"La riforma Zeni sulle case di riposo mette a rischio la qualità dei servizi"
La riforma delle Apsp proposta dall’assessore provinciale Luca Zeni «mette seriamente a rischio la qualità dei servizi agli anziani nella nostra provincia». A dirlo, è il presidente dell’Apsp San Giovanni Gaetano Tait, che si inserisce nel dibattito di queste settimane sull’idea di Zeni di costituire un’azienda per ogni comunità di valle, passando dalle attuali 41 a 16 Apsp.
Tait spiega: «L’accentramento a livello di comunità di valle, con la cancellazione delle attuali Apsp, dei suoi consigli di amministrazione e dei suoi direttori mette in discussione i rapporti con la territorialità molto sentiti nelle nostre strutture, con le varie associazioni gratuitamente presenti per intrattenere i nostri ospiti, con la Comunità e le istituzioni e soprattutto con il volontariato che non avrà più un riferimento a cui rivolgersi».
Contrario alla nuova ipotesi Tait lo è anche per esperienza maturata sul campo: «È da oltre un decennio che presiedo questa struttura e nessuno meglio di noi può immaginare quali e quante problematiche si debbano affrontare giornalmente nel rapporto con gli ospiti, con i familiari, con il personale, con i problemi di pronto intervento e non solo di manutenzione ma di qualsiasi altro tipo presenti nelle nostre strutture. Sono esperienze consolidate da anni di lavoro assieme ai direttori che hanno creato l’alto livello di qualità delle nostre strutture, di cui anche la Provincia si è fatta vanto. Abbiamo sempre anteposto, con grande responsabilità nelle scelte, il benessere della persona che avevamo in carico, il rispetto della sua dignità e soprattutto un rapporto di umanità in modo da ridurre il più possibile il distacco dall’ambiente familiare. Abbiamo sempre rifiutato di essere identificati come ospedali o ancor peggio dei cronicari. Questo è stato quello che ci ha sempre distinti da altre realtà e che ha qualificato il nostro sistema Trentino. Con la cancellazione dei Consigli e dei Direttori, nelle strutture che ne resteranno prive, chi può garantire per il futuro la qualità degli attuali servizi?».
La motivazione presa a pretesto per l’accorpamento obbligatorio è che, accentrando, si risparmia: «Questo però è tutto da dimostrare. - prosegue il presidente - Il costo delle rette attuali dice il contrario, cioè che le strutture più grandi sono e più costano (le attuali rette vanno da 41 euro al giorno nelle piccole a 50-54 nelle grandi)». Lo hanno detto gli economisti della Bocconi e lo dice l’Upipa (Unione provinciale istituzioni per l’assistenza), sottolinea il presidente.
«Nessuno ha mai detto che non si debba fare una riforma del Welfare dell’Assistenza, che è anzi una cosa auspicabile, ma la si può fare senza distruggere quello che fino a oggi ha funzionato», osserva Tait, che auspica inoltre che la proposta sia formulata attraverso un disegno di legge, sottoposto a tutti gli attori del settore che in Rotaliana interessa 40mila cittadini. «Questo non vuol dire - conclude il presidente - che se ci sono strutture che vogliono fondersi sia vietato, lo hanno sempre potuto fare, anche con la legge attuale».