Camping distrutto, maxi risarcimento «Basta polemiche, vivo una tragedia»
Non nasconde l’amarezza per le polemiche politiche di questi giorni, Livio Valentini, l’imprenditore che nella notte della tempesta Vaia, nell’ottobre 2018, oltre a rischiare la propria vita, assistette impotente all’ondata di fango improvvisa, all’esondazione del rio Rotian che distrusse il campeggio a Dimaro. Una struttura ricettiva che lo stesso Valentini aveva creato 37 anni anni prima.
«È trascorso quasi un anno, ma non passano il dolore e l’ansia per questa enorme ferita emotiva», dice Valentini, raggiunto al telefono dall’Adige. Ora dalla Provincia, in virtù di una legge varata l’altroieri con la contrarietà delle opposizioni, arrivano nove milioni di risarcimento. I consiglieri contrari contestano, innanzitutto, l’assenza di un vincolo che leghi l’erogazione di denaro pubblico alla ripresa dell’attività, in un’altra area della val di Sole, dato che la zona del rio Rotian ora è considerata a rischio.
Ma Valentini considera corretto il risarcimento, a prescindere dalle polemiche sull’investimento o meno di quella cifra in un futuro camping. «Sui miei eventuali progetti - spiega - al momento non ho nulla di dire. Lo farò. Ma non è questo il punto. Tengo a condividere il mio stato d’animo, è un dramma che va ben al di là del denaro e degli indennizzi. Mi sono salvato per miracolo, ho visto l’ondata arrivare e spazzare via cinquant’anni di fatiche. Per fondare quella struttura cedetti le quote che possedevo in un altro campeggio, al mare al Lido della Nazioni (Ferrara), dove tuttora lavora mia sorella con la sua famiglia. Da figlio di contadini nonesi, ho lavorato duro sette giorni la settimana per dar vita a una realtà di eccellenza nell’offerta turistica locale, un camping a quattro stelle classificato fra i primi 120 in Europa. Ho sempre reinvestito gli utili per migliorare l’ospitalità, ho dato molto alla nostra comunità, compresi milioni di tasse versate al fisco.
Per quanto riguarda il disastro di un anno fa, va detto che quel rio non aveva mai dato problemi, ma le briglie a monte, che hanno ceduto sotto la tempesta, erano vecchie e qui, lo dicono gli addetti ai lavori, si ipotizza una responsabilità appunto della Provincia.
Davvero mi colpiscono profondamente le strumentalizzazioni politiche: si è arrivati a dire che io, con questo risarcimento, riceverei a 75 anni una “pensione d’oro”. Ciò mi rattrista profondamente».
A parlare di «pensionamento dorato» era stato, in aula, l’altroieri, il consigliere M5S Filippo Degasperi, che all’Adige precisa così il suo pensiero: «Nessun dubbio sulla leggitimità del proprietario a chiedere un risarcimento, né ovviamente sulla sua sofferenza psicologica che tuttavia non è oggetto delle disposizioni di legge. Qui la questione che io e altri colleghi abbiamo posto riguarda il ruolo dell’ente pubblico, la trasparenza e la congruità di un esborso, le modalità straordinarie adottate per una legge speciale. Il nodo centrale, oltre alla congruità della cifra di nove milioni, è l’assenza di un vincolo preciso per la ripresa dell’attività. Si poteva ricorrere alla legge esistente sulla protezione civile, ma in quel caso, appunto, il risarcimento alle imprese (pari al 75% dei danni subiti) è subordinato alla prosecuzione dell’attività. Se si valuta un’azienda, un conto è avere la prospettiva della prosecuzione, altro se si prospetta una liquidazione. La perizia su cui si basa la legge speciale considera tutta una serie di aspetti che in sostanza danno per scontata la ripresa dell’attività del campeggio, ma non si configura un vincolo.
Non voglio dire che ci sia un trattamento di favore ma di certo è speciale e straordinario, perché vale solo per questo singolo episodio: se malauguratamente si ripetessero casi analoghi queste stesse norme sarebbero inutilizzabili. Così come peraltro non si è fatto nulla di simile in altre circostanze, come la devastante alluvione che ha colpito Moena l’anno scorso.
Reputo interessante il suggerimento del consigliere Alessandro Olivi di finanziare piuttosto la società provinciale Trentino Sviluppo incaricandola della costruzione di un campeggio in val di Sole, una struttura equivalente da dare all’imprenditore come risarcimento del danno subito. Insomma, lo snodo della prosecuzione dell’attività nella stessa zona, ma in un luogo non più a rischio, è dirimente. E a questo aspetto si collega la destinazione geografica delle risorse pubbliche, che deve rimanere in Trentino.
Non intendo mettere in discussione il disagio umano di chi ha vissuto questa drammatica esperienza, ma non credo sia il caso di risentirsi nei riguardi dei consiglieri che non condividono questa impostazione dell’uso del denaro pubblico. Oltretutto, lo Stato avere qualcosa da eccepire su questa vicenda, immagino che qualche soggetto dia un’occhiata e verifichi la fondatezza di questa norma speciale. Il governo centrale ha la facoltà di impugnare le leggi. Abbiamo avuto già altre esperienze, in questa legislatura, di norme rivelatesi inapplicabili, come nel caso dell’assicurazione dei vigili del fuoco. Ciò denota una certa leggerezza del legislatore. Come consigliere trentino mi auguro che non succeda e che da Roma ci rassicurino sull’operato provinciale... Vedremo. Se poi tutto filerà liscio e se in val di Sole sorgerà un nuovo campeggio, ringrazieremo senz’altro l’imprenditore».