Nove parrocchie sulle spalle di don Pellegrini «Adesso tocca ai laici»
Parroci con la valigia sempre in mano. Le cronache diocesane hanno smesso di dare notizia del calo delle vocazioni. Ci si concentra sull’ “emergenza messe”, perché adesso tutto è nelle mani dei pochi preti operativi nelle super parrocchie.
Così a Malé e Dimaro i fedeli sono in attesa di don Renzo Caserotti, che lascia le parrocchia di Trento (S.Antonio e Sacro Cuore). Il suo arrivo è previsto per il 13 ottobre. La comunità di Malé preparerà la sua accoglienza. Al momento la situazione è un po’ disordinata, perché il parroco uscente, don Stefano Maffei, al momento è assente (c’è una coordinatrice parrocchiale per la “normale amministrazione”) e non c’è stato un saluto ufficiale ai suoi fedeli (attualmente il sacerdote è nella casa di famiglia, dove si sta occupando del padre). In valle si parla di rapporti difficili. Il prete ieri era irreperibile. Abbiamo provato a contattare anche il suo successore ma don Caserotti, a dimostrazione che le cose da fare sono tantissime, ieri è stato impegnato tutto il giorno nelle visite ad ammalati ed infermi (chi pensa che il “mestiere” sia solo la celebrazione della messa si sbaglia).
Quello della carenza di sacerdoti è un problema ormai cronico. Ne sa qualcosa don Renato Pellegrini, che ha in carico nove parrocchie. E, fino all’arrivo di don Caserotti, deve occuparsi anche delle celebrazioni di battesimi, funerali e matrimoni anche nel territorio di Malé e Dimaro.
Pochi preti e tante parrocchie, dunque. «Questa è una strada inevitabile - commenta don Pellegrini - La Chiesa non è più fondata sui parroci». Il lavoro non manca. Nei giorni scorsi si sono tenuti vari incontri per parlare della necessaria organizzazione.
Don Pellegrini, ora che si fa?
«E ora si dovrà fare un serio lavoro per formare i laici. Un po’ alla volta ciò che non è di stretta competenza dei preti sarà nelle mani dei fedeli, dei laici».
Una strada tutta in salita...
«Mettiamola così: sarà un’occasione di purificazione».
Di purificazione?
«Diventerà una Chiesa fatta di comunità in cui sono attivi sia i sacerdoti che i laici, dove ciascuno avrà il suo compito. Diverrà il Vangelo delle realtà temporali: nel lavoro, nello sport, nel tempo libero, in famiglia...»
La prospettiva non piace a tutti.
«È una prospettiva missionaria, come nelle missioni: la messa non potrà essere celebrata tutte le domeniche nella stessa parrocchia. Per questo ci vorrà molto impegno».
E lei come vive questa situazione? Lei è parroco di San Bernardo di Rabbi, Bozzana, Caldes, Piazzola, Pracorno, Samoclevo, Terzolas e ora anche di Cavizzana e San Giacomo, per non parlare del fatto che, fino al 13 ottobre, “coprirà” anche Malé e Dimaro (per i funerali e le varie celebrazioni), in attesa dell’arrivo di don Caserotti.
«Beh... un po’ d’ansia ti viene, ma appunto conto sui laici, sul fatto che mi possono sollevare da varie incombenze».
Non sempre i laici si fidano dei laici.
«Eh... Bisogna cercare di avere fiducia in chi si mette a disposizione. C’è da camminare».