Chiude anche l’ultimo negozio del centro, Cimego rimane “orfano”
I 450 abitanti abbarbicati poche centinaia di metri a monte della statale del Caffaro da gennaio non potranno più acquistare alimentari e mercerie varie nel paese più settentrionale del comune sparso di Borgo Chiese
BORGO CHIESE. Nelle due frazioni “minori” di Borgo Chiese – il municipio nato nel 2016 dalla fusione di Condino, centro capoluogo, con Cimego e Brione – dall’anno nuovo si registrerà una situazione quantomai singolare. Partiamo dalla notizia più triste. Cimego, il paese più settentrionale del comune sparso, 450 abitanti abbarbicati poche centinaia di metri a monte della statale del Caffaro, rimarrà senza un negozio in centro.
Nella propaggine del paese disposta lungo la direttrice che collega la provincia di Brescia a Tione non mancano le attività commerciali, da un supermercato ad una ferramenta, da una rivendita di scarpe all’attiva zona artigianale.
Tutt’altra musica in paese, dove con la fine del 2022 abbasserà le serrande il negozio di Flavio e Lucia Bertini. Nel quartiere di Quartinago, angolo che grazie a scorci particolarmente suggestivi potrebbe portare Cimego tra i Borghi più belli d’Italia, il negozio di via Vittoria aveva aperto i battenti addirittura ad inizio ‘900, con licenza austriaca visto che l’Italia sopra il Caffaro doveva ancora arrivare.
Negli ultimi decenni si sono succedute generazioni di Bertini, il tutto sino agli ultimi, difficili anni.
Vuoi per l’apertura del supermercato a meno di un chilometro di distanza in una zona dove il transito è decisamente maggiore, vuoi per la tendenza sempre più diffusa anche nei paesi più periferici di spostarsi per qualsiasi acquisto (quando non si ricorre addirittura all’online), vuoi per i costi dell’energia schizzati alle stelle tanto da placare anche gli ultimi desideri di resistere nella fornitura del servizio, fatto sta che da gennaio a Cimego paese non si potrà più acquistare alimentari e mercerie varie.
Il citato supermercato dista sì poche centinaia di metri dal centro, si diceva, ma il dislivello sfiora i 100 metri, con tutti i disagi connessi per chi – magari con i capelli bianchi – volesse avventurarsi nel fondovalle a fare la spesa a piedi, per poi dover affrontare la faticosa risalita con pesanti sacchetti in mano. Passiamo all’eccezione felice. A Brione, la frazione più piccola con poco più di 100 anime che hanno deciso di vivere lassù, a 6 chilometri di tornanti e salita da Condino, dove la strada provinciale termina nei boschi, prosegue l’attività dei fratelli Pellizzari.
Ad inizio 2020 chiuse i battenti il punto vendita della Famiglia cooperativa Valle del Chiese, e in pochi avrebbero azzardato che qualcuno potesse ridare il servizio di vicinato a Brione: da Condino sono quindi saliti i Pellizzari, che nel fondovalle vantano un avviato panificio, riaprendo un punto vendita nell’edificio di proprietà comunale.
Dopo due anni, le cose sembrano andare bene, forse anche perché i paesani, dopo qualche mese senza un negozio, hanno capito l’importanza di dare linfa quotidiana, in modo da mantenere in vita l’esercizio, a chi è costretto a fare i salti mortali per erogare un servizio in un contesto non certo facile. Riuscirà a rinascere qualcosa anche a Cimego, paese che - seppur in un contesto diverso - vanta oltre il quadruplo degli abitanti di Brione?