Barco di Sotto cade a pezzi allarme per la popolazione (16 persone in 6 famiglie)
Un’interrogazione in Comune, un esposto ai vigili del fuoco di Trento, tante segnalazioni verbali: gli abitanti di Barco di Sotto, minuscola frazione di Albiano in cui risiedono 16 persone in 6 nuclei familiari (con alcuni bambini in età scolare), sono stanchi di aspettare risposte che non arrivano. Barco di Sotto, come Barco di Sopra e tanti altri paesini abbarbicati sui pendii delle vallate, è un borgo che lentamente (con l’abbandono dell’agricoltura a favore dell’attività estrattiva) si è svuotato, ma a tenerlo vivo sono state alcune famiglie storiche, oltre a qualche giovane che l’ha scelto come il «nido» dove costruire la propria vita. Un nido che, però, sta diventando scomodo, se non pericoloso.
Ha cominciato nel novembre 2016 il consigliere comunale Alessandro Gilli (ad Albiano c’è una sola lista, a sostenere la sindaca Erna Pisetta), che vive proprio a Barco di Sotto, a chiedere interventi: per la strada piena di buche; per le case fatiscenti e a rischio crollo; per l’impianto idrico vecchio e malandato che porta acqua, spesso sporca, alle abitazioni; per avere uno spazio pubblico dove parcheggiare evitando le doppie file, gli incastri ma anche le multe di solerti vigili; per la messa in sicurezza di un paese soggetto a smottamenti; per la bonifica di una vecchia discarica di rifiuti in prossimità del bivio di Barco di Sopra.
La risposta della sindaca, datata 24 gennaio 2017, prometteva: interventi di asfaltatura per la strada di accesso alla frazione; il rifacimento della rete idrica interna «che risulta in pessimo stato» con possibilità di prevedere lo stanziamento nel bilancio 2017, a seguito dlela qualer concentrarsi sul «decoro e l’arredo rubano». Quanto ad alberi e piante pericolanti, Pisetta assicurava di aver dato mandato a ufficio tecnico, custode forestale e vigili urbani di individuare le situazione più rischiose per predisporre provvedimenti a carico dei proprietari responsabili; mentre per gli edifici fatiscenti da cui si staccavano (ma si staccano tuttora) pezzi di cornicioni e intonaci, si rinviava tutto alla messa a regime dell’ufficio tecnico unico delle gestioni associate, per attivare eventuali e opportuni provvedimenti a carico dei proprietari. E ben due, non una - scriveva Erna Pisetta - sono le vecchie discariche Rsu da bonificare, censite dall’Appa.
Passato un anno da quella risposta, caratterizzato dalla realizzazione di pochi interventi («l’asfaltatura a pezzi della strada di accesso a Barco di Sotto, con buche ancora esistenti», riassume Gilli) e il rifacimento della condotta idrica principale («ma l’acqua rossa esce ancora dai rubinetti», precisa il consigliere), insoddisfatti della situazione, gli abitanti sono tornati all’attacco: è stata Katia Nones a mandare, il 13 febbraio 2018, una «segnalazione di potenziale pericolo per pubblica incolumità» ai Vigili del fuoco di Trento, evidenziando ancora la presenza di piante ed edifici pericolanti in pieno centro, nonché l’assenza di segnaletica orizzontale in grado di rallentare i veicoli.
Tredici i punti a rischio segnalati in una mappa completa di fotografie, allegata all’esposto.
«Qualche pianta è stata tagliata nel settembre 2018, mesi dopo la richiesta e poco prima della tempesta Vaia - spiega Gilli -, da poco è stata sistemata una stradina che porta in paese e si è intervenuti, per gli smottamenti, con provvedimenti di somma urgenza. Ma se anche ai proprietari delle case pericolanti fossero stati fatti dei richiami, non è cambiato nulla». «Anzi, le cose sono peggiorate», sottolinea Chiara Rutta, milanese trasferitasi in Trentino e che da 4 anni risiede a Barco: «Rispetto alle foto scattate più di un anno fa, intonaci e cornicioni continuano a cadere sulle strade. Io il mio bambino ho paura a mandarlo a giocare in giro: ho chiesto più volte interventi ma nessuno fa nulla. Se continua così, penso che me ne andrò».
I residenti chiedono sicurezza e decoro: ma in bilancio non c’è nulla per un borgo che, sistemato, potrebbe essere sviluppato anche per il turismo rurale? «Ci sono 30mila euro per l’acquisto e abbattimento di un rudere - risponde Gilli -, su cui dovrebbe poi essere ricavato il parcheggio pubblico che ora manca. Ma di anno in anno vengono spostati in avanti». E nulla cambia.