Traffico di rifiuti, Adige Bitumi patteggia: ammenda di 80 mila euro e restituzione di 627 mila
Le accuse sulla discarica abusiva, udienza in settembre del processo per altri quattro imputati fra i quali il sindaco. La ditta, d'intesa con il Comune di Mezzocorona, ha predisposto anche un piano per la bonifica del sito
TRENTO. Si spezza il processo che vede otto soggetti - sette persone fisiche e una persona giuridica - imputati per la "montagna" di limo accumulata presso l'area produttiva di Adige Bitumi in località Casetta 2 a Mezzocorona.
In quattro dipendenti e amministratori della società hanno patteggiato per traffico di rifiuti. Questa scelta processuale ha delle importanti conseguenze patrimoniali: la procura infatti ha posto sotto sequestro in vista della confisca 627 mila euro considerati illecito profitto.
Gli altri quattro imputati, tra cui un dirigente provinciale e il sindaco di Mezzacorona, affronteranno invece l'udienza preliminare a settembre e potrebbero decidere di andare a processo.
Intanto ieri, 22 febbraio, davanti al gup Claudia Miori l'avvocato Maurizio Piccoli ha chiesto di costituirsi parte civile per Italia Nostra. Sull'ammissione dell'associazione il giudice deciderà alla prossima udienza dopo aver sentito le difese. La richiesta danni è di 80mila euro.
Sul fronte ambientale ci sono buone notizie: Adige Bitumi, d'intesa con il Comune di Mezzocorona ha predisposto un piano per la bonifica del sito. Entro cinque anni la "montagna" di limo dovrebbe sparire.Ieri i pm Davide Ognibene e Alessandra Liverani hanno dato il via libera ai patteggiamenti non prima però di incassare 627mila euro: sei assegni da 100.000 euro e un assegno da 27.000 euro che sono stati posti sotto sequestro e affidati al comandante del Noe di Trento Renato Ianiello.
La somma sarà depositata su un conto corrente in vista della confisca quando le pene saranno passate in giudicato.
È un risultato importante, frutto di una complessa attività di indagine: nel marzo del 2019 i carabinieri del Noe fecero un blitz presso l'area estrattiva e produttiva. L'attività si concluse con il sequestro di una discarica dalle dimensioni mastodontiche: 200mila tonnellate di fanghi, in grado di formare una collina alta 23 metri.
Con l'accusa di traffico illecito di rifiuti vennero indagati i vertici di Adige Bitumi che ieri hanno chiuso il procedimento giudiziario patteggiando la pena.
Per Paolo Tellatin, (legale rappresentante e presidente del Cda del gruppo) la pena concordata è di 9 mesi; per Stefano Andrea Bordin (amministratore delegato con delega all'ambiente) e Massimo Bezzi (direttore di cava con delega all'ambiente) pena di 6 mesi di reclusione.
In base alla legge sula responsabilità delle persone giuridiche patteggia anche Adige Bitumi spa: la pena è un sanzione di 80 mila euro.
La procura contestava ai vertici di Adige Bitumi il concorso nell'aver gestito abusivamente ingenti quantità di quelli che per la normativa sono rifiuti, realizzando una discarica di inerti costituiti soprattutto da limi (in particolare si contesta l'accumulo di 130 mila metri cubi di fanghi) effettuando uno scarico di acque reflue senza autorizzazione.
Le contestazioni mosse dalla procura partivano dal 2008 e arrivavano al 2019. Al centro c'era l'autorizzazione al deposito di fanghi. Dal 28 febbraio 2008, secondo i pm , la ditta sarebbe stata autorizzata per la sola gestione della cava e non per il deposito dei materiali di risulta.
Invece lo stoccaggio di limi derivanti dal lavaggio del materiale porfirico e calcareo era andato avanti.
Anzi, secondo gli inquirenti era noto che quel cumulo di limi che stava crescendo a dismisura fosse abusivo. Rimangono altri 4 imputati. Dora Pasquale, responsabile dei servizi tecnici comunali di Mezzocorona, benché secondo i pm fosse a conoscenza che era stata realizzata una discarica abusiva (come, secondo l'accusa, si evince da una corrispondenza, agli atti, tra lei e Anderle) è finita nei guai per non essere intervenuta e per non aver preso tempestivi provvedimenti.
Il sindaco Mattia Hauser, imputato solo per un'ipotesi di abuso d'ufficio, dopo il sequestro della discarica firmò l'ordinanza (datata 12 aprile 2019) di rimuovere il materiale limoso «per la parte che eccede la quantità autorizzata» e non di smaltire l'intero cumulo.
È accusato di aver omesso di segnalare la situazione anche Mario Bertolini, perito minerario e progettista per il Gruppo Adige Bitumi nonché incaricato per conto del Comune di Mezzocorona dei controlli sulle aree cava.
Un'ipotetica condotta omissiva viene contestata anche ad Anderle, all'epoca dirigente di Sava: pur sapendo dal 2009 - sostiene l'accusa - che in località Casette 2 era stata realizzata abusivamente una discarica di inerti, non avrebbe avviato accertamenti e non avrebbe informato l'autorità giudiziaria.
Ad Anderle (accusato di traffico illecito di rifiuti e abuso d'ufficio) vengono contestate anche alcune "riunioni di cortesia" con i responsabili di due ditte, una di Predazzo e l'altra di Pieve di Bono: dopo l'accertamento di alcune violazioni, anziché attivare subito i controlli, avrebbe avuto atteggiamenti di favore preferendo mandare sul posto personale non specializzato, anziché tecnici dell'Appa.
Naturalmente queste sono accuse in questa fase ancora tutte da dimostrare.
Le difese di chi non ha patteggiato si preparano a dare battaglia in un eventuale processo. Certo, la procura con i patteggiamenti a segnato "punti" a suo favore.