Ospedale di Mezzolombardo, né carne né pesce: i sindaci chiedono risposte, Segnana parla genericamente di «centralità dei territori»
La struttura non è un ospedale, e nei piani di piazza Dante dovrebbe diventare «Casa di comunità». Il che vuol dire niente degenze e niente posti letto: «Un passo indietro, così disattendono l’accordo sottoscritto nel 2019»
LA RIFORMA Manovre sul futuro del sistema sanitario trentino
MEZZOLOMBARDO. In questa settimana il Centro sanitario San Giovanni diverrà l'oggetto di discussione e confronto politico tra i sindaci della Rotaliana e l'Apss; la mozione del dottor Giorgio Devigili, consigliere comunale indipendente a Mezzolombardo, ha sollevato il coperchio sull'annosa questione del conferimento di un'identità precisa alla struttura sanitaria della Rotaliana, un centro che non è né carne né pesce se, una volta per tutte, non lo si classifica come «ospedale di Comunità», poiché possiede tutti i requisiti per esserlo.
Non a caso, da due anni, è stato ricavato un reparto Covid utilizzando i venti posti letto per i ricoveri delle cure intermedie e dell'hospice.
Il Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, si pone l'obiettivo del potenziamento dell'offerta dell'assistenza territoriale attraverso lo sviluppo degli ospedali di Comunità per le cure intermedie, una struttura sanitaria a ricovero breve della rete territoriale e destinata a pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica e per degenze di breve durata, a gestione prevalentemente infermieristica.
Invece, nell'incontro di martedì scorso tra gli amministratori della Rotaliana e l'assessore provinciale Stefania Segnana, il direttore generale Antonio Ferro e il dirigente generale del dipartimento Salute e politiche sociali, Giancarlo Ruscitti, si è solamente sfiorato l'argomento.
La questione del Centro San Giovanni non era all'ordine del giorno. Infatti, i vertici della sanità trentina avevano convocato sindaci e amministratori di Rotaliana, Paganella e valle del Laghi per illustrare la riorganizzazione dei servizi sanitari sul territorio, ma prendendo spunto proprio da questo tema, il sindaco di San Michele, Clelia Sandri, ha chiesto lumi sul futuro della struttura sanitaria di Mezzolombardo.
Come risposta, è stato garantito che il San Giovanni sarà una «casa di Comunità», una sorta di poliambulatorio con assistenza h24, per la quale i protocolli ministeriali non prevedono posti letto per le degenze.
Torniamo al 27 settembre del 2019, allorquando in un incontro tra il governatore Maurizio Fugatti, l'assessore Stefania Segnana e i sindaci della Rotaliana fu messa sul tavolo l'ipotesi dell'ospedale di Comunità, sulla quale si raggiunse un accordo per valorizzare la struttura di Mezzolombardo. Dopo due anni da quell'incontro, la casa di Comunità rappresenta un passo indietro, una palese contraddizione da parte dei vertici provinciali della sanità rispetto quanto pattuito nel 2019.
«Ci hanno spiegato che la casa di Comunità eroga i servizi che già esistono al San Giovanni - osserva Clelia Sandri - e che, con i soldi del Pnrr, la casa di Comunità potrà essere potenziata con attrezzature tecnologiche per la diagnosi per immagini, evitando così ai pazienti di dover raggiungere gli ospedali di Trento o di Cles».
L'ospedale di Comunità fu rivendicato dai sindaci dell'epoca già nel protocollo sottoscritto nel 2015 con la giunta provinciale, ma invece, con il passare degli anni, il San Giovanni è stato depotenziato fin dal trasferimento a Pergine della riabilitazione cardiologica e la chiusura del punto di primo intervento. Tra l'altro, ciò che contraddistingue l'ospedale di Comunità dalla casa di Comunità, oltre ai reparti di degenza, è l'inserimento nella struttura di un ambulatorio per piccoli interventi di urgenza, come ad esempio sutura e medicazione di ferite leggere, evitando così il sovraffollamento del Pronto soccorso negli ospedali più vicini.
All'incontro con i vertici provinciali della sanità, non era presente né il sindaco di Mezzolombardo, né un suo delegato. «Avevo giustificato l'assenza della nostra amministrazione - spiega il primo cittadino, Christian Girardi - per degli impegni istituzionali precedentemente assunti. Inoltre, non era prevista alcuna discussione sul San Giovanni che avverrà, invece, a metà della prossima settimana».
Infatti, Girardi è il delegato dei sindaci della Rotaliana per trattare sulla riqualificazione del San Giovanni: «Da due anni abbiamo continuamente rinviato l'incontro a causa dell'emergenza sanitaria della pandemia, ma ora è giunto il momento di riprendere in mano e ridiscutere i vecchi accordi». Tornerete a rivendicare l'ospedale di Comunità? «Intanto è importante tornare a sedersi attorno a un tavolo per discutere sull'utilizzo della nostra struttura sanitaria, anche alla luce di quanto è accaduto in questi due anni di pandemia».
Naturalmente, auspicate di ottenere una concreta riqualificazione del vostro ex ospedale. Oppure vi andrebbe bene anche una casa di Comunità?
«Può darsi che chiederemo anche di più. Intanto va ripreso in mano quel che è rimasto sospeso dal 2019, confrontandoci sulle reali esigenze sanitarie del nostro territorio e ragionare su cosa il San Giovanni potrebbe offrire oltre ai servizi già erogati. La nostra è una struttura che merita un ruolo importante nel panorama sanitario provinciale e la regia della sanità trentina lo dovrà riconoscere».
Oggi, mercoledì 2 febbraio, Girardi ha incontrato Segnana, accompagnato dall'assessore alle politiche sociali Sara Martinatti. Presente Gino Gobber, direttore facente funzione Integrazione socio sanitaria di Apss e per l'assessorato Chatia Torresani e Cristina Apolloni.
Ci dice un comunicato stampa della giunta: «Il sindaco Girardi ha chiesto novità rispetto al futuro della struttura. L'assessore Segnana e il dottor Gobber hanno chiarito come le prospettive per l'ospedale vadano adeguate alla luce delle nuove condizioni createsi a seguito della pandemia, della riforma sanitaria provinciale e del fatto che il PNRR prevede una revisione nella distribuzione dei servizi sanitari sul territorio, con una loro più ampia dislocazione.
"La struttura di Mezzolombardo - ha sottolineato l'assessore Segnana - è stata centrale durante la fase acuta della pandemia e lo sarà ancora. Per quanto ci riguarda la nostra volontà è quella di mettere in campo azioni per spostare i servizi sui territori e la struttura rotaliana resta fondamentale in questo senso".
Il sindaco Girardi ha sottolineato che farà il punto sui contenuti del confronto odierno nella prossima conferenza dei sindaci. Successivamente, questo l'invito dell'assessore Segnana accolto dal sindaco, si terrà un nuovo incontro tra l'assessorato, i primi cittadini della Rotaliana e i responsabili della Comunità di valle per verificare insieme i possibili sviluppi del presidio ospedaliero».