La vacca Rendena è diventata «presidio Slow Food»
La vacca Rendena, razza autoctona che da secoli è il cardine dell’attività zootecnica e agricola della Val Rendena, alleata dell’uomo nel presidiare il territorio e modellare il paesaggio con il tratto distintivo e fortemente identitario degli alpeggi d’alta montagna, è diventata Presidio Slow Food.
Il risultato è arrivato a conclusione di un percorso triennale portato avanti dall’Associazione «Valore Razza Rendena» e dalla Condotta Slow Food Giudicarie che, in collaborazione, si sono concentrate su alcuni allevamenti locali rispettosi del benessere animale e dell’ambiente per sviluppare due progetti di filiera: uno del latte, l’altro della carne.
«Valore Razza Rendena» è presieduta da Manuel Cosi, allevatore e presidente anche di Anare (Associazione nazionale allevatori razza Rendena), e ha oggi quattro soci: le aziende agricole “La Regina” di Luca Collini (Sant’Antonio di Mavignola), “Maso Pan” di Mauro Polla (Caderzone Terme) e “Fattoria Antica Rendena” dello stesso Cosi (Giustino) oltre a Patrick Bazzoli per la macelleria Bazzoli di Roncone.
Il nuovo ingresso va a far compagnia a due importanti prodotti locali come la Ciuiga del Banale e la Noce del Bleggio, già Presidi Slow Food in Giudicarie. Non lo è più, invece, la «mortandela» della Val di Non alla quale è stato ritirato il marchio a seguito di irregolarità accertate da parte di alcuni produttori che non rispettavano i diciplinari.
La razza Rendena, con i suoi prodotti principe, il formaggio e la carne, entra così a far parte della rete internazionale di Slow Food che conta 300 presidi in Italia e 500 nel mondo.
Il prodotto, razza o tradizione gastronomica che sia, diventa Presidio se garantisce caratteristiche alimentari precise (ad esempio non si utilizzano OGM nell’alimentazione delle bovine e si preferiscono regimi di produzione il più naturali possibile) e una comprovata attenzione al benessere animale. Un disciplinare determina le regole del Presidio e il finanziamento necessario per istituire il Presidio stesso e acquisire visibilità mondiale. Carattere locale, dunque, per i presidi Slow Food, ma dimensione internazionale. Il Presidio, infine, è un meccanismo di certificazione partecipata e il marchio garantisce il valore del prodotto.
Oggi l’Associazione «Valore Razza Rendena» è costituita da alcuni soci iniziali che possono diventare molti di più. L’unica e imprescindibile discriminante è che i prodotti (formaggi e carni) delle potenziali future aziende socie appartengano a quella piccola ma forte bovina dal mantello scuro che riesce ad arrampicarsi fino ai pascoli e alle malghe più in alto, mantenendo, insieme al lavoro dell’uomo, quello straordinario paesaggio alpino delle Dolomiti di Brenta e dell’Adamello-Presanella.
Formaggi e carni di razza Rendena, l’unica razza autoctona del Trentino, da secoli espressione vera e autentica del territorio, saranno valorizzati con una prima iniziativa sostenuta dall’Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena, che già ha affiancato «Valore Razza Rendena» nel percorso per diventare Presidio Slow Food. A marzo 2019, quattro ristoranti sulle piste da sci che sorgono a fianco di altrettante malghe attive durante l’estate – rifugio Patascoss (Madonna di Campiglio, 6 marzo, ore 20), malga Cioca (Pinzolo, 16 marzo, ore 20), cascina Zeledria (Madonna di Campiglio, 20 marzo, ore 20) – ospiteranno quattro appuntamenti enogastronomici per far conoscere e assaporare i prodotti di razza Rendena della famiglia Slow Food.
Manuel Cosi, presidente Associazione: «La soddisfazione per il raggiungimento della registrazione della razza Rendena nei Presidi Slow Food è veramente grande. Registrare la razza e non i prodotti singoli è stata una scelta ben precisa per avere più opzioni e essere più progetto di territorio. Il percorso è stato ricercato ed è maturato dalla passione e dall’amore nei confronti delle bovine di Razza Rendena che definisco “Regine” della nostra Valle. L’obiettivo è dare, appunto, valore e promuovere le specificità facendo conoscere dentro, ma specialmente fuori dai nostri territori, le piccole produzioni di una razza autoctona che rischia l’estinzione e ha bisogno di essere tutelata. Allo stesso tempo si cerca di promuovere i territori di produzione. Un ringraziamento è da rivolgere a chi, come l’Azienda per il Turismo e le amministrazioni comunali della Val Rendena, ha creduto e investito per far partire questo progetto. Ora c’è solo bisogno di farlo crescere con la partecipazione di altri allevatori, chiudendo il circuito del turismo/commercio fino al consumatore finale».
Dice Flavio Franceschetti, fiduciario della Condotta delle Giudicarie: «Attraverso progetti come questo si possono riscoprire quei valori autentici che sono in ognuno di noi, creando benefici per l’intera comunità, a partire dal mondo contadino e a ricaduta su tutta la filiera di produttori, ristoranti, alberghi e sul nostro cibo quotidiano».
In Val Rendena l’allevamento bovino risale a periodi antichissimi. Le prime documentazioni sul tipo di bovini allevati sono datate all’inizio del 1700. Nel 1712 si sarebbe verificata la prima consistente importazione documentata di bovini in Val Rendena; il bestiame venne acquistato prevalentemente in alcune vallate svizzere. Non si trattò di una importazione di bovini bruni, bensì di soggetti riferibili ad uno dei tipi di bovini allora allevati nella Svizzera meridionale, scelti probabilmente dagli allevatori rendenesi per una certa affinità con le caratteristiche del loro bestiame indigeno.
Le importazioni di bovini dalla Svizzera devono aver avuto termine prima della fine del 1700, essendo venuta meno la necessità di ricorrere ad ulteriori ripopolamenti.
Foto di apertura: P. Bisti.