La Panarotta riapre gli impianti Ma si scia solo su metà piste
Da oggi si è tornati a sciare in Panarotta. Almeno su metà delle piste.
Ieri pomeriggio, infatti, al termine della verifica condotta dal consulente nominato dalla procura, è giunto l’atteso via libera al dissequestro delle piste Malga 1, Malga 2 e campo scuola.
Ma la società, che dopo lo «stop» forzato arrivato domenica con il decreto di sequestro preventivo di tutti gli impianti ha iniziato una corsa contro il tempo per la messa in sicurezza, conta di potere riaprire entro il fine settimana tutte le piste (la Rigolor, la skiweg, dove è caduto riportando lesioni mortali Bruno Paoli e la Storta).
Il provvedimento d’urgenza, che ora dovrà essere convalidato dal giudice Claudia Miori, era stato disposto dalla procura sabato sera, dopo un nuovo sopralluogo effettuato sulla Panarotta dalla forestale della stazione di Levico, dagli agenti della pg della sottosezione della polizia stradale di Trento e dal consulente nominato dal pm Roberto Nizzi, ex ispettore di polizia di Moena, esperto di sicurezza sulle piste da sci. Una verifica condotta nell’ambito dell’inchiesta aperta dopo la morte di Bruno Paoli, il poliziotto deceduto tre settimane fa dopo essere caduto mentre percorreva una pista di raccordo e per la quale sono indagate cinque persone (tre della società degli impianti e due dipendenti della Provincia).
Tra le criticità indicate dagli inquirenti la presenza di pozzetti di innevamento a bordo pista non adeguatamente protetti, piloni delle seggiovie e muri privi di materassino, ma anche la presenza di un insidioso filo spinato al di fuori della pista (forse dimenticato da un pastore l’estate scorsa) e di un filo di acciaio che spuntava dalla pista. Ma tra i pericoli «atipici» individuati - dunque non naturali, ma creati dall’uomo - c’erano anche i cannoni da neve non protetti e la segnaletica non corretta. Inoltre, dal sopralluogo effettuato proprio sul raccordo dove Paoli perse la vita, era emerso che la rete posizionata lungo il tracciato presentava uno strappo alla base. Un quadro che aveva fatto scattare il sequestro d’urgenza.
Inutile dire che lo stop forzato, arrivato nel fine settimana di Carnevale, in una domenica soleggiata che faceva prefigurare piste e locali affollati, è stato un duro colpo per gli impiantisti. La società,superato lo scoramento iniziale, aveva però assicurato di essere pronta ad adeguarsi in modo puntuale alle prescrizioni indicate dalla procura. «Lavoreremo giorno e notte se necessario, ma la Panarotta deve riaprire al più presto», avevano detto.
All’indomani del sequestro, dunque, l’avvocato della Panarotta srl, Monica Baggia, aveva presentato un’istanza in cui chiedeva di ottenere l’accesso alle piste per procedere con gli interventi di messa in sicurezza, ottenendo subito il via libera della procura. Già lunedì, dunque, il personale della società aveva potuto mettersi al lavoro, tenendo come faro degli interventi le criticità che erano state indicate dal consulente della procura nel corso del sopralluogo di sabato.
Ieri mattina, dunque, completato il primo tassello, con la messa in sicurezza di metà delle piste, quelle poste più in basso.
Il legale ha presentato al pm una prima istanza di dissequestro parziale, condizionato all’esito positivo della verifica del consulente della procura. Alle 14, dunque, è stato condotto un nuovo sopralluogo in Panarotta e alle 16 è arrivato l’atteso via libera alla riapertura delle piste Malga 1, Malga 2 e campo scuola. Ma l’obiettivo, come detto, è quello di riaprire tutto l’impianto entro il fine settimana. Questa mattina, dunque, dovrebbero essere ultimati anche gli interventi di messa in sicurezza sulla Rigolor e, quindi, sulla Storta e sul collegamento della skiweg, teatro dell’incidente mortale e posta sotto sequestro già all’indomani della tragedia. Una volta terminati gli interventi, dunque, la difesa della società potrà presentare una nuova istanza di dissequestro. Prioritario, in questa fase, è ottenere la riapertura degli impianti. Ma se il provvedimento di sequestro dovesse essere convalidato è possibile che la difesa decida di presentare ricorso al tribunale del Riesame.
«Il nostro obiettivo in questa fase era di arrivare quanto prima alla revoca del sequestro, partendo dalle piste più in basso - evidenzia l’avvocato Baggia - Io però continuo a chiedermi se un sequestro di quelle dimensioni fosse misura non sproporzionata rispetto a quanto si doveva fare; forse potevano esserci altri strumenti per arrivare ad una soluzione che fosse meno dolorosa».