Caderzone-Strembo, transazione tra Provincia a costruttori
Una transazione per evitare una lunga vertenza giudiziaria dagli esiti imprevedibili.
Il dissesto della scorsa estate del ponte della variante Caderzone-Strembo non ha un colpevole ma tra Giunta provinciale e i costruttori è stato siglato un documento nel quale le aziende si impegnano a realizzare dei lavori di riparazione.
A sottoscrivere la transazione sono la Codelfa spa di Tortona (Alessandria), Lombardi Ingegneria srl di Milano, la Sw spa di Paolo Mazzalai di Trento, già progettista generale in qualità di direttore lavori e coordinatore sicurezza e la Provincia di Trento. In sostanza le aziende si dicono del tutto a posto ma per evitare lunghi ed inevitabili procedimenti sono disposte a dare una mano (alla Provincia) per rimettere a posto il ponte.
La vicenda è particolare e merita di essere riassunta. Il 9 agosto scorso, all’improvviso, il ponte si è «aperto» creando una frattura di parecchi centimetri tra i due piani. Per fortuna non ci furono conseguenze alle persone o alle cose perché in quel momento nessuno transitava ma il fatto creò parecchio scalpore anche perché si era nel pieno di una stagione estiva da record con un traffico che non si vedeva da anni. Oltre il danno materiale, poi, anche quello di immagine del Trentino.
La Provincia in fretta e furia realizzò una bretellina ancora oggi usata e chissà per quanto tempo.
I lavori della variante nei primi anni 2000 furono vinti dall’Ati composta da Codelfa (mandataria) e Oberosler (mandante) (tra le due aziende attualmente è in corso una vertenza in quanto quest’ultima si chiama fuori da ogni responsabilità a riguardo) per un importo di 8,1 milioni più Iva che alla fine diventarono 9,5 milioni perché vennero fatte alcune varianti tra cui quella delle arcate del ponte. L’opera veniva ultimata e collaudata il 24 aprile 2012 dai Servizi Provinciali. Da quel giorno la variante permise al traffico diretto a Campiglio di evitare i paesi e quindi essere scorrevole.
Come si può facilmente immaginare, dopo il dissesto ci sono stati incontri, perizie, confronti ma il motivo per cui il ponte ha ceduto non è stato scoperto. Ecco allora che le aziende si sono dette disponibili a collaborare, ognuna per le proprie competenze, nell’esecuzione di un intervento sulla struttura. Nella delibera della Giunta provinciale approvata giovedì, che spiega questo fatto, viene specificato che le ditte in questione hanno già sostenuto delle spese al fine di effetturare «interventi urgenti per assicurare la funzionalità della circolazione stradale (costi già sostenuti dalla Provincia) e per predisporre gli elaborati necessari».
L’accordo contempla anche che prima di iniziare il ripristino siano effettuate attività secondo un programma da concordare «e con garanzia di integrità e futura incontestabilità atte a “fotografare” la situazione e consentire la successiva ricerca delle cause del dissesto». E quest’ultimo è un particolare importante e anche un po’ inquietante se vogliamo perché, la Giunta aggiunge che la Provincia «è particolarmente interessata a conoscere le cause del dissesto in quanto potrebbe risultare necessario effettuare verifiche e/o modifiche su strutture esistenti analoghe e prevedere, qualora emergessero circostanze significative, gli opportuni accorgimenti tecnici in sede di progettazione di future opere similari».
Ma cosa era successo al ponte? «Si era stressato - dice la Provincia - anche se per breve tempo, superando i livelli ammissibili di sollecitazione in campo elastico, e tale ridotta probabilità, costituisce un rischio ingegneristicamente ineliminabile e non imputabile ai firmatari dell’accordo; potrà essere scongiurata solo all’esito dei risultati delle prove di carico da eseguirsi a seguito degli interventi progettuali, allorché la conoscenza della risposta strutturale del ponte sarà compiutamente nota».
Nel documento di transazione non si fanno cifre ma gli interventi previsti sono notevoli con un sicuro risparmio per l’ente pubblico. In attesa di capire chi sia il responsabile.