Non solo l'orsa F36 è stata uccisa con una fucilata, ma è stata "rasata" per non lasciare tracce
I particolari dell’inchiesta aperta dalla Procura a carico di quattro cacciatori delle Giudicarie: è stato un «orsicidio» ben organizzato da persone esperte. Ma non ci sono abbastanza prove per portarli in giudizio
PROVINCIA F36 trovata morta: il caso
I DATI Grandi carnivori, nel 2023 in Trentino 98 orsi e 200 lupi
TRENTO. L’orsa F36, trovata morta nei boschi di Sella Giudicarie nel settembre scorso, è stata uccisa da una colpo di fucile al torace. L’autore del gesto, forse aiutato da altri soggetti, non solo ha fatto di tutto per non essere né visto né sentito, ma è riuscito pure a far sparire gli elementi che avrebbero potuto inchiodarlo: mancano infatti il bossolo e le tracce di polvere da sparo sul pelo dell’animale.
Chi ha agito avrebbe calcolato tutto per bene, addirittura prendendosi il tempo per rasare l’orsa nella zona corporea d’entrata del proiettile e poi raccogliere il pelo e portarlo via. Questi sono alcuni dei particolari contenuti nel copioso fascicolo d’indagine aperto dalla procura di Trento per l’uccisione dell’orsa F36, trovata senza vita un paio di mesi dopo aver attaccato due cacciatori.
Quattro indagati per l’uccisione. L’attacco risale al 30 luglio 2023. Uno dei due cacciatori, mentre tentava di scappare arrampicandosi su una pianta, era stato agganciato dall’unghia dell’orsa ad una ghetta. Nell’ambito dell’attività venatoria si sono concentrate le indagini del Corpo forestale provinciale, incaricato dalla procura degli accertamenti.
Quattro i cacciatori indagati, tutti residenti nella zona e di età diverse (dal settantenne al trentenne): uccisione di animale è il reato ipotizzato, ma è la stessa procura ora a chiedere al giudice l’archiviazione del procedimento. A quasi un anno dall’avvio dell’indagine e dopo certosine verifiche dei Forestali anche in base ai risultati dell’autopsia, gli indizi raccolti «seppur pertinenti non appaiono sufficienti a sostenere l’accusa».
La richiesta di archiviazione. Il provvedimento è stato firmato dalla pm Patrizia Foiera lo scorso 24 luglio. Si chiede al gip di valutare l’archiviazione del procedimento ed il dissequestro della carcassa di F36 per lo smaltimento.
A questa richiesta della procura valutano di opporsi le associazioni animaliste (parti offese nel procedimento Oipa, Lav, Leal, Lndc, Wwf, Lndc, Leidaa, Enpa). Per Lav, che sta preparando attraverso il proprio ufficio legale l’atto di opposizione, si è trattato di «un crudele orsicidio, figlio del clima d’odio costruito in Trentino da Fugatti, che in quel periodo era impegnato in una campagna elettorale fondata sulla ricerca del consenso attraverso la demonizzazione degli orsi».
«È inaccettabile che nonostante i tanti elementi utili raccolti durante le indagini, i responsabili dell’uccisione di F36 possano farla franca - dichiara Massimo Vitturi, responsabile Animali selvatici della Lav - Vogliamo che i responsabili paghino per questo ignobile atto di bracconaggio».
C’è meno di un mese di tempo per presentare opposizione alla richiesta di archiviazione della procura. Una valutazione sui prossimi passi da compiere la sta facendo anche Leal, che aveva partecipato all’esame autoptico di F36 attraverso la propria consulente Cristina Marchetti.
L’autopsia: F36 non era in attacco. L’analisi, sotto forma di accertamento irripetibile, era stata effettuata dal consulente tecnico nominato dalla procura presso l’Istituto zooprofilattico delle Venezie, sezione di Vicenza. Erano stati repertati «elementi balistici con ogni verosimiglianza pallini di piombo», ossia parti di munizione sparata da «arma ad anima liscia».
Per il consulente l’orsa era morta per uno shock «conseguente a lesioni traumatiche agli organi vitali causate dal passaggio di un corpo metallico trasversalmente attraverso il torace».
L’orsa non era in fase di attacco, ma posta lateralmente rispetto al fucile. In sede autoptica non era stato possibile rilevare la presenza di polvere da sparo in quanto l’orsa era stata rasata e il pelo smaltito.
Come la Forestale ha evidenziato, a 600 metri in linea d’aria dal punto in cui è stata trovata la carcassa di F36 c’è un capanno di caccia in utilizzo ai cacciatori del posto. Celle telefoniche e perquisizioni. Dall’analisi dei dati del traffico telefonico e dalle “denunce di uscita di caccia” sono emersi gravi indizi di responsabilità a carico di quattro cacciatori della zona. Gli indagati sono stati perquisiti alla ricerca di ulteriori elementi, quali immagini e conversazioni via social che potessero riguardare la morte dell’orsa, ma la ricerca - come gli inquirenti evidenziano - ha dato esito negativo.
Nessuna prova, dunque, solo indizi. Certo è che l’orsa è stata uccisa da uno sparo, ma la mancanza del bossolo e del pelo da cui prelevare le tracce di polvere da sparo non consente di individuare l’arma da cui è partito il colpo, quindi di dare un’identità al responsabile.
Anche MJ5 ucciso, esposti per KJ1. Anche MJ5, l’orso che nel marzo 2023 ferì un uomo in val di Rabbi, è stato ucciso da uno sparo. Lo si apprende dall’ufficio legale di Leal: il particolare emerge dall’esame necroscopico presente negli atti di indagine inseriti nel procedimento per la morte di F36.
Sono intanto saliti ad una ventina gli esposti depositati presso la procura di Trento dalle associazioni animaliste in merito all’abbattimento disposto dalla Provincia di KJ1, l’orsa che un mese fa ha aggredito un escursionista sopra Dro. La procura del capoluogo ha aperto un fascicolo modello 45, senza indagati e ipotesi di reato.