Oggi saranno 101 le candeline che spegnerà don Guido Avi, il sacerdote più anziano (e ancora attivo) della diocesi di Trento. 

Un anno fa, durante la grande festa per il secolo di vita, don Guido aveva dato appuntamento per i festeggiamenti dei 101 anni, e così, puntualmente, oggi i sacerdoti della zona si riuniranno per celebrare con lui una messa di ringraziamento, riunendosi successivamente in un pranzo di fraternità per proseguire insieme la festa.

Non sono previsti momenti per così dire pubblici di festa, quest’anno: nessuna grande festa ad hoc, anche se, ovviamente, non mancherà un ricordo a lui dedicato domenica prossima nei paesi dove è ancora attivo.
«Aspettiamo i 110 anni per organizzare ancora una grande festa» commenta divertito qualcuno in paese. Ma vista la tempra di don Guido, non c’è sicuramente da mettere limiti alla provvidenza.

Sempre l’anno scorso, nell’omelia della messa per i suoi 100 anni, esordì dicendo, in buon dialetto, «mi no g’ho fretta de nar, perché anca se el Signore el ciama, mi son sordo e no sento».
Nonostante qualche normale acciacco dovuto all’età, celebra ancora la messa con disinvoltura, e dopo la pubblicazione del suo primo libro nel 2016, che fruttò un ricavato di oltre 30 mila euro donati alla Caritas di Norcia per i terremotati, ha pubblicato lo scorso anno un nuovo libro autobiografico, stavolta zeppo di foto, il cui ricavato viene destinato al sostegno delle attività che si svolgono nella sua casa natale di Vigalzano a favore dei richiedenti asilo.
Don Guido, fra poco più di un mese, festeggerà anche il 77° anniversario di sacerdozio: fu ordinato sacerdote a Trento, per mano del vescovo Carlo de Ferrari, il 21 marzo 1942.
Divenne poi viceparroco a Noriglio (1942-1943), dove aiutò un soldato inglese e uno australiano a sfuggire alla cattura dai nazisti, e a Rovereto in Santa Maria (1943-1947). È diventato quindi parroco a Cristo Re a Trento (1947-1968), dove ha contribuito alla costruzione della chiesa di quel rione che gli valse il soprannome di «don Torta». Quindi fu parroco ad Albiano (1968-1975) e a Baselga del Bondone (1976-1990). E nel 1983 fu anche l’artefice della costruzione della chiesetta di Kamauz.
A chi gli chiede quale sia il segreto della sua longevità e della sua serenità, don Guido risponde: «Accettare la vita come viene, senza prendersela». Uno stile di vita semplice e umile, che ha ancora tanto da insegnare, in tempi in cui si corre spesso senza neppure sapere perché.