Sover, serata calda di confronto "Il paese sta morendo, svegliamoci"
Da anni non si trovavano così numerosi, i cittadini di Sover: giunti dal paese e dalle frazioni al teatrino di Montesover, l'altra sera, per un «confronto» autoconvocato con l’amministrazione comunale, richiesto a furor di popolo con 130 firme di censiti. Motivo? Darsi una mossa, perché «il paese si sta spopolando» e dalla giunta non c’è dialogo né lungimiranza.
I «sovversivi» (presenti tre carabinieri per l’ordine pubblico) che hanno richiesto la serata sono in realtà brava gente, in gran parte giovani, che hanno a cuore il loro futuro: capeggiati da Massimo Battisti hanno buttato lì il loro malessere. «Nel 1921 il paese aveva 1566 abitanti, e adesso 830. E la cosa peggiore è che la metà ha più di 60 anni» hanno sciorinato paventando lo spopolamento. Ma anche la decadenza dei servizi e della socialità. Il tutto, secondo loro, condito dal fatalismo e dalla rassegnazione di chi è incapace di avere un disegno lungimirante di sviluppo.
Dalla parte opposta della sala la giunta con il sindaco Carlo Battisti che ha rigettato le accuse: «Il calo demografico? C’è in tutta Europa. Il futuro chi lo sa qual è, è pura filosofia... Bisogna anche imbroccarla, e avere fortuna».
La sua, di fortuna, è avere tre giovani assessori dinamici. Daniele Bazzanella, il vice, ha saputo rispondere con proprietà e padronanza a tutte le domande anche ostiche. Francesco Falvo ci mette tutta la buona volontà e Daniela Santuari è senza dubbio preparata.
Il fuoco di fila è stato serrato: come mai il sindaco non ha vigilato sulla «voragine» contabile che l’Ufficio Ragioneria ha provocato in Municipio? Come mai Sover non ha preso niente dai fondi sovracomunali? Come mai è l’unico Comune della Val di Cembra fuori dalla Rete delle Riserve? Come mai i parchi gioco dei bimbi sono messi male? E le fontane? E i lamieroni elettorali che sono esposti da 7 anni ininterrottamente? Perché non si ascolta la gente e non si organizzano incontri pubblici, se non quando obbligati?
Molti gli interventi, tutti costruttivi. Alla fine, dialogando con civiltà, il clima si è stemperato e tutti hanno convenuto che «questo è un inizio, dobbiamo imparare a parlarci di più». Sullo sfondo i problemi più grandi della dimensione comunale: è difficile vivere in periferia, è difficile vivere in montagna, le norme provinciali non tengono conto delle specificità. Rossi, Olivi e Mellarini se lo scrivano sul taccuino, e vengano ad ascoltare, la prossima volta.