Fauna / L'attacco

Massimeno, asina di 600 chili uccisa dall’orso: «Le comunità perderanno il loro patrimonio»

L’aggressione è avvenuta il 12 luglio. La proprietaria: «L’orso ha preso l’asina più dolce, la più grande. L’ha trascinata fuori dal recinto. L’ha trascinata giù. L’abbiamo cercata in lungo e in largo, poi l’ha trovata mio figlio, nascosta fra i cespugli, in un canalone. Era tutta aperta dietro»

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di Giuliano Beltrami

MASSIMENO. Ennesimo scempio. C’è un altro modo per definire l’ultima aggressione dell’orso? Quando la racconta e mostra le foto, è scossa Nicoletta Lorenzi (professione docente alla scuola di Carisolo) che ha una vera passione per gli animali, ed in particolare per gli asini. No, non per gli asini a scuola, ma per gli asini veri, così mansueti e simpatici. Sì, lo sappiamo, la battuta è perfida e fuori luogo: potevamo evitarcela in un simile momento: e ce ne scusiamo.

Riprendiamo la cronaca. Nicoletta e la famiglia portano tre asini e un cavallo ad Ampomè, sul monte di Massimeno. «Noi abbiamo tutto il terreno circondato da cinque fettucce elettrificate, perché così impone la Provincia. Fettucce – aggiunge senza toni polemici – che abbiamo acquistato noi a nostre spese, perché la Provincia ci passava cinquanta metri lineari». Con i quali fai il box per il bambino, obiettiamo. «Esatto», sorride finalmente la nostra interlocutrice. E allora cosa è successo?

«Mercoledì 12 luglio è riuscito ad entrare (l’orso, s’intende), ha afferrato una delle asine – il tono si fa accorato – la più grande, la più dolce. Probabilmente l’ha trascinata fuori. Dev’essere un orso enorme, perché la mia asina pesava sui seicento chili: tanto grande che pareva un cavallo. L’ha trascinata giù, giù. L’abbiamo cercata in lungo e in largo». Immaginare l’angoscia. «Poi l’ha trovata mio figlio, nascosta fra i cespugli, in un canalone. Era tutta aperta dietro». Si blocca Nicoletta. «Non mi ci faccia pensare».

Infine riprende: «Nel 2005 mi ha ucciso dodici pecore. In quell’occasione ho avuto un diverbio con gli esperti del Parco, che con tono saccente mi hanno spiegato che l’orso fa così perché è giusto che faccia così». Continua a sfogliare il quaderno delle doglianze l’insegnante. «Cinque anni fa mi ha aggredito un’altra asina». E qui racconta una storia con il finale bello e non scontato. «La volevano abbattere, ma io ho detto no, perché doveva dirmi la mia veterinaria se era da abbattere o meno». E la veterinaria? «Mi ha detto che si poteva salvare. Quelli della Provincia hanno storto il naso, perché se la sarebbero cavata con 400 euro di risarcimento. Invece ne hanno dovuti sborsare 1.300, pari al costo delle cure».

È guarita? «E’ guarita – esclama Nicoletta – e ho imparato a far punture agli animali». E adesso? «Adesso – il tono diventa perentorio – no, no, no! Un tecnico della Provincia mi ha detto che stanno attenzionando un orso di dimensioni enormi, che ha già ucciso due vacche verso Pra’ Rodont. Però chiedo: cosa vuol dire attenzionare? No, no», ripete ossessiva, «andrà a finire che lascerò crescere sterpaglie. Non farò più niente. Magari lo venderò pure a qualche turista italiano il mio terreno. Sa come andrà a finire? Che pian piano le nostre comunità perderanno il loro patrimonio, difeso per secoli»

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