Val di Rabbi / Il caso

I gestori di malga Polinar: «Acqua inquinata, noi vittime dei ritardi»

Il 1° luglio il prelievo del campione, il 5 il risultato delle analisi, ma solo il 29 la comunicazione sulla contaminazione fra l'altro da escherichia coli. Cristina De Stefani e Marco Pangrazzi non si spiegnao questo ritardo: «Di chi è la responsabilità? Siamo profondamente amareggiati, noi abbiamo sempre operato con la massima attenzione e non avremmo mai cercato di occultare un problema che avrebbe danneggiato la nostra reputazione, la salute dei clienti e la qualità dei prodotti»

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di Fabrizio Brida

RABBI. Dal 2021 Cristina De Stefani e Marco Pangrazzi gestiscono Malga Polinar, struttura che sorge a quota 1.765 metri in Val di Rabbi, nel cuore del Parco nazionale dello Stelvio trentino.

Qui, nonostante le difficoltà che quotidianamente si trova ad affrontare chi sceglie la vita in altura prendendosi cura degli animali e trasformando il latte in formaggio, burro e yogurt, non avevano mai avuto problemi particolari.

Fino a quando, lunedì scorso, hanno ricevuto il referto delle analisi dell'acqua relative al campione prelevato il 1° luglio dalla sorgente a servizio della malga: contaminazione da escherichia coli, batterio potenzialmente pericoloso per la salute, e da altri batteri coliformi.

Il sindaco di Rabbi Lorenzo Cicolini, tramite apposita ordinanza, ha quindi dovuto disporre la chiusura temporanea di Malga Polinar.

Contestualmente i Nas dei Carabinieri hanno disposto la distruzione di 167 forme di formaggio e lo stop immediato alla vendita di prodotti caseari lavorati nella malga.

Una vicenda a dir poco spiacevole, su cui però i gestori vogliono vedere chiaro.

«Se il campione - si chiedono - raccolto il 1° luglio, dai documenti ufficiali in nostro possesso, il giorno seguente è arrivato all'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e il 5 luglio risulta l'esito positivo delle analisi perché a noi è stato comunicato solamente il 29 luglio? In questo lasso di tempo abbiamo lavorato mettendo a repentaglio, senza saperlo, la nostra salute e quella dei nostri ospiti».

Non appena ricevuta la notizia del risultato positivo, De Stefani e Pangrazzi hanno immediatamente contattato l'Asuc di Bozzana che ha avvisato l'ufficio di sanità pubblica per le indicazioni del caso.

«Il 18 luglio - aggiungono i gestori - l'esito è stato comunicato al Comune di Caldes, ma a un indirizzo e-mail diverso da quello indicato nella scheda di accompagnamento del campione.

Ci chiediamo di chi sia la responsabilità della tardiva comunicazione di un risultato così importante, soprattutto considerando che si tratta di salute pubblica.

Siamo profondamente amareggiati per quanto accaduto, noi abbiamo sempre operato con la massima attenzione e non avremmo mai cercato di occultare un problema che avrebbe danneggiato la nostra reputazione, la salute dei nostri clienti e la qualità dei nostri prodotti».

Se lo sterilizzatore dell'acqua, poi, fosse stato installato prima dell'inizio della stagione come previsto, il problema non si sarebbe nemmeno posto. Invece il montaggio del macchinario sta avvenendo proprio in questi giorni.

«Lo sterilizzatore a raggi UV - fanno sapere De Stefani e Pangrazzi - è stato acquistato a metà maggio, ben prima dell'apertura stagionale. Il ritardo nell'installazione è stato causato da un problema tecnico della ditta fornitrice, risolto solo pochi giorni fa».

Proprio perché lo sterilizzatore non era ancora installato, per il controllo dell'acqua erano stati effettuati i campionamenti una volta al mese come previsto dalla normativa: le analisi del 29 maggio hanno dato risultato negativo, quelle del 1° luglio, come detto, hanno avuto esito positivo.

«Ora - concludono i gestori - siamo fermi anche con l'agriturismo. Gli addetti stanno finendo di montare lo sterilizzatore, poi dovremo rifare le analisi sull'acqua. Riteniamo che questa vicenda sia stata gestita in modo non corretto e auspichiamo che si faccia chiarezza al più presto sulle responsabilità».

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