Campeggi, anno nero. Si arriva a meno 70%
La Faita Federcampeggi snocciola questi dati, con le 69 realtà andate tutte quante in segno meno. Le più fortunate si sono limitate a un -10%, soprattutto i campeggi a bassa quota. Quelli a 1300 o 1400 metri invece hanno patito cali anche sette volte più pesanti. E ora per alcuni di essi si pone il problema di sopravvivere anche perché al di là della stagione devastante bisogna far fronte a spese pesanti, come la più volte citata tariffa rifiuti
Un'idea parziale di come sarebbe andata quest'estate per i gestori dei campeggi trentini la si è avuta nei mesi che ci siamo lasciati alle spalle, caratterizzati da una pioggia quasi costante. Però vedere strutture che chiudono la stagione con un -70% fa comunque impressione anche perché si è reduci da un 2013 non eccezionale. La Faita Federcampeggi snocciola questi dati, con le 69 realtà andate tutte quante in segno meno. Le più fortunate si sono limitate a un -10%, soprattutto i campeggi a bassa quota. Quelli a 1300 o 1400 metri invece hanno patito cali anche sette volte più pesanti. E ora per alcuni di essi si pone il problema di sopravvivere anche perché al di là della stagione devastante bisogna far fronte a spese pesanti, come la più volte citata tariffa rifiuti.
«Le spese sono aumentate invece che diminuire - commenta Fabio Poletti della Faita trentina -. Come abbiamo detto più volte, troviamo iniquo e aberrante dover pagare l'immondizia in base ai metri quadrati. Se ci sono aziende che hanno registrato un -70% di presenze, significa che si è prodotto anche il 70% in meno di immondizia. E invece l'importo non cambia. Perché dobbiamo pagare in base all'estensione del campeggio e non in base alle presenze?».
Quando un'azienda registra questi cali, rischia di vedersela brutta?
«Non nascondo che ci sono alcune attività che rischiano di dover chiudere. E questo nonostante siano strutture storiche che garantiscono da anni lavoro alla nostra terra e ai nostri residenti».
In Valsugana alcuni campeggi hanno rischiato di essere evacuati. Si trovano lì le aziende che hanno sofferto maggiormente?
«In realtà, no. Il lago è a quota bassa. I problemi maggiori si sono verificati per i campeggi di montagna. A 1.400 metri il brutto tempo si è fatto sentire ancora di più. È capitato che molte famiglie dopo uno o due giorni abbiano deciso di andarsene, cercando posti più soleggiati che però temo non abbiano trovato facilmente».
Sulla questione immondizia avete chiesto più volte un confronto con la Provincia?
«E non abbiamo trovato molta attenzione. Ricordo che due anni fa quando abbiamo interpellato il Garante del Contribuente ci ha portato come esempio una realtà pugliese che ha vinto la causa contro il Comune di Lecce per trattamento iniquo in base al pagamento di immondizia. Era stato detto in sostanza: se una famiglia a casa produce ogni giorno tre chili di immondizia, quando è in vacanza non può produrne quindici. I chili dovrebbero essere più o meno gli stessi. Magari ci può essere un ritocco verso l'alto? ma il quintuplo non è pensabile».
Altro tema che vi vede contrari è quello legato alla tassa di soggiorno.
«Un'altra cosa che andrebbe a pesare parecchio. Giovedì, abbiamo partecipato a un'audizione provinciale dove abbiamo portato alcune osservazioni. La tassa di soggiorno non è certo un metodo per incentivare il turismo e a chi dice che ormai è praticata ovunque, rispondiamo che è presente solo nell'8% dei Comuni italiani. Quando facciamo le fiere all'estero, sa cosa ci viene detto? Che molti turisti hanno smesso di andare in Alto Adige e hanno preferito il Trentino perché da noi non c'era questa tassa. In questo periodo, le famiglie stanno attente anche all'euro. E noi non abbiamo la possibilità di ritoccare i listini, visto che siamo già ai limiti di sopravvivenza. Abbassassimo ancora i prezzi, finiremmo fuori mercato. Senza contare che dobbiamo difenderci dall'agguerrita concorrenza di altre nazioni, come la Francia».