Rurale, Lavis dice sì alla fusione con Trento: 1265 contro 512
Un parto lungo e difficile, con un voto giunto a tardissima sera: alla fine i soci hanno detto sì alla fusione fra la Cassa Rurale di Lavis, Mezzocorona Valle di Cembra con quella di Trento. Il risultato della votazione è stato però chiarissimo: 1265 i voti favorevoli. 512 quelli contrari. Cinque astenuti.
L'annuncio del fatico “sì” è arrivato a mezzanotte e mezza, dopo una serata complicata, nervosa e che ha certificato una cosa. Ovvero la spaccatura della base sociale della Cassa Rurale di Lavis, Mezzocorona e Val di Cembra, che ha detto sì alla fusione con Trento ma solo dopo una accesa assemblea straordinaria. Un dibattito, che potete trovare riassunto su “L'Adige” in edicola quest'oggi, che lo stesso Mario Sartori direttore della Cassa Centrale delle Casse Rurali, ha definito «un confronto molto aspro ed acceso, ben venga il confronto ma alcune parole vanno misurate». Una serata conclusa, come detto, con la proclamazione dei risultati a mezzanotte e mezza: sui 1.782 soci partecipanti (il 28,3% dei 6.296 soci complessivi) attraverso 1.327 persone fisiche e 455 deleghe, in 512 hanno detto no alla fusione, cinque si sono astenuti e, per sottrazione, 1.265 sono stati i favorevoli. Un risultato che, di fatto, permetterà il 1 gennaio 2020 la partenza della nuova Cassa che dovrebbe chiamarsi “Cassa di Trento, Lavis, Mezzocorona e Val di Cembra” probabilmente senza il “Rurale”, visto che è difficile pensare a degli stravolgimenti improvvisi nell'assemblea della Cr del capoluogo mercoledì prossimo alla Blm Group Arena di via Fersina.
Nascerà una nuova banca, quindi, con 46 sportelli in tutto il Trentino, quasi 400 dipendenti, 25 mila soci ed una presenza da Aldeno, Cimone e Garniga fino a Mezzocorona passando per Trento, Lavis e la Val di Cembra. Ma non sono mancate le polemiche in questa assemblea straordinaria, “combattuta” sul filo di lana fino all'ultimo. Tanti, tantissimi i mal di pancia, sia per la fusione sia per la gestione di questa assemblea andata in scena alle Cantine di Mezzacorona. Con grande preoccupazione soprattutto da Val di Cembra, dove si temono le chiusure di sportelli, e da Mezzocorona. Perché il volo per alzata di mano aveva lasciato apertissima la contesa, con conseguente e decisiva registrazione dei votanti solamente per il “no” o “astenuti”, ha spinto i più tiepidi ad andarsene prima del tempo visto l'assemblamento di persone che, documenti alla mano, hanno fatto registrare pubblicamente il proprio dissenso. Tant'è che il voto, arrivato alle 22.22 per alzata di mano nel quale è stato impossibile capire chi ha vinto, si è poi concluso con la proclamazione dei risultati due ore dopo, una volta terminate tutte le – inevitabili – lunghe operazioni di registrazione dei voti negativi o astenuti, con un solo scrutatore, il notaio Pagano di Lavis. Con conseguente, ulteriore, mal di pancia di chi ha dovuto fare più di un'ora di attesa per poter attestare la propria contrarietà. Qualcuno dei più convinti sostenitori del “no” ha già preannunciato ricorso, verso la gestione della votazione ed in generale di questa assemblea straordinaria. Se sarà formalizzato o meno lo si capirà la settimana prossima, intanto i vertici della Cassa Rurale lavisana si dicono molto tranquilli.
