Il Comune di Cembra Lisignago condannato a pagare 316 mila euro

È un conto salato, quello che dovrà pagare il Comune di Cembra Lisignago alla ditta Zorzi geom. Mario srl. Un conto lievitato da 200.776 euro alla cifra finale di 316.743 euro.
 
Il Comune ha infatti perso anche la causa d’appello della vertenza avviata dalla Zorzi, per recuperare un credito che la ditta - una delle subappaltatrici dei lavori di costruzione del Centro di protezione civile - vantava verso la fallita Ires Costruzioni srl. Della vicenda, l’Adige aveva già scritto a fine 2016 dopo la sentenza di primo grado. Dall’inizio dei lavori a favore della Ires erano stati emessi 13 certificati di pagamento. Dopo aver liquidato progressivamente i primi 9, nel corso del 2011 il Comune aveva sospeso il pagamento dei successivi stati di avanzamento per complessivi euro 729.435, oltre al saldo per lo stato finale pari ad euro 153.990, perché Ires non aveva fornito le fatture quietanziate dei subappaltatori, come previsto dalla normativa in materia di lavori pubblici. Con delibera della giunta comunale (allora guidata da Antonietta Nardin) del 26 aprile 2012, il Comune di Cembra aveva poi approvato e sottoscritto un accordo con la Ires che prevedeva lo sblocco dei 797.435 euro, ma la Ires avrebbe dovuto pagare i subappaltatori in arretrato, emettendo una garanzia fideiussoria di pari importo. In seguito, però, i subappaltatori non vennero pagati e quando la sindaca provò ad escutere la fidejussione, la società assicurativa Eticofidi he l’aveva emessa non esisteva più, dato che era stata dichiarata fallita nel 2014. Stesso destino poi della Ires Costruzioni Srl, dichiarata fallita il 29 settembre 2016.
 
Dopo essere rimasta con niente in mano, la Zorzi srl ha fatto causa al Comune, chiedendo il riconoscimento di un danno «connesso a un comportamento colposo o comunque illecito» dell’amministrazione, consistito «nell’aver omesso di ottenere dall’appaltatrice, prima di pagarla, le fatture quietanziate dei subappaltatori, accontentandosi di una garanzia fideiussoria di terzi, offerta dalla stessa appaltatrice, ormai insolvente», scrivono i giudici d’appello, riconoscendo che il Comune ha violato la normativa sugli appalti, che avebbe imposto di non pagare la Ires e di non contare su una fidejussione emessa da società sconosciute.
 
«Non faremo ricorso in Cassazione - spiega l’attuale sindaco Damiano Zanotelli -, gli interessi maturano a un tasso dell’8% e già ora ci troviamo a dover pagare 316 mila euro invece dei 200mila richiesti. Il Comune, inoltre, paga due volte la stessa cosa, avendo già liquidato alla Ires i costi dell’appalto». Si potrà recuperare qualcosa? «Figuriamo come creditori - in parte privilegiati, in parte ordinari - del fallimento Ires per 900mila euro, ma non sappiamo cosa tornerà nelle casse». Insomma, una batosta: «Ora dovremo fare un debito fuori bilancio, da sostenere anche mediante risorse già accantonate. Un debito che passerà al vaglio della Corte dei conti che, se riconoscesse l’esistenza di un danno erariale, potrebbe aprire una procedura di responsabilità». Molto probabilmente nei confronti degli ex amministratori comunali, che hanno già qualche grana in corso.

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