A Lavis la Zobia Grassa ritorna in piazza Grazioli
Atteso ritorno quello che sarà festeggiato il prossimo 23 febbraio a Lavis. A tornare nella piazza dove è nata ed ha vissuto le sue edizioni migliori, sarà la «Zobia Grassa», evento clou del carnevale lavisano. Della possibilità di riportare in piazza Grazioli, il cuore del paese, tutto il festoso ambaradan connesso alla preparazione e distribuzione gratuita alla popolazione dei prelibati maccheroni al ragù da sempre piatto forte della “cucina da campo” lavisan-carnevalesca, avevano accennato un anno fa le assessore Caterina Pasolli e Isabella Caracristi.
Il proposito si è dunque concretizzato, appianando di concerto fra amministrazione comunale e Pro Loco, quelle difficoltà essenzialmente di ordine logistico, che ormai più di 20 anni fa indussero a sfrattare la «Zobia Grassa» da piazza Grazioli per insediarla in piazza Garibaldi o del Mercato che dir si voglia. Una buona soluzione - che peraltro si rifaceva ai carnevali lavisani degli anni ‘60 dove maschere e carri iniziarono a sfilare quando venne spostata la Trento Malé - ma che fin dalla prima edizione si distinse rispetto alla precedente, per la scarsa interazione con le altre iniziative legate ai festeggiamenti per il giovedì grasso.
Confinato nel settore più freddo di piazza Garibaldi, il «motore» culinario della Zobia Grassa è andato anno dopo anno a perdere il suo ruolo di perno della festa. Ruolo che si cercherà di recuperare a partire da quest’anno, pur nella consapevolezza che sarà impossibile riavere la magia e l’energia degli anni d’oro, non fosse altro perché molti dei protagonisti di allora, nel frattempo sono «andati avanti».
«Fu all’inizio degli anni ‘70 che la Zobia Grassa si inserì nel programma del Carnevale Lavisano, la cui prima edizione si svolse nel 1946 su impulso della filodrammatica La Vetta e poi dell’oratorio - ricorda Giovanni Rossi, preziosa memoria storica del paese -. Il primo manifesto che la annunciava fu preparato da Italo Varner e ricordo che recitava: “Appuntamento in piazza davanti al Paron de le galete”, ossia alla statua raffigurante don Giuseppe Grazioli (le galete erano i bachi da seta che il sacerdote aveva portato dal Giappone salvando la bachicoltura locale nel XIX secolo, ndr)».
All’ombra del monumento marmoreo, negli anni si sono succedute edizioni memorabili ed affollatissime della Zobia Grassa: «Ad animarle un Comitato molto affiatato guidato dal Bruno “Guardia” (Bruno Girardi, presidente del consiglio comunale nella passata consiliatura, ndr) e Ristori - continua Rossi -. Era una squadra di amici che si divertiva facendo divertire, di cui hanno fatto parte tra gli altri Giorgio Lona, Livio Pergol, il Paolazzi, Aldo Magotti, Danilo Nardon, Luigi Dietre, Gino Bonn e Ferdinando Albertini».
Chi ha più di 45 anni serba ancora ricordi chiassosi e ridanciani di quell’epoca, quando la «Zobia Grassa» iniziava in piazza Grazioli di primo mattino con la mescita del brodo caldo, proseguiva a partire da mezzogiorno con la produzione a getto continuo di maccheroni al ragù e si chiudeva verso le 17 con l’ultima cotta di pasta: i leggendari «bigoi co le sardele» del Ferdinando. Chissà che ripartendo da piazza Grazioli la «Zobia Grassa» non possa ritrovare parte di quello sprint.