La svolta: l'immondizia diventerà combustibile

Dall'inceneritore alla produzione di combustibile: più  che un assestamento, il quarto aggiornamento del Piano provinciale di smaltimento dei rifiuti, approvato in bozza dalla giunta e illustrato ieri all'assemblea del Consiglio delle autonomie, rappresenta una rivoluzione. Nel breve periodo si prevede di esportare i rifiuti indifferenziati grazie ad accordi con realtà limitrofe, Bolzano su tutte; nel giro di 5 anni, poi, verrà realizzato a Ischia Podetti un impianto di trasformazione dell'indifferenziato in Css, Combustibile solido secondario, con un secondo impianto, più piccolo, a TaioL'editoriale del direttoreL'intervento di Gilmozzi

di Franco Gottardi

rifiutiTRENTO - Più che un assestamento è una rivoluzione. Il quarto aggiornamento del Piano provinciale di smaltimento dei rifiuti, approvato in bozza dalla giunta comunale e illustrato ieri all'assemblea del Consiglio delle autonomie, rappresenta una svolta di 180 gradi rispetto all'impostazione precedente. Sparisce infatti, come ampiamente previsto, l'anello finale rappresentato dall'inceneritore. E viene cancellato il presupposto che lo aveva indicato come necessario, cioè la necessità di chiudere il cerchio dei rifiuti in Trentino.


La strategia di breve periodo prevede al contrario che la Provincia stringa accordi con le realtà limitrofe, Bolzano prima tra tutte, per smaltire i propri rifiuti residui nei loro inceneritori. Poi, nel giro di cinque anni, verrà realizzato a Ischia Podetti un impianto di trasformazione dell'indifferenziato in Css, Combustibile solido secondario, che potrà essere bruciato nei cementifici e negli impianti termoelettrici abilitati. Si sposa insomma la soluzione indicata dieci anni fa da una parte del movimento ambientalista trentino come alternativa all'inceneritore, soluzione all'epoca sdegnamente rifiutata dal governo Dellai proprio perché incapace di chiudere il cerchio.


Non che l'impostazione precedente sia stata messa in discussione per folgorazioni ambientaliste, in realtà la svolta è figlia di un mercato che non considera appetibili impianti di combustione dei rifiuti troppo piccoli. I Trentini sono stati troppo bravi con la raccolta differenziata, passando dal 21,3% del 2002 al 71,4% del 2012 con una proiezione del 74% per l'anno in corso, una percentuale che ci pone nettamente in testa tra le province italiane. E così se nel 2010 andava deserta la gara per costruire un impianto di incenerimento da 103 mila tonnellate all'anno, oggi siamo già scesi a una produzione di residuo di 66.000 tonnellate. Quell'impianto insomma sarebbe decisamente sovradimensionato. «È stato uno stop salutare - ammette l'ingegner Paolo Nardelli, responsabile dell'Agenzia per la depurazione - anche perché se all'epoca si prevedeva un costo di conferimento dei rifiuti all'impianto di 110 euro a tonnellata oggi non si potrebbe andare con un impianto più piccolo sotto i 200 euro». Sarebbe insomma un peso enorme sul sistema complessivo che andrebbe fatalmente ad appesantire le bollette dei cittadini.


C'è poi una novità normativa ad aver indirizzato la Provincia. È il decreto Clini del marzo scorso, varato dall'allora ministro per l'ambiente con l'obiettivo di aumentare la produzione di combustibili rinnovabili utili per alimentare le centrali termoelettriche, rendendo l'Italia meno dipendente dall'acquisto all'estero di carbone combustibile. La produzione e il trasporto del Css sono incentivati e proprio sulla costruzione di un impianto centralizzato a Ischia Podetti è incentrata la strategia di medio-lungo periodo. Si conta di realizzarlo entro il 2018 con una capacità di trattare 50.000 tonnellate all'anno di residuo, la quantità che si calcola verrà prodotta in provincia a quella data. Un secondo impianto, più piccolo, verrà realizzato presso la discarica di Iscle a Taio, in bassa Val di Non; avrà una capacità di 15-20.000 tonnellate all'anno e servirà per smaltire nel giro di 15 anni tutte le ecoballe accumulate in quel sito, smantellando la discarica. Questo secondo impianto avrà però bisogno di un accordo col Ministero perché sarebbe il primo caso in Italia.


Da qui al 2018 solo una parte dei rifiuti indifferenziati continuerà a finire nelle discariche. La Provincia, che ne assumerà dal primo gennaio prossimo la gestione diretta, conta infatti di chiuderne sei su otto, tenendo attive solo le più sicure e controllate, quella di Ischia Podetti e quella di Rovereto. Il residuo per qualche anno dovrà perciò essere esportato e smaltito fuori provincia. Il Piano indica negli accordi di programma con i vicini, a partire da Bolzano che ha da poco messo in funzione il secondo inceneritore, la via da seguire. I tecnici calcolano che con quello che si risparmierà nella gestione delle discariche, che da un costo annuo di 12,8 milioni scenderanno a 3,2, si potranno finanziare le spese di conferimento extraprovinciale prima e di gestione dell'impianto di Css poi.


Il Piano dovrà ora essere formalmente approvato dalla giunta, poi verrà depositato per raccogliere le osservazioni, discusso dal Consiglio delle autonomie e approvato in via definitiva.

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