Busa Granda, si recupera la memoria

di Daniele Ferrari

Costruito in poco più di quattro mesi tra febbraio e aprile 1915 torna, ad oltre un secolo distanza, a svelare storia e vicende belliche di una memoria che in occasione del centenario della Grande Guerra prende sempre più corpo.
Il Forte Busa Granda nei pressi della località Compet nel comune di Vignola Falesina tonerà presto ad essere riaperto al pubblico, dopo un complesso intervento di restauro e recupero storico.

Se l’apertura al pubblico del forte, posto lungo la seconda linea del fronte austroungarico, avverrà probabilmente a metà settembre, ieri si è tenuta la prima vista alla presenza di amministratori attuali e del recente passato, esperti locali e dello storico Volker Jeschkeit, che sta preparando un ricco percorso per la riscoperta storica e fotografica dell’avamposto militare (18 interessanti pannelli in tre lingue).

Il forte, il cui recupero è stato possibile grazie all’interessamento sin dal 2001 del comune di Vignola Falesina e del contributo dalla soprintendenza provinciale ai beni architettonici e archeologici (un intervento da quasi 400 mila euro) è lungo quasi settanta metri, ed attraversa la collina sopra la località Compet in direzione nord-sud, raggiungendo una profondità di circa tredici metri. Se esternamente emergono le cupole con due obici (da cui partivano micidiali proiettili di 15 chili con una gittata di oltre 6 chilometri) e la torretta dell’osservatorio, all’interno è costruito con volte in calcestruzzo intonacato e pietra. Un intreccio notevole di gallerie che collegavano sale con funzioni diverse: la cucina, le stanze per soldati e ufficiali, i depositi per l’artiglieria, i canali per gli obici in cupola, le stanze di guardia e le grandi vasche di raccolta dell’acqua.

Gli interventi di recupero, avviati secondo il progetto dell’architetto Roberto Pezzato e condotti dalla ditta Casarotto Costruzioni Srl di Villa Agnedo, hanno portato al recupero integrale del manufatto con l’eliminazione del materiale franato, il consolidamento dei tunnel, il ripristino delle parti crollate e l’eliminazione delle cause di degrado (infiltrazione d’acqua). Si è così cercato di restaurare e risanare il forte, conservando e valorizzando i suoi aspetti fondamentali e non alterando in alcun modo la sua originaria configurazione.

«Presso il Forte Busa Granda operavano due ufficiali e 47 artiglieri del primo regimento dell’esercito Austriaco di stanza a Trento, più un centinaio di elementi della fanteria austriaca (Landesschützen e Standschützen) - ha spiegato Jeschkeit - costituiva un centro di difesa molto importante lungo la seconda linea del fronte austriaco soprattutto tra il 1916-17, garantendo un ampia visuale verso la Valsugana e le cime della Valle dei Mocheni. Era collegato da chilometri di fili telefonici con il vicino Forte delle Bene sopra Levico ed il comando generale di Trento».

All’interno del forte sono ancora visibili i punti in cui era collocati i portacandele, la malta di rivestimento per eliminare l’umidità e i canali in cui venivano fatte passare le munizioni e le spolette già cariche per armare i due obici a lunga gittata, circondati da piccole piramidi con le mitragliette per difendere l’avamposto.
«La nostra amministrazione ha voluto ricoprire e riportare al suo stato iniziale un luogo carico di storia e in un ambiente molto suggestivo - ha spiegato il sindaco Danilo Anderle, accompagnato dai primi cittadini del passato Matteo Anderle e Mariagrazia Motter - crediamo sia una struttura dal valore storico e turistico che può far conoscere la nostra comunità. Siamo solo 165 abitanti, ma su un territorio di fascino e di aspetti ambientali unici».

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