Ciao Alice, il tuo sorriso ci accompagnerà Una folla per l'ultimo abbraccio

di Andrea Bergamo

Dopo lo choc e le lacrime, è arrivato il giorno dell’ultimo saluto ad Alice Magnani. L’intera comunità di Predaia e i tanti amici che conoscevano la ventiduenne della val di Non l’hanno abbracciata per l’ultima volta questo pomeriggio, a Segno.
La morte di Alice in un incidente stradale avvenuto giovedì sera a Dolcé, nel Veronese, ha profondamente scosso l’intera comunità trentina. La ragazza era nota per le numerose presenze nella Nazionale di tamburello e per la tenacia con cui combatteva la malattia che la affliggeva sin dall’età di sette anni, l’artrite reumatoide. Un male di cui lei non aveva mai fatto mistero, e che non le aveva impedito - nonostante i forti dolori - di continuare ad allenarsi, vincere 13 scudetti e 2 volte la Coppa Italia, una Super Coppa e una Coppa Europa e iscriversi alla facoltà di Scienze neurologiche e motorie all’Ateneo di Verona.

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Alice era diretta proprio verso la città universitaria, quando ha incontrato il suo destino. Dopo un breve allenamento con la sua squadra, il Sabbionara, interrotto dall’arrivo di un intenso temporale, la ragazza aveva cenato con le compagne, fra le quali l’amica del cuore Giulia Rossi. Un ultimo sorriso, poi è salita in auto. Lo schianto tra la sua Hyundai e una Bmw che viaggiava in direzione opposta, non le ha lasciato scampo. A quel punto è iniziato l’incubo di Papà Dino, persona stimata e molto nota in Predaia, mamma Danielle e della sorella maggiore, Isabella.
A piangere la scomparsa della ragazza sono le tante persone conosciute nella sua breve esistenza. In molti hanno voluto lasciare un saluto o un ricordo sulla pagina Facebook di Alice Magnani, attiva nell’associazionismo e nel volontariato. La comunità di Segno e di Predaia non ha mancato di far sentire la propria vicinanza alla famiglia Magnani, e il sindaco Paolo Forno ha proclamato per oggi il lutto cittadino.

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Anche il presidente del Coni Giovanni Malagò ha voluto esprimere il proprio cordoglio, con una telefonata a papà Dino. Malagò aveva incontrato Alice a Roma lo scorso febbraio, per conferirle la medaglia d’oro al merito sportivo, con la promessa che la sua storia sarebbe entrata nel secondo volume di «Storie di Sport, Storie di Donne», libro in cui il numero uno del Coni racconta i segreti dello sport al femminile.
Oggi, per ricordare Alice, è stato osservato un minuto di silenzio su tutti i campi di gara. Perché per la ragazza lo sport era davvero una ragione di vita, e nonostante la sua assenza da Segno per molti giorni a settimana, quando faceva ritorno in paese non mancava di allenarsi con gli amici, nel campo dove da bambina aveva imparato a giocare a tamburello. Lo ricorda bene il presidente della Sportiva dilettantistica di Segno, Efrem Chini: «Sembra impossibile che Alice non ci sia più. La sua era un’immagine così pulita e solare... Ha vissuto con grande entusiasmo e forza di volontà, grazie ai quali riusciva a sopperire alle difficoltà. Era il nostro orgoglio».

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