Il fotovoltaico che va a caccia del sole

di Guido Smadelli

Un impianto fotovoltaico di massima efficienza, innovativo, già testato in Arabia e Medio Oriente, è stato presentato ufficialmente il 26 luglio dagli ideatori ed alcune autorità.
Un impianto denominato «Archimede», che nasce dalla capacità di due ingegneri usciti dall’ateneo trentino, nel 2010 fondatori di una start up (Società Trentino Rainbow), e vincitori del bando Seed Money bandito da Trentino Sviluppo.
I due laureati in ingegneria dei materiali di strada ne hanno fatta, da allora. Paolo Decarli e Michele Tonezzer (nella foto), fondatori e soci della citata società, hanno messo a punto un impianto fotovoltaico estremamente innovativo, che oltre a produrre più del doppio di un normale impianto al silicio è quasi interamente riciclabile (al 95%; gli impianti normali sono in toto rifiuto speciale).

È lo stesso Michele Tonezzer, nel corso della presentazione, ad illustrare i dati: questo tipo di impianto ha un’efficienza del 42%, al posto del 18% degli impianti in uso. Il sistema è del tutto diverso dai normali pannelli diffusi ovunque: questi innanzitutto inseguono il sole nel loro insieme, ma inoltre ogni singola cellula si orienta, a seconda della stagione, per catturare più sole possibile. Risultato: i pannelli al silicio hanno una resa minima al mattino, una punta quando il sole è allo zenit, per poi scendere gradualmente a zero a sera. Questi entrano subito in produzione ai primi raggi, viaggiano al massimo, calano repentinamente al tramonto. Risultato: una di queste colonne montate produce 4,5 kilowatt, contro gli 1,7-1,8 di un impianto al silicio. Sul lungo periodo la forbice è ancora più ampia: in un anno questo produce 21.000 chilowattora, un impianto al silicio 6.000. Ne risulta che per produrre la stessa quantità di energia basta un terzo di spazio? Ultimo dato: l’energia spesa per realizzare questi pannelli viene recuperata in circa 10 mesi; per recuperare quella di pannelli al silicio servono tra i 3 ed i 4 anni.

«Il tutto monitorato dall’Università di Ferrara, specializzata in questo campo - sottolinea Tonezzer, - quindi si tratta di dati reali e testati». Confermati peraltro dal primo periodo di sperimentazione: i pannelli, posti a fianco del centro sportivo di Cavareno, funzionano da ottobre, e i dati testimoniano che le enunciazioni sono veritiere. L’impianto, costato 230 mila euro (cui si aggiungono investimenti comunali per area, recinzione, videosorveglianza), è stato finanziato al 50% dalla società, la parte rimanente dal Bim.

«Da tempo abbiamo scommesso su questo sistema innovativo - afferma il presidente Giuseppe Negri. Da un nostro studio effettuato anni fa risultava che l’Alta Val di Non presenta caratteristiche adatte, una zona dove la radiazione solare è notevole, con una situazione climatica che consente una bassa dispersione dell’energia solare». Per il Bim peraltro il sostegno alle energie rinnovabili e pulite è una mission, ha sottolineato Donato Preti, presidente di vallata del Bim: «Lo dimostra il sostegno ai comuni sulle fonti energetiche alternative, con mutui a tasso zero». Presente anche il presidente della Comunità di valle, Silvano Dominici, che ha sottolineato come questo impianto si sposi con l’ampio progetto varato dalla Comunità, che prevede tra i punti focali il risparmio energetico. «Anche se per ora - ha ironizzato Dominici - la sede della Comunità di valle è uno degli edifici più energivori dell’intero pianeta».

Una sorpresa, dai dati finora rilevati: la resa di questo impianto è simile a quella testata su quelli che la Società Trentino Rainbow ha realizzato in Egitto, Giordania e Dubai. Un particolare mica da poco, anche in chiave turistica: qui il sole «lavora meglio» che altrove?

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