Le palpate alla cameriera gli costano una condanna a 1 anno e 8 mesi: albergatore solandro nei guai
La ragazza, una stagionale ventenne, vittima per due volte delle attenzioni dell’uomo, con tanto di commenti salaci. Ma al processo, la sentenza per violenza sessuale
TRENTO. Per due volte le mani dell'uomo le avevano toccato il sedere. Era accaduto mentre lei saliva le scale dell'hotel in cui lavorava come cameriera stagionale e l'atto deplorevole era stato accompagnato da un commento ancor peggiore: «Stai crescendo soda».
A pronunciare questa frase e ad allungare al tempo stesso le mani è stato il datore di lavoro, l'uomo che in quel periodo gestiva l'albergo. Questo è quanto la vittima, all'epoca ventenne, ha raccontato alle forze dell'ordine facendo partire l'indagine. L'albergatore, che è imprenditore anche in altri ambiti, ieri è stato riconosciuto colpevole del reato di violenza sessuale anche dalla Corte d'Appello di Trento I fatti risalgono ad agosto 2018 e sono stati ricordati con dovizia di particolari dalla vittima, arrivata da un'altra regione proprio per fare la stagione. Destinazione un hotel della val di Sole.
L'episodio era accaduto verso la fine del periodo lavorativo: la ragazza, dopo la denuncia, era rimasta in albergo ancora per qualche giorno, fino al termine del contratto. Stringato il capo di imputazione, in cui il datore di lavoro, classe 1957, viene accusato di violenza sessuale perché "con un gesto subdolo e repentino" per due volte aveva allungato le mani toccando il sedere della giovane, pronunciando l'infelice apprezzamento sulla sua fisicità. La vittima si è sentita denigrata ed offesa e, dopo aver presentato denuncia, assistita dall'avvocata Luna Panteca ha deciso di costituirsi parte civile nel procedimento. L'imputato nell'ottobre di due anni fa era stato condannato in primo grado a un anno e otto mesi, con il pagamento a favore della vittima delle spese processuali e di 10mila euro come risarcimento. Ma l'uomo, assistito dall'avvocato Giovanni Migliorati del Foro di Brescia, ha sempre respinto ogni accusa, anzi ha raccontato un'altra verità: la denuncia, a suo parere, non era altro che una vendetta della ragazza, con la quale qualche giorno prima aveva avuto una discussione accusandola della sparizione di beni all'interno della struttura. L'avvocato, sia davanti al giudice del dibattimento che di fronte alla Corte d'Appello, ha spiegato che il giorno in cui sarebbe avvenuto il fatto (il giorno indicato dalla ragazza) l'imputato non era presente in hotel, anzi non era neppure in Italia. A prova di questo era stata fornita documentazione della trasferta all'estero. Il giudice di primo grado tuttavia aveva tenuto conto di un possibile errore temporale della vittima nella ricostruzione. Ieri la Corte d'Appello ha confermato la condanna. La difesa attende il deposito delle motivazioni.Nei giorni scorsi il tribunale di Trento, in composizione collegiale, si era espresso su un caso simile: un lavoratore stagionale quarantenne accusato di aver molestato e palpeggiato una giovane collega, che all'epoca dei fatti aveva solo 16 anni e come lui era stata assunta per i mesi estivi in un hotel della val di Fassa. Era il 2021. La vittima era figlia di conoscenti dei gestori della struttura e l'imputato, dal canto suo, aveva sempre goduto della stima dei datori di lavoro. Prova ne è che era già il quinto anno che veniva confermato come stagionale. L'uomo, accusato di violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima, era stato condannato a un anno e 8 mesi.