Roncogno, dorme in auto da dieci mesi
Disoccupata, a un passo dalla pensione ma senza poterla raggiungere a causa della legge Fornero, dorme in auto da dieci mesi in un campo a valle di Roncogno
Disoccupata, a un passo dalla pensione ma senza poterla raggiungere a causa della legge Fornero, dorme in auto da dieci mesi in un campo a valle di Roncogno. Rita Montella, 64 anni, ha il volto segnato dall’età e da una condizione cui nessuna persona dovrebbe essere costretta. Soprattutto se i suoi unici «errori» sono stati quelli di aver perso il lavoro a 18 mesi dalla pensione e di aver rifiutato, per due volte, offerte di sistemazione che l’avrebbero obbligata a rinunciare ai suoi unici affetti, due cagnolini che ha con sé da tre anni, Lilly e Rudy.
«Lavoravo da cinque anni come bidella nella scuola di Caldonazzo per la cooperativa Lagorai» racconta Rita, accogliendoci nel suo «salotto», un tavolo e tre sedie in plastica sistemati vicino alla Peugeot 106 in cui vive da agosto 2014, «la mia garconnière», ironizza amara. «Era un impiego di fatto stagionale, dato che le scuole sono chiuse in estate. Il 30 dicembre 2013 la cooperativa mi ha chiamato per comunicarmi che dal 1° gennaio 2014 non avrebbe più avuto bisogno di me».
Per Rita, che nel 2012 aveva fatto domanda di alloggio Itea (dopo anni di affitti in nero a Caldonazzo che le avevano provocato problemi anche con la residenza e il censimento) ma si era piazzata al 256° posto e all’epoca era in affitto a Mala di Sant’Orsola, una vera mazzata: «Senza lavoro, non potevo più permettermi di pagare l’affitto di 450 euro». Anche perché le era stata liquidata solo una mini Aspi per un totale di circa 500 euro e attualmente riceve un reddito di garanzia di 532 euro mensili: «Ma le regole sono cambiate e temo che da agosto non avrò neppure più quello».
Dopo il licenziamento e lo sfratto, Rita - ora al 184° posto nella graduatoria Itea - ha iniziato a bussare alle porte della Comunità Alta Valsugana-Bersntol per cercare una soluzione che le evitasse di restare senza un tetto: «I Servizi sociali mi hanno offerto una camera in una struttura protetta a Sant’Orsola, chiedendomi in cambio di fare la custode notturna, senza retribuzione. Ma avrei dovuto rinunciare ai miei cani e ho detto no». Poi è arrivata l’illusione di riuscire a trovare un nuovo lavoro: «Ho fatto domanda per essere inserita nell’Azione 19 il 26 novembre - dice, mostrando la richiesta protocollata - ma non sono stata chiamata».
Più volte Rita si è rivolta direttamente anche all’assessora alle attività sociali della Comunità Linda Tamanini. Poi, ha contattato il Comune di Pergine, che è riuscito a trovarle una possibile sistemazione a Viarago, in un alloggio gestito dalla Cooperativa Arcobaleno: «Ma anche per questo mi chiedevano di rinunciare ai cani. Dapprima ho detto no, poi un’amica si è offerta di tenermeli e allora ho fatto domanda. Non è stata accolta». «Anche il sindaco Roberto Oss Emer, avvertito del caso - prosegue -, ha risposto che siccome mi vedono in giro vestita bene e pulita, forse la situazione non è così grave. Ma certo che sono pulita! Per fortuna ho amici che mi aiutano e mi fanno fare la doccia».
Rita si è rivolta anche al difensore civico, al giudice di pace, ha telefonato più volte alla segreteria del governatore Ugo Rossi per chiedergli un appuntamento: «La terza volta che ci provavo, mi è stato risposto che dovevo essere “umana” e capire che Rossi non poteva rispondere a tutte le chiamate. Umana io?». «Nessuno mai è venuto a vedere in che condizioni sono», si sfoga, trattenendo le lacrime. «Ma tanto non cambia niente... Sai l’ultima? L’assistente sociale mi ha detto che dovrei girare tutti i comuni e informarmi se hanno alloggi protetti, poi trasferirmi con l’auto dove ci sono, chiedere la residenza come “senza fissa dimora” e aspettare casa...».
Di fronte al caso Montella, sia il Comune di Pergine sia la Comunità Alta Valsugana appaiono però disarmati. Dice l’assessora al Sociale della Comunità, Linda Tamanini: «È una situazione che seguiamo da anni, ma non abbiamo alloggi. Le avevano offerto un’opportunità a Sant’Orsola, ma la signora ha rifiutato. Avrebbe dovuto accettare, perché era l’unica possibilità concreta di trovarle una sistemazione dignitosa. Ora il posto da custode si è liberato, dovremo rifare una selezione, ma siamo in una fase di passaggio in Comunità. Probabilmente dovrà prendere in mano la situazione qualcun altro». L’ente non può fare contratti per alloggi di emergenza con privati: «Solo l’Itea può darci degli appartamenti, ma ce ne sono ancora 50 inutilizzati: speriamo che siano presto disponibili».
«Non c’è solo il problema della signora Montella - aggiunge il vicesindaco e assessore alle attività sociali del Comune, Daniela Casagrande -. In via Maier ora abbiamo due famiglie con bambini piccoli sotto sfratto e senza lavoro, tempo fa una persona dormiva in auto dietro al cimitero e un altro in corriera in via al Lago...». Situazioni accettabili? «No, è evidente, ma il Comune può fare ben poco. Per la signora Montella, avevamo indicato un alloggio a Viarago gestito dalla cooperativa Arcobaleno, ma doveva essere fatto un bando per l’assegnazione: è stato assegnato a una signora con un minore. L’unica possibilità di soddisfare queste esigenze è che l’Itea rimetta in circolo gli appartamenti vuoti».
Del caso Montella, dopo l’apertura della pagina Facebook «Aiutiamo Rita a restare coi suoi cani» (579 i «mi piace»), si sta interessando anche la Lega Nord: il segretario della sezione di Pergine Enrico Mattivi annuncia la presentazione di un’interrogazione al Comune, in Comunità e in Provincia. E Donata Soppelsa, consigliera comunale, commenta: «A prescindere da tutto, non è accettabile che a Pergine ci siano persone in queste condizioni».