I bravi scolari di Rumo coltivano la terra
Ragazzini dai 6 ai 10 anni lavorano nei campi, producono cereali e frutta, confezionano farine, pane, aceto, formaggi. Lavorano anche d’estate, affiancati da genitori, nonni, altre persone della comunità che, oltre a mettere a disposizione i terreni necessari (appezzamenti non più coltivati dai proprietari) aiutano i ragazzi nel lavoro, sia con le braccia (le madri a «ledrar» il mais), sia con i mezzi agricoli necessari.
Non si tratta di una adolescenziale start-up, ma di una cooperativa scolastica istituita da qualche anno alla scuola primaria di Rumo, grazie ad una forte sensibilità degli insegnanti (uno in particolare, che non vuole apparire col suo nome sul giornale, perché i veri protagonisti sono loro, gli allievi). La cooperativa scolastica è attiva dal 2004, ed ogni anno ovviamente si rinnova. «Il sogno smarrito» attualmente all’opera è, come sempre, stato deciso dai ragazzi; che hanno elaborato statuto e regolamento, i candidati hanno affrontato un test per entrare nel cda, e nelle sedute di consiglio (a scuola) gli insegnanti provvedono solo alla stesura dell’ordine del giorno, poi fuori dalla porta, perché i consiglieri decidano in totale autonomia.
Quest’anno le operazioni elettive si sono concluse il 28 settembre, e il nuovo cda si è subito messo all’opera. Già contando sul lavoro dei predecessori: le farine, gli aceti e quant’altro sono frutto dell’anno precedente, ma c’era pur sempre da preparare il campo del frumento, seminarlo, e via dicendo, per preparare il raccolto 2019. Ed ogni venerdì c’è da lavorare il latte, per produrre formaggio, ci sono da confezionare i beni che poi vengono messi in vendita (sempre sold out), ed un sacco di altre attività.
C’è anche il momento di «restituzione»: una serata pubblica, dove vengono presentati il lavoro d’annata, i risultati ottenuti, con contorno di canti natalizi, discorsi delle autorità, applausi di parenti e sostenitori, acquisto dei prodotti esposti sul banco vendita allestito in fondo alla sala dell’auditorium, dove l’altra sera il momento pubblico si è tenuto, con filmati, slide, testimonianze dirette, commenti, presentazione di progetti.
Un particolare singolare è che questa cooperativa scolastica si autofinanzia. Il ricavato viene destinato in parte alla beneficenza, il rimanente all’acquisto di attrezzi (l’ultimo, un «mietilega»), il resto al finanziamento delle gite scolastiche, che per le famiglie di questi alunni-agricoltori costano pressoché niente.
«Un progetto che si basa sul tema del lavoro, reso possibile dal coinvolgimento della comunità - spiega un insegnante -. Ci serviva una mietitrebbia, ce n’era una disponibile a Forlì, un genitore dotato di camioncino è andato appositamente laggiù a prenderla. Quando è stata scaricata un nonno ha visto che c’erano delle parti in legno danneggiate, il giorno seguente si è presentato con dei pezzi lavorati su misura con cui sostituirle. E sono solo degli esempi, danno una mano le famiglie dei ragazzi, ma anche molte persone che bimbi a scuola non ne hanno». Insomma, è coinvolto il paese intero.
E i ragazzi? Entusiasti. Si impegnano con gioia, si divertono, ed imparano cosa significhi il lavoro della terra, che i loro nonni affrontavano ogni giorno. Lavorando tutto «al naturaleù, producendo pane con lievito madre, tutto fatto in casa, tranne la decorticatura di orzo e farro (nuovi prodotti d’annata), cui provvede una persona esterna al paese dotata di apposita attrezzatura.
Non si tratta di piccoli quantitativi; ad esempio, con il raccolto 2018 sono stati prodotti 350 chili di grano e 150 litri di aceto, oltre a tutto il resto. Dove ci sono alberi da frutta (pere spadone per l’aceto, mele) il diserbo non è né meccanico né (tantomeno) chimico. Ci pensano le pecore che il comune ha acquistato allo scopo.
La cooperativa scolastica assume ormai le dimensioni di azienda agricola. Ogni anno qualche passo avanti. Nella convinzione che anche questo sia «fare scuola», vedi don Milani e la sua scuola di Barbiana. Non si può dire se da Rumo usciranno un capo del sindacato o un presidente di provincia, come da quella scuola toscana, ma chissà mai.
Ecco le foto di un anno di lavoro.