Allarme cinghiali nel basso Chiese: altri raid nei campi, battute mirate dei cacciatori
Preoccupano i danni nei pascoli e negli orti di mezza costa e di montagna, ma gli animali in questi giorni scendono anche a valle ec'è chi teme per il prezioso granoturco
STORO. La storia comincia a diventare stucchevole, perché gli anni dell'immissione abusiva dei cinghiali nel basso Chiese stanno diventando tantini: hanno superato certamente quota trenta. Ma non è l'immissione in sé (abusiva, s'intende) a fare inorridire gli agricoltori: è l'aumento degli animali (i cinghiali partoriscono dagli otto ai dieci piccoli) e sono i danni procurati nei pascoli e negli orti di mezza costa e di alta montagna. Quando poi, come sta accadendo in questi giorni, i cinghiali scendono a valle, beh, allora l'indignazione sale alle stelle. E c'è chi teme per il coccolatissimo granoturco.
L'ultima performance è in località Sorino, sul versante occidentale della valle del Chiese, nel comune di Storo.
Qui c'è l'agriturismo La Polentèra, ci sono altre case e c'è il vivaio dei castanicoltori. Per fortuna quest'ultimo (almeno stavolta) non è stato toccato. In compenso l'orto della Polentèra, come mostra il titolare Mauro Armanini, è stato visitato e arato dai cinghiali.Che fare? La Giunta provinciale dei provvedimenti li ha presi. Ricordiamo quello dei primi mesi del 2021, che contiene l'estensione del controllo ordinario (nel linguaggio della fauna selvatica significa abbattimento, giova ricordarlo) a tutto l'arco dell'anno.
Per l'occasione, a firma dell'assessora all'agricoltura Giulia Zanotelli, si è deciso di consentire l'utilizzo di dispositivi per la visione notturna. Perché il cinghiale è specie con abitudini crepuscolari, pertanto l'attività di controllo serale e notturno potrà essere avvantaggiata dall'utilizzo di tali dispositivi. «La nuova disciplina - avevano spiegato allora in Provincia in considerazione delle polemiche che si nascondono (nemmeno tanto) dietro a provvedimenti riguardanti la fauna selvatica - ha ricevuto il benestare sia dell'Osservatorio faunistico, sia dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale Ispra».
E allora vien da dire: «Dateci dentro!». Non è così semplice, come spiega l'assessore comunale alle foreste di Storo Massimiliano Luzzani.
«C'è una complicazione - osserva - perché per una caccia sistematica si dovrebbe realizzare un luogo per appostamenti in zona, ma sono tutti prati privati. Per realizzare una struttura anche provvisoria (una specie di capanno) si devono ottenere le autorizzazioni dei privati, i quali prima hanno detto di sì, poi, quando si è trattato di firmare, si sono tirati indietro».Ergo? «Se ci saranno difficoltà ad effettuare le uscite dei cacciatori con il guardiacaccia, vedremo di chiedere ai forestali di fare le uscite», ci ha detto l'assessore, che ieri mattina ha corretto il tiro. Infatti venerdì sera i cacciatori hanno deciso che la prossima settimana effettueranno tre uscite utilizzando i capanni già esistenti in zona. Per la tranquillità dei proprietari di orti e prati.