Porfido, i lavoratori fanno sospendere la trattativa
I quasi 200 lavoratori presenti ieri all’assemblea convocata da Fillea Cgil e Filca Cisl nella mensa di Albiano hanno chiesto all’unanimità che la trattativa per il rinnovo del contratto integrativo del settore porfido, scaduto da otto anni, sia sospesa almeno fino a settembre. E che al tavolo della contrattazione, dal prossimo mese, si seggano anche rappresentanti del Coordinamento Lavoro Porfido.
La votazione segue coerentemente la raccolta di 210 firme, in pochi giorni, a sostegno della petizione proposta dal Clp: ma se i segretari di settore della Cisl Fabrizio Bignotti e della Cgil Maurizio Zabbeni (affiancato da Moreno Marighetti) hanno dato l’okay alla sospensione per un mese almeno della trattativa e alla costituzione di un tavolo di lavoro che includa operai iscritti e non iscritti alle due sigle, per mettere a punto una piattaforma alternativa a quella padronale (che mira a demolire le voci fisse come l’indennità di settore e il premio presenza, lasciando intatto solo il cottimo ma ribassando il corrispettivo da 2,29 a 1,82 euro a quintale), dopo l’assemblea hanno chiarito che il Clp non è costituito come sindacato e dunque - per legge - non potrà partecipare alla contrattazione.
E hanno posto paletti anche per una ammissione dei rappresentanti storici del Coordinamento allo stesso tavolo di lavoro e alla delegazione proposta proprio da Walter Ferrari del Clp. «Una delegazione che vada dai sindaci a verificare se siano disposti a revocare le concessioni, a fronte di una eventuale disdetta unilaterale del contratto da parte di Confindustria», applicando la possibilità prevista dalla legge provinciale 7 del 2006, «e che vada dall’assessore Alessandro Olivi per chiedere che sia modificata la stessa legge», fatta (è stato ricordato da Zabbeni) «da cavatori per i cavatori».
«Faranno parte del gruppo di lavoro e della delegazione operai anche del Clp», ha promesso Zabbeni, chiudendo però di fatto la porta all’ex manovale Ferrari e all’ex sindaco Valentini, anime del Coordinamento che negli ultimi mesi ha attaccato a fondo proprio i confederali, denunciando anche diversi accordi aziendali.
Che la riunione sarebbe stata caldissima, si era capito sin dalle prime battute di Bignotti, contestato più volte. Lui, Marighetti e Zabbeni hanno replicato nettamente alle accuse di aver aperto la trattativa contro la volontà dei lavoratori, dicendo che «questa c’è di fatto da quando il contratto è scaduto: per otto anni siamo riusciti a mantenerlo, come volete voi. Gli imprenditori volevano abbassarvi le paghe e noi l’abbiamo impedito», ha detto Bignotti.
Marighetti, dopo aver annunciato con toni forse un po' troppo alti, accolti da proteste, che si rivolgerà a un legale contro chi ha scritto che aveva tolto manifesti del Clp («Non mi faccio sputtanare, non farei mai una cosa simile»), ha affermato - con i colleghi - di non voler portare a casa nessun risultato peggiorativo: «Le proposte fatte dai datori di lavoro sono irricevibili e, come per il contratto nazionale, qualunque cosa venga fuori dalla contrattazione dovrà essere approvata da voi, perché noi non abbiamo l’autorità di firmare nulla senza il vostro consenso».
«Se volete fermare tutto lo facciamo - ha aggiunto Bignotti -, ma sappiate che i datori di lavoro possono disdettare il contratto perché quando un accordo è scaduto, a richiesta della controparte c’è l’obbligo di presentarsi». Una prospettiva che molti, in sala, hanno commentato come «un ricatto». E urla hanno accolto anche la replica del segretario Filca al delegato della stessa sigla sindacale Cisl Ernesto Muhlbacher che, dopo essersi visto approvare all’unanimità la proposta di partecipazione del Clp alla trattativa, ha ingaggiato col proprio segretario un botta e risposta sulla possibilità per i Comuni di ritirare le concessioni minerarie nel caso di disapplicazione o mancato rispetto dei contratti di lavoro e sulle conseguenze che ciò comporterebbe.
Ha provato a mettere diverse pezze Zabbeni, insistendo sul fatto che il cottimo non può più esistere, che la valutazione dei lavoratori non può avvenire più sulla base della quantità estratta ma sulla base della qualità del porfido prodotto. Come, sarà tutto da studiare in settembre, con la rappresentanza ristretta dei lavoratori che sarà scelta alla prossima assemblea.
Se sono state molte le contestazioni mosse ai sindacati, pochissime sono state quelle che hanno accolto le proposte fatte da Muhlbacher e da Ferrari: un operaio ha espresso il proprio dissenso sull’arma del ritiro delle concessioni in caso di disdetta del contratto da parte datoriale, «perché rischiamo di restare in mezzo alla strada: dobbiamo trattare!». Un altro ha accusato Ferrari di «aver solo spaccato il fronte dei lavoratori».
Che in realtà ieri è apparso molto unito a difesa di quanto conquistato anni fa, quando il settore del porfido era fiorente e non aveva ancora inanellato 500 licenziamenti e diversi fallimenti. Proprio per far sì che torni il sereno sulle cave, per Zabbeni è necessario che l’assessore Olivi dia finalmente il via alla revisione della legge 6, chiesta da un anno dai sindacati, promessa ma non ancora attuata.