Orto biologico, istruzione per l'uso
Varietà ornamentali nonché commestibili, piccole piuttosto che giganti, lisce e corrugate, con sfumature dal bianco al verde, dall’ocra al rosso fiamma, sembrano fatte apposta per stimolare la creatività e stuzzicare il palato con appetitose ricette. Simbolo autunnale, le zucche sono state protagoniste, nei piatti come nelle decorazioni stradali, di una festa tutta loro celebrata sabato e domenica scorsi a Lasino (nella foto uno stand). La cucurbitacea, che è stata celebrata con enfasi nell’arco di due giorni resi possibili dalle forze messe in campo dalla Pro Loco e dal florido tessuto associazionistico locale, non dovrebbe mai mancare nell’orto di casa, meglio se biologico come quello di cui si è discusso sabato sera 7 ottobre in apertura della sesta “Festa della zucca” elogiata dal primo cittadino Michele Bortoli essendo in grado di “fare comunità, in un momento come questo in cui è sempre più difficile”. Suo il vivido ringraziamento esteso a “tutti i volontari che da settimane sono al lavoro per ottenere il meglio da questa manifestazione”, peraltro particolarmente sentita e animata dalla cittadinanza riversatasi in strada di buon grado per assaporare i profumi, i sapori, la musica e l’allegria più genuina.
Orticoltura biologica, il tema sviscerato dal consulente tecnico della Fondazione Edmund Mach, Alex Bertolini, spiegando con semplicità le tecniche di coltivazione e di difesa dalle fitopatie con riferimenti a una Valle dei Laghi dove dai primi anni Ottanta l’agricoltura si caratterizza per essere di piantagione grazie ai filari vitati che ammantano i dolci pendii mescolati a quelli di melo e ulivo. “Occorre concentrasi nel fare qualità in campagna per cercare di esprimere al meglio il territorio attraverso i suoi prodotti”, com’è negli obiettivi del Biodistretto proponendosi di stare sul mercato nazionale e internazionale. Lo si è rilevato a suo tempo nel Documento di sintesi del Piano territoriale di comunità: per non incorrere nel “rischio di una progressiva monocultura - si mise nero su bianco - va promosso il valore della biodiversità come una ricchezza imprescindibile del territorio”.
Ebbene, l’orto biologico si può dire rappresenti oggi anche una scelta e una filosofia di vita. Il ritorno al ciclo delle stagioni, al rapporto atavico tra l’uomo e la terra, al piacere del “fatto in casa”: elementi, questi, di un processo di semplificazione del consumo che rassicura, e per certi versi rasserena, tanto più di questi tempi che il consumatore esige sì un prodotto salubre e saporito da servire in tavola ma è comunque alla ricerca di quelle peculiarità del territorio che ogni primizia porta con sé. Sempre più bioagricoltura, dunque, anche in Trentino, e i dati lo confermano: la superficie coltivata con metodo bio è in graduale espansione e nel 2016 superava gli 8 mila ettari, vale a dire il 23% in più dell’anno precedente e circa il doppio della superficie coltivata dieci anni prima.