Il medico scopre il paziente positivo impegnato a fare la spesa in negozio: intervengono i carabinieri
L’episodio è successo in un paese della Val Rendena. All'invito fatto dalle casse affinché il contagiato si portasse all’uscita, si sarebbero presentate otto persone
RENDENA. C'era una volta il senso civico. Si può dire? Meglio correggere: c'è anche adesso, ma ogni tanto perde qualche colpo. Nella valle Rendena (che già ai tempi di San Vigilio non si pensava fosse proprio virtuosa) in questi giorni si è diffusa una notizia che (data l'originalità) non poteva non fare il giro dei bar, dei negozi, delle cucine e delle cantine.
Peraltro, nonostante le ricerche (meglio precisarlo subito), non siamo riusciti a trovare riscontri ufficiali. Insomma, niente prove provate. Testimonianze sì, anche di persone affidabili, ma per il resto bocche incerottate o quasi.
La voce del popolo (che, a dispetto dell'antico proverbio, non sempre è voce di Dio) narra di un signore che si reca dal suo medico di medicina generale (si chiamano così quelli che un tempo con affetto appellavamo come medici di famiglia) per farsi fare il tampone. «Ahi, positivo», si sente dire. Alla domanda, «che faccio?», la risposta è inflessibile: «Vai a casa e ti metti in quarantena. Sono quasi due anni che lo sentiamo in tutti gli altoparlanti nazionali e locali...».
L'episodio potrebbe finire qua, se non fosse che il medico, il giorno dopo, va al supermercato a fare la spesa. E chi ti incontra? Trasecola nel vedere il suo paziente positivo. «Ma non doveva stare in quarantena?», si deve essere chiesto. Qui le versioni divergono. C'è quella secondo cui ha chiamato i carabinieri, i quali sarebbero accorsi. C'è invece quella che racconta semplicemente di un abboccamento con la direzione del supermercato, da cui sarebbe partita la telefonata verso le forze dell'ordine.
Per farla breve, la direzione del supermercato ha annunciato al microfono: «Ci scusiamo, ma sappiamo che in negozio si trova una persona positiva al tampone». Non serve andare oltre, ché tanto il tampone sanno tutti a cosa serve. La voce al microfono continua: «La preghiamo di recarsi alla porta».
Immagina il lettore la curiosità del popolo? Dietro lo scaffale la signora alza la testa, coperta dai detersivi; un cliente sta scegliendo le bottiglie di vino per il pranzo di Natale, ma sbircia per capire chi sia il positivo.Il lato della storia (drammatico, o divertente, fate voi) sta nella conclusione. In risposta all'avviso della direzione del negozio, si sono avviati in otto verso la porta.
A significare che in quel negozio c'erano otto persone consapevoli di essere state contagiate, eppure se ne fregavano alla grande delle conseguenze. Come detto, notizie come queste fanno presto ad imboccare la via del successo. E i vaccinati (che sono la maggioranza) invocano controlli puntuali.
Che, occorre dirlo, vengono fatti. I carabinieri piombano con una certa frequenza nei ristoranti per chiedere il green pass a chi sta cenando. Però evidentemente non sono sufficienti nemmeno le paure delle sanzioni di fronte a... a coloro contro la cui stupidità (tirando fuori dalla naftalina il vecchio Schiller) anche gli dèi lottano invano.