La lettera ai sindaci dell'assessore Zeni: "Più flessibilità dal sindacato dei medici"
Di seguito la lettera inviata ieri dall’assessore alla salute Luca Zeni ai sindaci di Mezzocorona e Roveré della Luna:
Egregio Sindaco,
faccio seguito alle Sue sollecitazioni delle ultime settimane in merito al pensionamento di un medico di medicina generale che sta preoccupando parte della popolazione. Occorre innanzitutto specificare che, in merito alla sostituzione dei medici di medicina generale che per vari motivi (pensione o altro) lasciano l’attività, vale la disciplina determinata dalle leggi statali ed è centrale il contratto sindacale. Il medico ha uno stipendio che dipende dal numero di assistiti, e per questo nell’accordo sindacale è previsto che in ogni ambito prima di introdurre nuovi medici occorre che vengano “saturati” i medici presenti. La Provincia ha più volte chiesto di poter abbassare il numero di pazienti per medico, i sindacati hanno fino ad ora consentito di arrivare fino a 1 medico ogni 1275 assistiti in un dato ambito territoriale. Infatti in questa materia la volontà della Provincia è quella di rafforzare più possibile l’assistenza sul territorio. Proprio nella giornata di martedì è stato concluso un accordo tra APSS e sindacati medici sui progetti che sblocca 16 milioni di euro nell’arco di 5 anni, ed altri 3 milioni sono previsti nella legge di stabilità in discussione in questi giorni in consiglio provinciale per le aggregazioni dei medici. Nell’ambito in questione -Mezzolombardo, Roverè della Luna, Mezzocorona, San Michele all’Adige- vi sono medici di medicina generale con ben 1.708 posti ancora disponibili. Questo determina da un lato la possibilità per gli assistiti di trovare assistenza, dall’altro la mancanza dei presupposti per l’inserimento di un nuovo medico. Il caso di Mezzocorona è analogo ad altri (Brentonico ad esempio): un medico va in pensione e gli altri medici presenti hanno spazi di disponibilità per acquisire nuovi pazienti, ma non incontrano la fiducia di una parte dei pazienti del medico andato in pensione. Un problema questo che non può risolvere la politica, e per il quale ribadisco il mio invito ai sindacati dei medici di medicina generale a dimostrare più flessibilità possibile. Ricordo infine, che i comuni possono prevedere alcune forme di sostegno, quali ad esempio la messa a disposizione dei locali, che possono fungere da incentivo per i medici ad aprire ambulatori secondari nella zona»