Appello alla Provincia per Castel Belasi
Castel Belasi? «Una scommessa persa». Il Comune di Campodenno getta la spugna e lancia un Sos alla Provincia, perché acquisti al più presto il maniero. Lo scarno bilancio di previsione 2014 è impietoso: «Mancano le risorse. È chiaro che d’ora in poi l’amministrazione non riuscirà più a mettere mano al castello», ha annunciato il sindaco Daniele Biada nella seduta consiliare di mercoledì. S’interrompe così, amaramente, il sogno di riportare l’imponente edificio medievale all’antico splendore.
Castel Belasi? «Una scommessa persa». Il Comune di Campodenno getta la spugna e lancia un Sos alla Provincia, perché acquisti al più presto il maniero. Lo scarno bilancio di previsione 2014 è impietoso: «Mancano le risorse. È chiaro che d’ora in poi l’amministrazione non riuscirà più a mettere mano al castello», ha annunciato il sindaco Daniele Biada nella seduta consiliare di mercoledì. S’interrompe così, amaramente, il sogno di riportare l’imponente edificio medievale all’antico splendore.
Castel Belasi, le cui origini risalgono ad inizio Trecento, per secoli è stato dimora della potente famiglia Khuen, che lo trasformò in una magnifica fortezza. Abbandonato definitivamente nel secondo dopoguerra, ha attraversato decenni di triste degrado, finché nel 2000 il Comune ha acquistato l’intero complesso, avviando un impegnativo progetto di restauro. Adesso, tuttavia, il quarto lotto dei lavori è stato stralciato dal bilancio comunale; la voce avrebbe assorbito 200mila euro.
«La somma è stata dirottata verso altri interventi di maggiore priorità, come la sistemazione di via S. Barbara a Termon», ha spiegato Biada, riferendo di aver avviato degli incontri con Trento. «Sono andato a chiedere cosa possiamo fare a questo punto. Il restauro si trascina da almeno 12 anni e siamo arrivati soltanto a metà. Nel 2010 abbiamo installato una centrale termica a biomassa: se andiamo avanti così, quando tra un’altra dozzina d’anni i lavori saranno forse conclusi, quella caldaia sarà già vecchia, inutilizzabile».
Il consigliere Ivano Pezzi ha parlato di una scommessa persa: «Era un gran bel progetto, ma ora non c’è niente da fare. Abbiamo avuto sfortune incredibili che ci hanno fatto perdere tempo, poi è arrivata la crisi». La sola speranza è l’intervento provinciale, anche se nessuno vuole illudersi, date le difficoltà economiche generali. «L’obiettivo è far rivivere il castello, ma se Trento non ci dà una mano, ci facciamo una brutta figura tutti quanti», ha ribadito il sindaco.
Sogni infranti e vacche magre hanno portato i consiglieri ad affrontare il tema dell’accorpamento dei piccoli comuni. A lanciare il sasso nello stagno è stato Pezzi. «Nel passato si è speso tanto e male, ma ora la festa è finita: il bilancio è poverissimo. Dobbiamo metterci tutti attorno allo stesso tavolo e fare come in Predaia. Basta con i campanili, la gestione del territorio è sovracomunale. La prossima consiliatura dovrà intraprendere la via dell’unificazione, non c’è alternativa». Il vicesindaco Lorenzo Zanoni è stato esplicito, indicando nella «fusione a freddo» il modello da seguire. «Non facciamo come in Alta Anaunia: il cammino dell’unione è troppo lento. Meglio andare subito al sodo, come in Predaia». Pienamente d’accordo la minoranza: «Auspichiamo che l’amministrazione intrecci migliori rapporti con i Comuni vicini. Ognuno guarda il proprio orticello, è vero, ma quando l’insalata non cresce più…», il commento finale di Federico Turrini e Mauro Dalpiaz.