Dimaro: lettera del marito di Michela Ramponi, vittima della tempesta Vaia
È con una breve lettera di ringraziamento che Stefano Rossi rompe il silenzio a quasi un anno di distanza da quella sera fatale che ha cambiato il corso della sua vita e quella delle sue figlie Arianna e Francesca.
Un anno fa, il 29 ottobre, la tempesta ormai nota come Vaia ha spezzato la giovane vita di sua moglie Michela Ramponi a soli 45 anni. Rimasta vittima della furia della natura, la giovane moglie e madre è morta nella sua casa di Dimaro travolta da una colata di fango e detriti portati a valle dal Rio Rotian.
Da allora, supportata dall’affetto e dal sostegno dell’intera comunità di Dimaro Folgarida, la famiglia di Michela è rimasta in silenzio cercando di riconquistare in qualche modo una quotidianità ormai perduta.
«Desidero scrivere questa lettera perché, anche se mi farebbe piacere ringraziare singolarmente tutti coloro che in ogni modo ci hanno sostenuto e aiutato, mi rendo conto che non sarebbe davvero possibile - scrivono Stefano Rossi, che si firma con le figlie -. In questo difficilissimo periodo della nostra vita, dopo un anno che la nostra carissima mamma e moglie Michela ci è stata letteralmente strappata via, all’improvviso e in modo così crudele, desideriamo rivolgere a tutti coloro che ci hanno sostenuto e aiutato il nostro più sentito ringraziamento. Innanzitutto la nostra riconoscenza e gratitudine va ai soccorritori, in particolare ai vigili del fuoco volontari, che si sono prodigati con immensi sforzi e mettendo a rischio le loro stesse vite per portare in salvo noi e tutte le persone che in quella terribile notte sono rimaste intrappolate nelle proprie case. Vogliamo anche ringraziare tutti coloro che ci hanno aiutato a superare i primi terribili giorni offrendoci ospitalità, generi di prima necessità, tanta comprensione, conforto e affetto. Tantissime persone hanno voluto sostenerci con grande generosità, permettendoci di riacquistare i beni materiali che abbiamo perduto e garantendo alle ragazze un supporto economico per la loro istruzione e per il loro futuro. Un ringraziamento particolare da parte mia va all’istituzione cui appartengo, l’Arma dei Carabinieri, e a tutti i miei colleghi, che hanno dimostrato grande sensibilità e comprensione. Commossi e riconoscenti ringraziamo nuovamente tutti di cuore».
In quella notte di fine ottobre, la montagna ha ceduto e il rio Rotian si è riversato a valle portando con sé migliaia e migliaia di metri cubi di fango, tronchi d’albero e sassi che hanno lambito nella zona del campeggio la casa di Michela Ramponi, diverse altre abitazioni distruggendo la struttura ricettiva. Gli abitanti dell’area furono evacuati e la donna, mentre cercava di uscire, era rimasta intrappolata in casa e non era riuscita a mettersi in salvo. Subito si era mossa l’imponente macchina dei soccorsi che, nonostante le difficoltà dovute alle avverse condizioni e l’impraticabilità della zona, era riuscita a salvare il resto della famiglia e trarre in salvo una delle figlie che si era aggrappata a un albero.