Il gatto coinvolto nell’incendio: massaggio cardiaco e kit di rianimazione pediatrica, ma è tutto inutile
Il devastante rogo di Priò, lo scorso 5 novembre, e il retroscena: così i vigili del fuoco e i soccorritori del 118 hanno provato per ore a salvare il felino intrappolato nella casa
PRIO’. Esiste? E se esiste, dove corre il confine fra il rispetto dovuto agli animali e - fenomeno esploso negli ultimi 20 anni - un eccesso di antropomorfizzazione, spinto talvolta fino a trasformali in soggetti portatori degli stessi diritti riconosciuti a un essere umano?I fatti che ci apprestiamo a raccontarvi potrebbero rappresentare un buon punto di partenza per riflessioni antropologiche su questo tema. Un tema diventato divisivo come pochi altri nella civiltà occidentale del secondo millennio, che richiede massima centralità nell'esposizione al fine di evitare di urtare sensibilità contrapposte.
L'articolo tratta della morte di un gatto e dei tentativi che sono stati fatti per strapparlo a questo destino. E allora eccovi la notizia, ben fornita di dettagli senza però aggiunta di "pepe e sale".
Come i più attenti lettori di questo giornale ricorderanno, il 5 novembre scorso a Priò, in val di Non, un incendio distrusse il tetto e la mansarda di una casa. Un rogo di vaste proporzioni che causò ingenti danni , ma che fortunatamente lasciò indenni i componenti delle due famiglie di residenti. Fin qui il sintetico riassunto dell'accaduto.
Ciò che ancora non si sapeva, è che una delle persone messesi in salvo, una signora, mentre assisteva impotente al rogo della sua abitazione, aveva manifestato ad uno dei tanti vigili del fuoco accorsi per sedare le fiamme, la propria preoccupazione per il gatto di famiglia rimasto intrappolato nell'appartamento. È da questo punto in poi che la storia si fa delicata e per cercare di renderla al meglio la racconteremo al presente, quasi in presa diretta. I pompieri, verificato che tutte le persone potenzialmente presenti nell'edificio sono al sicuro, decidono di provare a trarre in salvo anche il micio.
A simili azioni, peraltro, i vigili del fuoco non si sottraggono mai se le condizioni di sicurezza lo consentono. L'operazione salvataggio riesce solo in parte: gatto trovato e recuperato, ma in condizioni compromesse. I vigili tentano in qualche modo di rianimarlo, finché a sostituirli nelle manovre salvavita interviene l'equipaggio dei soccorritori del 118 inviato da Cles - secondo i protocolli di soccorso - anche solo per assistere in caso di bisogno gli uomini impiegati nelle operazioni di spegnimento.
Ciò che viene praticato alla bestiola è una sorta di massaggio cardiaco, che tuttavia non sembra sortire effetti . Alla scadenza del turno di lavoro, l'equipaggio del 118 sul posto, viene rilevato dai colleghi del turno montante. Mentre le operazioni di spegnimento dell'incendio da parte dei pompieri proseguono, i due nuovi soccorritori di Trentino Emergenza continuano a prendersi a cuore le sorti del gatto.
Non si lesina impegno, tanto che gli operatori per cercare di rianimare la bestiola, decidono pure di utilizzare il kit pediatrico presente in ogni ambulanza per prestare soccorso ai bambini. Nulla viene lasciato intentato. Viene interpellato anche il veterinario di turno per cercare di trovare il modo di salvare il micio. Ma è tutto inutile: il gatto, che evidentemente già prima che scoppiasse l'incendio stava vivendo la sua settima ed ultima vita, saluta il mondo e se ne va.