Ladinità anaune in Parlamento

Ottobre «sposa» la tesi di Caterina Dominici

di Andrea Bergamo

La questione noneso-ladina approda per la prima volta in Parlamento, attraverso l’interrogazione del deputato Mauro Ottobre. Secondo il parlamentare autonomista - salito ieri in Anaunia per presentare il documento assieme alla pasionaria Caterina Dominici - il riconoscimento della parlata anaune (al pari di quelle fassana, cimbra e mochena) avrebbe come primo effetto il rafforzamento dell’autonomia speciale trentina.
«La richiesta di riconoscimento - evidenzia Ottobre - si basa anche sulla constatazione che, senza il supporto delle istituzioni, nessuna minoranza per quanto radicata, nei tempi presenti è in grado di sopravvivere».

Ricordiamo che in occasione del censimento di 5 anni fa, un noneso su quattro (pari a circa 10.000 cittadini) si era dichiarato ladino. «La questione aspetta da un anno e mezzo di essere affrontata dalla Commissione partitetica dei Dodici, presieduta dall’ex governatore Lorenzo Dellai, che senza alcun motivo sta ostacolando l’iter» ha affermato Dominici. «E’ inspiegabile che il riconoscimento non sia mai stato messo all’ordine del giorno» ha aggiunto l’onorevole Ottobre, che al primo ministro chiede «quali iniziative intenda assumere il governo, al fine di garantire che la minoranza linguistica nonesa venga legalmente riconosciuta ed acquisisca tutti i diritti di cui finora gode solo la minoranza fassana».

Ma l’eventuale riconoscimento, non comporterebbe un aumento della burocrazia, vista la necessità di redigere i documenti della pubblica amministrazione in doppia lingua? «Assolutamente, ci sono solo vantaggi» risponde Ottobre, supportato dall’avvocato Sergio De Carneri e dal presidente dell’associazione Rezia Giulio Filippi. Alla presentazione erano presenti anche Fabio Widmann, Dolores Keller e Leonardo Paternoster.

«Sul gruppo linguistico ladino - si legge nell’interrogazione rivolta al premier Matteo Renzi - grava la minaccia del misconoscimento e dell’estinzione, in quanto lo Statuto non distingue in linea generale i vari ceppi di appartenenza e, in Trentino, riserva una complessa normativa a tutela dei ladini dolomitici insediati in val di Fassa, ma non disciplina ancora i diritti dell’altro gruppo linguistico ladino, stanziato nelle valli del Noce». Caterina Dominici ha ricordato che «il noneso è una lingua neo-latina. Si tratta del ladino più antico e parlato dell’arco alpino e si distingue dal gruppo ladino dolomitico per storia, dislocazione geografica e identità culturale». Secondo i promotori della causa ladina dei nonesi, questo gruppo ladino sarebbe sorto 2.000 anni fa, dall’innesto della lingua e della civiltà romana su quelle delle popolazioni retiche.

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