“Questa assemblea è stata molto dibattuta perché l'argomento portava ad un serio dibattito – ha detto al termine dei lavori il presidente, Ermanno Villotti – un conto è manifestare la propria contrarietà, legittima, ed un altro conto è minacciare ricorsi. Possono farlo ovviamente, si vedrà alla fine chi avrà avuto ragione e chi no”. Per l'istituto di credito nessuna forzatura né irregolarità, si è seguito quanto scritto nello Statuto che prevede il voto per alzata di mano. Per i dissidenti di questa fusione una “furbata” per scoraggiare i più tiepidi nel votare no, agevolando così la vittoria del “sì alla fusione”. Fatto sta che questa fusione diventerà, così, realtà a breve. Una fusione fra due casse in salute e con numeri positivi, che si sono poste di arrivare nel 2022 a risultati ancor più lusinghieri di quelli attuali. Ovvero scendere da 100 a 86 milioni di crediti deteriorati, arrivando poi a raggiungere un miliardo e 622 milioni di raccolta indiretta. Limitando, sempre nel 2022, i costi operativi da 55 a 42 milioni di euro all'anno. Oggi l'utile delle due casse sarebbe di 2,7 milioni di euro, fra tre anni l'ambizioso obiettivo è arrivare a quota 11 milioni di utile.
Su “L'Adige” in edicola il racconto di questa assemblea e delle proteste di buona parte dei soci.
IL COMUNICATO UFFICIALE - L’assemblea straordinaria della Cassa Rurale Lavis-Mezzocorona-Valle di Cembra, ospitata stasera al PalaRotari, ha espresso voto favorevole al progetto di unificazione con la Cassa Rurale di Trento.
L’esito: 1265 i voti favorevoli. 512 quelli contrari. Cinque astenuti.
“Incassato” il sì della base sociale dell’istituto di credito cooperativo con sede a Lavis, l’attenzione si sposta all’assemblea straordinaria della Cassa Rurale di Trento in calendario mercoledì 27 novembre alle ore 20 al Palazzetto dello Sport del capoluogo. Qui i soci saranno chiamati a votare il progetto di fusione con la Cassa Rurale Lavis-Mezzocorona-Valle di Cembra.
“Una banca cooperativa più robusta può svolgere meglio la sua funzione - ha osservato il presidente Ermano Villotti nel suo intervento – Una banca più robusta ma animata dagli stessi principi e dalla stessa attenzione al territorio. Una banca cooperativa in grado di garantire prodotti e servizi ottimali”.
Un “progetto di fusione con visione prospettica – ha aggiunto il direttore Paolo Pojer – Una Cassa Rurale con un indice di solidità del 19,48%, decisamente superiore al parametro minimo richiesto del 10,25%. Una Cassa Rurale con le radici nel territorio e la testa nella modernità”.
All’assemblea straordinaria ha partecipato Mario Sartori, amministratore delegato del Gruppo Bancario Cassa Centrale Banca – Credito Cooperativo Italiano. “Il sistema delle Casse Rurali è un sistema forte, sano e competitivo – ha osservato – Le Casse Rurali danno risposte alle imprese e alle famiglie. Abbiamo la possibilità di guardare avanti, di guardare al futuro. Per questo abbiamo creato un Gruppo Bancario con baricentro a Trento. Il destino si può decidere quando si è forti. E per fare questo servono Casse Rurali sane e forti”.
La nuova Cassa Rurale conta 3 miliardi di euro di attivo, 1 miliardo 700 milioni di euro di impieghi. Raccolta diretta di 2 miliardi 357 milioni di euro, raccolta indiretta 1 miliardo 210 milioni di euro.
Quarantasei filiali, 384 collaboratrici e collaboratori a servizio di soci e clienti nella sede e nella rete di sportelli. Oltre 25mila i soci.
Cassa Rurale con 233 miliardi di euro di patrimonio. Una conferma ulteriore arriva dalla valutazione espressa dal Gruppo Cassa Centrale Banca che colloca entrambi gli istituti di credito cooperativo nella prima “fascia di merito”. Il criterio di valutazione tiene conto dei principali parametri che ne valutano la solidità.
Inoltre, la nuova banca, è la più grande Cassa Rurale del Trentino e la seconda del Gruppo Bancario Cassa Centrale Banca che, complessivamente, conta 84 istituti di credito cooperativo.
Nella foto: un momento della votazione, piuttosto caotica e per questo molto criticata