La Rsa di Tione senza infermieri chiude domani? No, dopo l’allarme della Spes interviene l’Azienda Sanitaria: «ci stiamo impegnando a trovare le soluzioni più adatte»
La «bomba» martedì in Commissione consiliare, e in poche ore si corre ai ripari, ma l’orizzonte è breve: «Ci mancano quattro infermieri su sette, lunedì decideremo cosa fare»
TIONE. La casa di riposo di Tione chiude per mancanza di personale. Anzi, no: in poche ore magicamente l’Azienda Sanitaria trova la soluzione.
Tutto è nato dall’audizione – martedì mattina – in Quarta commissione consiliare. Lì i responsabili della Rsao (Residenza sanitaria assistita ospedaliera) di Tione hanno annunciato che da giovedì 17 marzo 2022, che significa domani, chiuderà i battenti.
Subito dopo la «bomba», la consigliera provinciale del Patt e vicepresidente della Quarta Commissione Paola Demagri si muove, scandalizzata, e manda un messaggio alla stampa. Alle 19 di martedì, magicamente, dietrofront. Italo Monfredini (amministratore delegato di Spes, la Cooperativa che gestisce la residenza ospedaliera, nata come sollievo per chi esce dal nosocomio) prende il telefono per annunciare: «E' stato raggiunto un accordo fra il Gruppo Spes e l'Azienda sanitaria, con la straordinaria mediazione della Provincia, per cui credo ci siano tutte le condizioni per poter guardare avanti e ripristinare il servizio di rsa ospedaliera. Si farà un'integrazione fra Cooperativa e Azienda per riuscire a ricostruire l'organico».
Poi il comunicato dell’Azienda Sanitaria: «In merito all'ipotizzata chiusura della Rsa ospedaliera di Tione a causa della carenza di personale infermieristico che ha riguardato la cooperativa Spes, quale gestore dell'assistenza e della struttura, è confermato l'interesse dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento (Apss) a mantenere attiva questa importante funzione» comunica - in una nota - l'Apss, informando che si sta
«In merito all'ipotizzata chiusura della Rsa ospedaliera di Tione a causa della carenza di personale infermieristico che ha riguardato la cooperativa Spes, quale gestore dell'assistenza e della struttura, è confermato l'interesse dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento (Apss) a mantenere attiva questa importante funzione» comunica - in una nota - l'Apss, informando che si sta adoperando per trovare le "soluzioni più adatte a supportare il gestore in questa temporanea carenza di organico, al fine di garantire la continuità della funzionalità della struttura nelle prossime settimane»
A quanto emerge dalla nota, l'ente gestore si impegnerà nel reclutare nuovo personale a integrazione dell'organico attuale.
Come da programma, la struttura attualmente destinata a pazienti Covid all'interno della Rsa, chiuderà temporaneamente da domani (giovedì) con la dimissione dell'ultimo paziente; seguiranno alcuni giorni di fermo necessari per la sanificazione degli spazi.
a supportare il gestore in questa temporanea carenza di organico, al fine di garantire la continuità della funzionalità della struttura nelle prossime settimane".
A quanto emerge dalla nota, l'ente gestore si impegnerà nel reclutare nuovo personale a integrazione dell'organico attuale.
Come da programma, la struttura attualmente destinata a pazienti Covid all'interno della Rsa, chiuderà temporaneamente da domani (giovedì) con la dimissione dell'ultimo paziente; seguiranno alcuni giorni di fermo necessari per la sanificazione degli spazi.
Tutto a posto? Paola Demagri aveva espresso il suo allarme, parlando delle «difficoltà a reperire professionisti sanitari, un problema già esploso con la chiusura di alcuni servizi».
La denuncia era stata lanciata a margine delle consultazioni in merito alle criticità relative al reperimento delle figure professionali necessarie per lo svolgimento dei servizi sanitari, socio-assistenziali e socio-sanitari. «Ci aspettavamo delle criticità da parte delle organizzazioni del Terzo settore e delle rsa», commenta Demagri. E che le criticità ci fossero è noto: recentemente la casa di riposo di Spiazzo (per rimanere nelle Giudicarie) ha fatto venire quattro infermieri nientemeno che dal Paraguay.
«Il sistema sta collassando ed è un dovere dell'assessora Segnana cercare le soluzioni adatte», ha chiosato Demagri.
«Abbiamo avvertito ripetutamente l'Azienda sanitaria che se continuava la sua attività di reclutamento degli infermieri ai nostri danni saremmo rimasti senza personale», affermava dal canto suo Italo Monfredini del Gruppo Spes. «Rimanere con tre infermieri su sette non ci consente di coprire i turni».
Ergo si chiude... Monfredini tiene la porta aperta. «Con giovedì la struttura Covid verrà chiusa, considerato l'ammorbidimento della situazione. Usciranno gli ultimi utenti e con lunedì prossimo nei programmi la casa dovrebbe tornare allo standard abituale di 22 posti letto per ospiti no Covid. O interviene in queste ore un accordo con cui l'Azienda sanitaria si impegna ad integrare con una parte del personale o la storia è segnata», diceva ieri pomeriggio Monfredini.
Ieri sera (potenza della mediazione e timore della stampa) l'accordo è stato raggiunto. Fino a quando? «La soluzione - propone Paola Demagri – è parificare gli stipendi fra pubblico e privato. La disparità di orari e stipendi causa questi effetti».
Sul tema non è mancato l'intervento del segretario del Partito autonomista Simone Marchiori, che è originario delle Giudicarie. «Da molto tempo solleviamo le problematiche della sanità in Giudicarie - osserva - ma puntualmente sono sempre arrivate smentite da parte dell'assessora e dei dirigenti. Ora vediamo che avevamo ragione, poiché il problema si ripropone e aumenta sempre di più la paura che un pezzo alla volta si stia smantellando il sistema sanitario delle valli Giudicarie».