«Dal gran al pan» filiera corta in val di Non
«Un anno denso di soddisfazioni». Lo afferma Irene Pezzini, titolare del panificio «Dal gran al pan» aperto dodici mesi fa a Sarnonico in val di Non, chiarendo che questo periodo «è stato impegnativo, per il necessario percorso di assestamento ed ottimizzazione delle tecniche di panificazione con lievito madre e delle attrezzature. Abbiamo raggiunto ottimi risultati, producendo pane e prodotti da forno che oggi risultano essere ottimi alimenti a filiera corta».
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«Dal gran al pan» non è un normale panificio. Nasce dall’idea partorita anni fa da Giovanni Pezzini, da decenni titolare di una nota azienda artigiana di lavorazione del legno ad Amblar. «Quand’ero piccolo la vita aveva i ritmi delle stagioni», affermava Giovanni, all’inizio di questo decennio, spiegando il suo progetto. In alta valle si coltivava il grano: e quando c’era la mietitura non c’erano santi, tutti nei campi a lavorare dall’alba al tramonto, non c’erano più né scuola, né catechesi, né altro. Campi da falciare, e poi la battitura, i chicchi portati al mulino, la farina... ricordi vivi, per Giovanni, che dopo decenni trascorsi tra piallatrici e segatura decide di ritornare a quei tempi. Pur proseguendo la sua professione, coltivando dei campi a cereali, ed aumentando la produzione di anno in anno. Grano, orzo, segale, farro... Nel frattempo nascono «Alta Val di Non-Futuro sostenibile», e gli «Amici della terra» che coltivano «bio»; nascono i termini «filiera corta» e «chilometro zero». Giovanni Pezzini, assieme al fratello-socio Cornelio, gira molto; e in qualche sperduto maso della regione scova antichi mulini, macchine con cui un tempo si lavorava il grano nelle fattorie; le acquista, le installa nella sua falegnameria, le ripara amorevolmente, le rimette in moto. Nel 2012 apre il «suo» mulino, a Sarnonico, grazie alla disponibilità dei locali che gli vengono affidati da una residente; inizia a produrre varie farine. Un paio d’anni fa chiude il panificio del paese, gli anziani fratelli che per decenni l’avevano gestito dicono basta. L’occasione è ghiotta: subentrare, trovando concreta applicazione per le farine prodotte. Un anno fa, appunto, l’inaugurazione; e le cose «stanno andando», tanto che la filiera corta marchiata Pezzini trova spazio al Salone del gusto di Slow Food, a Torino, nell’autunno dello scorso anno.
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Il negozio viene affidato ad Irene, con cui collaborano mamma Annarosa ed il fratello Tiziano. Fin dall’inizio il sogno di Giovanni Pezzini si chiamava «Dal gran al pan»; stesso nome dato al panificio. A «benedire» il primo anno di vita, oltre a molte altre persone, la sindaco Emanuela Abram: «un buon segnale, auspichiamo che le pratiche agricole virtuose dell’agricoltura di montagna trovino sempre maggiore spazio», ed il consigliere provinciale Lorenzo Ossanna. Spuntino a base di pane, grissini, dolci e quant’altro, con salumi trentini, formaggi locali, succhi di mela, sciroppi e vini, tutto a chilometro zero e dintorni. Un successo. Anche perché «questo» pane mica si butta. Prodotto di nicchia, costa un po’ di più, ma mantiene la sua fragranza per giorni; ed ha qualità nutrizionali superiori al pane industriale. Perché? Semplice: «dal gran al pan».