Orso, in val Rendena doppio assalto in malga. Gli allevatori: «Siamo lasciati soli»
Una mucca sbranata nella zona dei laghi di San Giuliano e l’altra uccisa sull’altro versante, nella zona di malga Cioca. La stagione dell’alpeggio è appena iniziata e cresce la preoccupazione: «Quando si arriverà ad una soluzione concreta?»
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RENDENA. Cominciamo bene. Sono le prime settimane della stagione dell'alpeggio, e l'orso si è fatto vivo nel giro di 48 ore già due volte. E quando l'orso si fa vivo sono guai. Infatti gli allevatori devono già smaltire due carcasse di mucca. Figuriamoci l'umore dei proprietari!
La prima mucca è stata sbranata nella zona dei laghi di San Giuliano, a malga Campo, sul territorio di Caderzone Terme. «È la prima per quest'anno», commenta con un tono fra il sarcastico e lo sconfortato il pastore Alessandro Sebastiani. Il che induce alla domanda: perché, in passato è accaduto altre volte? «Qualche anno fa è già successo», risponde l'allevatore.
Attraversata la valle e cambiato il versante, si sale a malga Cioca (di Pinzolo), in gestione alla famiglia Ginota, una zona in cui sono in corso lavori di sistemazione per le funivie, e gli operai l'orso lo vedono ogni giorno. Qui l'altra notte ha calmato la fame sbranando la giovane manza di razza Rendena di Fabio Maffei, noto allevatore della vallata. È proprio Maffei che perde la pazienza ed alza la voce per dire che «la situazione è decisamente grave. Sa cosa mi preoccupa? - denuncia - che a circondare questi avvenimenti ci sia un insolito silenzio. Mi si accusa di essere troppo aggressivo nei toni, ma se consideriamo che siamo solo all'inizio dell'estate e dobbiamo già cominciare a contare le vittime... Non sappiamo come andrà a finire prima dell'autunno».
Carica le batterie Maffei. «Abbiamo spostato la mucca in un luogo comodo perché domani (oggi per chi legge) venga portata via dallo smaltitore. Ma secondo voi possiamo andare avanti così?». Chiaro che no, viene da rispondere. La lamentela è la solita: d'altronde (arriva alle labbra un'altra battuta) se le cose non cambiano, per forza la lamentela è sempre la solita. Le aggressioni dell'orso nelle malghe della Rendena arricchiscono una letteratura già assai ricca, che in passato ha coinvolto non solo le manze, ma anche le pecore e le capre.
E gli allevatori parlano del silenzio delle pubbliche autorità. «Mentre l'orso scorrazza da una malga all'altra - si rammarica ancora Maffei - noi veniamo lasciati soli». La domanda successiva è: «Con tutto il parlare che si fa dopo l'uccisione di Andrea Papi, si arriva ad una conclusione concreta, o continuiamo a cibarci di slogan?».Il pericolo maggiore sta nella paura degli allevatori. Non ha ancora raggiunto i livelli dei tempi di M49 (che agiva in una zona non molto lontana) ma l'impressione è che le onde si stiano alzando.