Il Regnana rischia la secca: l'allarme dei pescatori
Nella guerra dell’acqua tra i vignaioli della Val di Cembra e gli operatori turistici del pinetano, entrano a buon diritto i pescatori, allarmati per i prelievi dal rio Regnana. La giunta provinciale infatti ha autorizzato, «per gravi necessità», e nonostante le criticità segnalate dai servizi provinciali, il prelievo di acqua dal rio fino a 50 litri al secondo, ma secondo i pescatori «un così consistente prelievo è incompatibile con il mantenimento e la sopravvivenza della fauna ittica e bentonica (insetti e altre forme di vita)».
Al di là dei tentativi di conciliare le varie esigenze, e gli incontri che si sono susseguiti in assessorato, certe scelte rischiano di arrecare un danno ambientale incalcolcabile, sia pure di fronte ad una grave emergenza idrica. Il lago delle Piazze mezzo «svuotato» non è un bel vedere per i turisti e le continue immissioni dal lago della Serraia creano problemi di qualità delle acque. Ora il prelievo dal Regnana, con il rilascio di una portata residua in alveo inferiore al deflusso minimo vitale (Dmv), potrebbe essere una catastrofe naturalistica.
«Nei pareri forniti dal Servizio Foreste e fauna e dall’Agenzia Provinciale per la protezione dell’ambiente - è rimarcato nella delibera di giunta - vengono evidenziate le criticità, di carattere faunistico ed ambientale per la qualità delle acque, legate alla derivazione di un quantitativo continuo pari a 50 l/s dal torrente Regnana nell’attuale contesto idrico, con l’intera portata disponibile in alveo che non supera gli 80 l/s». «È del tutto evidente che, data la poca acqua presente, per circa due chilometri il torrente andrà in secca o quasi - dice Bruno Cagol, vicepresidente dell’Associazione pescatori dilettanti trentini-; la fauna ittica e le altre forme di vita che popolano il corso d’acqua rischiano di andare distrutte o di essere fortemente compromesse. Un danno enorme: per ripristinare una situazione del genere ci vogliono almeno quattro anni, perché occorre ricreare nel fiume tutte le classi di età per la continuità della vita».
Tutto ciò per dissetare i terreni vitati cembrani, in un’annata che sta andando a gonfie vele «e dove si sono inventati colture integrative facendo riferimento a disponibilità di acqua che quando scarseggiano, scarseggiano per tutti». L’impianto di pompaggio mobile realizzato a valle del ponte delle Piramidi risolve solo in parte il problema dei Consorzi irrigui. «L’apporto è minimo - continua Cagol - mentre è certo che verrà distrutto un tratto di fiume». All’assessore all’ambiente Mauro Gilmozzi, che ha firmato la delibera, i pescatori lo avevano detto: era molto meglio pompare l’acqua dall’Avisio, dove la portata era sicuramente in grado di sopportare un prelievo di cento litri e più al secondo.
Tra l’altro, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente ha segnalato, nell’ipotesi di derivazione di 50 l/s, anche l’ingenerarsi di «possibili problematiche igienico sanitarie» dato che «verosimilmente le ultime centinaia di metri del torrente Regnana vedranno come unici afflussi idrici quelli della fossa Imhoff di Piazzo». Scrivono, infatti, i pescatori nella lettera inviata a tutta la giunta, oltre che ai servizi e enti interessi: «Al problema della scarsità d’acqua, si aggiunge l’aumento degli inquinanti derivante da una maggiore presenza turistica che comporterà una conseguente maggior concentrazione nell’acqua residuale. Inoltre la natura del torrente è tale che, nella maggior parte del tratto interessato, è impossibile il prelievo con elettrostorditore, sia per la fitta vegetazione che per la difficoltà di raggiungere l’alveo».
Il Regnana è un habitat naturale per le trote fario e marmorate, i salmonidi più pregiati. «Ci sentiamo veramente scoraggiati di fronte a queste scelte» dice Cagol che ricorda come il mondo della pesca trentina insieme all’assessorato al turismo stia portando avanti il progetto «Trentino Fishing» che si rivolge al turismo nazionale e internazione della pesca. «Un progetto che negli ultimi due anni sta raccogliendo risultati estremamente positivi perché il potenziale turistico del Trentino in questo campo, mai valorizzato adeguatamente in passato, è oggi uno dei migliori in Europa. Questo turismo viene in Trentino per la bellezza dei paesaggi certamente, ma soprattutto per la qualità dell’acqua e dell’aria, e per i pesci autoctoni che ancora vivono e si riproducono nelle nostre acque».