Zambana, il piccolo Simone ha fretta e nasce in auto. La gioia dei genitori
Nessuna avvisaglia, il termine per il parto era previsto il 2 febbraio. Poi alle 23 del 18 gennaio le prime contrazioni e il figlio di una coppia di Zambana viene alla luce nel tragitto verso l’ospedale S. Chiara
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ZAMBANA. Alla fine tutto è andato bene: il piccolo è sano, la mamma sta benone e il papà è stato bravissimo. E allora la storia diventa un'avventura a lieto fine tutta da raccontare. A parlare sono Andrea Furlini, il papà, e Chiara Degasperi, la mamma. Siamo a Zambana, il 18 gennaio e sono le 22.30.
«Ero tranquilla, nessuna avvisaglia - spiega Chiara - e alle visite mi avevano detto che andava tutto bene e che il termine per il parto era previsto il 2 febbraio. Poi alle 23 le prime contrazioni, sempre più ravvicinate, e il dolore che cresceva. Ho chiamato mio marito Andrea dicendogli che dovevamo andare al S.Chiara e poi abbiamo chiamato il nonno perché venisse a casa per rimanere con i nostri altri due bambini, Stefano di 12 anni e Mattia di 4, che dormivano beatamente».
Il tempo di organizzarsi e la coppia esce di casa pronta a dirigersi verso l'ospedale. E Chiara, una volta in strada, può finalmente urlare. Prima, con gli altri due bimbi che dormivano, non voleva per non svegliarli e spaventarli. Cuore di mamma, anche col dolore del parto. Le contrazioni sono ogni due minuti, poi ogni minuto. Il tempo di scendere con l'ascensore e salire in auto e sono ogni trenta secondi. La coppia parte e percorre circa 400 metri in Corso Milano. Una strada dove ci sono i dossi per rallentare. E ogni donna che abbia partorito capirà benissimo perché sottolineiamo questo particolare.
Prosegue Chiara: «Superati i dossi ho fatto accostare la macchina». Lei sente che il momento è arrivato, lui chiama il 118. «Erano le 23.38 quando ho chiamato - racconta Andrea -. Ho accostato e poco dopo sono uscito e ho fatto il giro della macchina per andare da Chiara. Ero molto agitato e stavo spiegando agli operatori cosa succedeva. Sono arrivato da lei e ho visto la testa del bambino. Stava nascendo. Dopo un attimo lo avevo in braccio. Erano le 23.42 e Simone era nato».
È quasi mezzanotte, i due - anzi tre - sono in strada a Zambana. Ed è il 18 gennaio. «Il mio primo pensiero è stato il freddo - prosegue l'eroico papà - e così mi sono tolto giaccone e felpa (rimanendo in maglietta) e ho asciugato e avvolto il bambino. Intanto in viva voce mi spiegavano di controllare il cordone e di legarlo, così mi sono tolto un laccio della scarpa ed ero pronto a seguire le indicazioni, in attesa che arrivasse l'ambulanza.
All'inizio il piccolo ha pianto, poi no. Al telefono hanno detto di frizionarlo. Ed effettivamente sono bastati due massaggi sulla schiena e ha ripreso a piangere, con gli occhi aperti, andando subito a caccia del seno della mamma. Insomma, stava benone». Papà Andrea sorride, ma quei minuti non sono stati facili. «Se mi avessero detto che avrei fatto nascere mio figlio in strada non ci avrei mai creduto. Io mi blocco in queste situazioni, ho paura. Ma l'adrenalina e l'istinto mi hanno aiutato». In attesa dell'ambulanza, come sempre quando nasce un bambino, si avvertono i parenti.
«Nelle risposte - sorride Chiara - mi dicevano: "Ma come è nato? Non ci hai neanche avvertiti che andavi in ospedale". Ma il primo messaggio è stato per Stefano, il nostro "grande", perché gli avevo promesso che sarebbe stato il primo a sapere. Mi ha risposto la mattina dicendo che Simone era bellissimo e che aveva anche pianto di gioia. Ma solo un pochino».