Imprenditoria / Campagna

Albicocche, la sfida di Virginia Gualdi: dopo la laurea il lavoro in campagna

Condinese di origine, 33 anni, ha deciso di sperimentare la coltivazione delle albicocche recuperando un terreno abbandonato e i risultati ottenuti sono positivi: “Abbiamo scelto tre qualità di albicocche (Alissa, Albinova e Nelson) pensando alla vendita libera e puntando sulla qualità”

di Giuliano Beltrami

CONDINO. Albicocche. «Sono delicatissime. Soffrono le gelate, ma l'abbiamo scampata». Brava, ci scappa detto. «Non sono io brava», rintuzza subito la nostra interlocutrice. Allora fortunata. Va meglio? «In verità qui ci salviamo perché abbiamo un microclima particolare». Il "qui" è a Condino e la nostra interlocutrice è Virginia Gualdi, 33 anni, condinese d'origine, laurea in scienze gastronomiche e scelta di vivere nella terra, per la terra, con la terra. Insomma, in campagna.

Sembra poesia, ma c'è molta prosa. Perché poesia è osservare la natura, godere dei colori e dei profumi. Quando dissodi un terreno, lo disboschi, sistemi i muretti a secco, pianti alberi di mele, fra cui mele antiche e abbandonate. .. Cose che hanno il sapore della fatica, fatta da Virginia con il marito Manuel e con l'aiuto del papà Michele. Poi i coniugi sono andati oltre: hanno affittato un ettaro dalla curia per mettere anche mirtilli e ribes. E adesso le albicocche.

Se chiedi a Virginia come vanno le cose ti senti rispondere sempre: "Bene". E non perché dire "bene" fa piacere agli amici e dispiacere ai nemici. Perché ci crede. Allora passiamo ad un'altra domanda: perché proprio le albicocche? «Abbiamo piantato 3.000 metri quadri perché un'amica ci teneva a recuperare questo terreno abbandonato in località Mon, a sud di Condino, che era imboschito. Quando ci ha chiesto abbiamo risposto: "Lo recuperiamo. Avete chiamato le persone giuste". Abbiamo pensato alle albicocche come ad un frutto da raccogliere abbastanza presto. E poi abbiamo valutato il tipo di terreno, che è completamente diverso rispetto a quello della curia».

È su un versante ripido. «Posizione perfetta. Vero, è in piedi, ma a noi - ironizza Virginia - il piano non piace. Comunque l'esposizione a sud-est è ottima. E i frutti ci hanno dato ragione. In ogni caso è un esperimento».Già, perché in zona albicocche, al di là di qualche pianta in giardino, non ce n'è. Nella filosofia di Virginia e Manuel non c'è il collegamento con i gruppi della commercializzazione organizzata. «No, noi siamo liberi».

Che significa vendere alla propria clientela, che si è affezionata. «Abbiamo scelto tre qualità di albicocca: Alissa, Albinova e Nelson. Le abbiamo scelte pensando alla vendita diretta, perciò bisogna privilegiare la bontà del prodotto. C'è quella più aromatica, poi c'è la Nelson, più di impatto con la fiamma rossa».

Risultato ottimo. «Sì, ma sono ancora poche. Ne riparliamo fra quattro anni», si schermisce Virginia. «Intanto mi preme ringraziare Cornelio Bertolini, fruttivendolo di Tione, che è venuto a vedere il frutteto e se n'è innamorato, così si è portato via tutte le albicocche».Insomma, un'altra scommessa vinta. «Piano - ammonisce la contadina - un'altra scommessa, poi vedremo. L'albicocca è una pianta molto delicata. Teme le gelate e soffre di batteriosi». Come tutte le piante, obiettiamo, temerà pure le grandinate.«Per la grandine - risponde Virginia - siamo pronti: quest'anno ci è andata bene, perché non abbiamo fatto a tempo a predisporre le contromisure, però sistemeremo».

Manuel e Virginia hanno una filosofia che parte da un assunto: "Prendersi cura". «Avendo poca campagna - è la conclusione - possiamo permetterci di seguire la pianta come un singolo individuo. Così siamo riusciti a farle star bene queste piante».

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