ogni 4,5 giorni nel corso di marzo, mese della riapertura dopo lo stop a causa del Covid, durante il quale le donne della val di Fiemme si sono recate nei punti nascita di Trento o di Bolzano.
Sempre nella nota, l'assessora Segnana spiega le regole per l'ottenimento della deroga sui punti nascita: «secondo le linee guida concordate nel 2010 tra Stato e Regioni, negli ospedali con nascite inferiori alle 500 unità (come nel caso dell'ospedale di alta montagna di Cavalese) è necessario garantire turni di guardia attiva 24 ore al giorno, disponendo con ciò di un adeguato numero di medici. Per questo motivo i gettonisti rappresentano una risorsa fondamentale per questo servizio, posto che i professionisti in questione si occupano anche dell'espletamento delle attività ambulatoriali e consultoriali».
I dati dicono che l'ospedale di Cavalese è lontanissimo dalle 500 unità: nel 2019 i nati furono 166, nel 2020 furono 143 (ma a causa del Covid restò aperto 8 mesi su 12) e nel 2021 furono 112 (ma per la pandemia rimase aperto 7 mesi su 12). Ma, come tutti ricorderanno, il caso del punto nascita di Cavalese è sempre stato una questione politica e non statistica o prettamente sanitaria. E la politica conferma che nonostante numeri e spese, in un contesto di difficoltà nel reperire il personale, si va avanti: la giunta provinciale non compie alcun passo indietro continuando a difendere l'apertura delle strutture periferiche.