Il dolore della famiglia di Andrea Papi: «Non doveva succedere. Grazie per la vicinanza, chiediamo di rispettare questo nostro momento»
La fidanzata del giovane ucciso dall’orso il 5 aprile, Alessia Gregori: «Aveva tanti sogni da realizzare e avevamo tanti progetti, tra cui andare a convivere e tutto è stato spazzato via in una notte terribile. Ora devo vivere per entrambi». Il 12 aprile si terranno i funerali con lutto cittadino
GLI AMICI Una cornice di ricordi e affetto per Andrea Papi
L'ORDINANZA Maurizio Fugatti: abbattere l'orso che ha ucciso il runner
IL FATTO Andrea attaccato durante la discesa da malga Grum
IL PROGETTO Cento orsi in Trentino, la radiografia del programma Life Ursus
LA VITTIMA È Andrea Papi il runner di 26 anni trovato morto a Caldes
CALDES. Nel giorno del Venerdì Santo che precede la festa di Pasqua, la Via Crucis si è svolta (il 7 aprile) lungo la strada che porta a Caldes: lo sgomento era negli occhi delle persone che si incrociano, la paura era nei discorsi dei compaesani, il dolore era quanto di più concreto si possa immaginare.
Un dolore che trafigge il cuore di una mamma e di un papà che hanno perso il loro figlio. Andrea aveva 26 anni, la testa sulla spalle e tanti progetti: andare a vivere con la sua Alessia, investire le sue energie e le sue competenze (una laurea in scienze motorie) per diventare un professionista dello sport, continuare a "vivere" la montagna. Ha lottato contro l'orso, quel maledetto pomeriggio del 5 aprile, ha cercato di scappare e di difendersi, ma è stata la stessa natura matrigna che lui amava a tendergli una trappola mortale.
«È un incidente che non doveva succedere e che speriamo non succederà mai più» dice papà Carlo. Gentile, ma fermo, chiede rispetto per la tragedia che la famiglia sta affrontando, chiede silenzio. Un invito non a un vuoto tacere, ma ad una riflessione che non sia chiassosa: che significato possono avere le parole di fronte ad una simile disgrazia? Sul balcone di casa, dal quale il giorno prima si era affacciata mamma Franca, distrutta, papà Carlo è assieme ad alcuni parenti.
In quell'abitazione, che dista un centinaio di metri dalla chiesa di San Bartolomeo, la famiglia Papi sta cercando di lenire la disperazione. «Vi ringraziamo per la vicinanza, ma chiediamo che rispettiate questo nostro momento. Questo incidente non doveva succedere» ripete il papà, trovando la solidarietà dei compaesani e di tantissime persone che vivono nella valle e che da tempo denunciano le difficoltà di una convivenza forzata con l'orso e il timore - cresciuto giorno dopo giorno - a frequentare i boschi. Preferiscono non parlare i genitori di Andrea e la sorella Laura, di qualche anno più giovane.
La fidanzata Alessia Gregori affida i suoi sentimenti ad un scritto: «Andrea mi ha insegnato ad amare l'indipendenza con poi la voglia di stare insieme. Aveva tanti sogni da realizzare nel lavoro, per rendere la sua passione più grande per lo sport anche la sua professione. Mi ha fatto amare di nuovo la montagna che per lui era ragione di vita. Avevamo tanti progetti insieme, tra cui andare a convivere in autunno e tutto è stato spazzato via in una notte terribile. La mia vita era lui ed ora la devo vivere per entrambi».
La corsa di mercoledì pomeriggio era più di un allenamento per Andrea Papi: era un'immersione nella natura che tanto amava, un ritrovare se stesso nel silenzio del bosco e nel profumo degli abeti. Non è retorica parlare di "tragedia annunciata". «Ciò che è successo è inaccettabile. È troppo per noi, è troppo per noi» ripete con voce spezzata il sindaco di Caldes Antonio Maini, che ha incontrato la famiglia Papi e si fa portavoce: «Mi hanno manifestato il desiderio di vivere in intimità il loro dolore, in modo riservato».
«Quanto è accaduto è più grande di noi - prosegue Maini - Ho sentito gli altri sindaci della val di Sole: sarà lutto cittadino nel giorno del funerale di Andrea (che si terrà mercoledì 12 aprile, ndr). Sarà lutto non solo a Caldes, ma in tutta la valle. Non possiamo non sentire la rabbia che sta montando in tutta la zona: questo è il sentimento diffuso, perché non possiamo pagare un prezzo così alto. Una vita è sempre una vita».