Paganella, è scontro tra scuole di sci e Provincia

È scontro tra il Difensore civico, Daniela Longo, e il Servizio turismo e sport della Provincia. E sulle scuole di sci sta per scoppiare una bufera, ma non di neve, come tanto vorrebbero i maestri di sci per poter lavorare.
Se la scuola di sci Eurocarving di Andalo, come pare abbia intenzione di fare, si rivolgerà al Tar dopo le deduzioni del Difensore civico per chiedere l’annullamento della delibera della giunta provinciale dell’11 dicembre 2015, c’è il rischio che partano anche i controlli sulle scritture contabili di tutte le 45 scuole di sci del Trentino, per verificare se realmente i maestri hanno effettuato le sessanta giornate di lavoro obbligatorie.
 
La diatriba nasce perché la scuola di Andalo, motivando la scarsità di neve della scorsa stagione, ammette che non tutti i diciotto maestri sono riusciti a garantire le sessanta giornate di presenza. Si sa che il periodo più richiesto delle lezioni di sci va da Natale all’ultima settimana di febbraio; ma se non c’è neve, non ci sono nemmeno iscrizioni alle scuole. E quest’anno, che succederà? Quanti dichiareranno di aver realmente svolto le sessanta giornate di lavoro? Da qui è partita l’istanza dell’Eurocarving pienamente accolta dal Difensore civico che evidenzia una palese contraddizione tra la legge e la delibera della giunta provinciale. La legge, infatti, richiede «l’impegno» e non «l’obbligo» ai maestri di sci di prestare la propria opera per sessanta giorni. La dottoressa Longo evidenzia che, per ragioni indipendenti dalla volontà dei maestri, possono anche non essere effettuati i sessanta giorni di attività, soprattutto per scarsità di neve o carenza di un adeguato numero di iscrizioni. Il dirigente provinciale respinge con fermezza le osservazioni del Difensore civico, evidenziando inoltre che l’obbligatorietà deriva dalla richiesta del Collegio provinciale dei maestri di sci.
 
La dottoressa Longo, però, precisa che la legge non prevede alcun obbligo di continuità ed esclusività e che pure il Servizio legislativo del Consiglio provinciale ha confermato le perplessità sull’interpretazione della delibera di giunta, peraltro già manifestate anche da un funzionario provinciale, poiché il regolamento del 2007 non stabilisce l’obbligo di esercitare l’attività in via esclusiva e continuativa. «Le sessanta giornate, moltiplicate per diciotto maestri - scrive la dottoressa Longo - sono un mezzo che la scuola deve rendere disponibile per garantire un servizio e non un fine che la scuola deve raggiungere. La Provincia confonde, dunque, il mezzo con il fine, imponendo che le sessanta giornate siano l’obiettivo stesso, peraltro di dubbia congruità, della norma». In sostanza, l’obbligatorietà è una condizione per essere riconosciuti come scuola e non per garantire un servizio turistico. Il Difensore civico, nelle sue considerazioni, stigmatizza la singolare condotta della Provincia: «E’ chiaro - conclude la dottoressa Longo - che a fronte di un simile contegno di chiusura preconcetta, non vi sono ulteriori spazi di intervento».
 
Ora la questione è nelle mani dell’avvocato Flavio Maria Bonazza, ma, al di là del probabile ricorso alla giustizia amministrativa, con una stagione così avara di neve quante delle quarantacinque scuole di sci trentine riusciranno a portare a compimento le sessanta giornate per ogni maestro?

comments powered by Disqus